Il cattolico nel mondo, tra responsabilità ed esempio
“Torniamo a pensare la presenza dei cattolici nella società civile, nella politica e nel mondo”, è questo il titolo del convegno svoltosi nel seminario vescovile di Lamezia Terme il 20 e il 21 settembre 2014; una due giorni ricca di cultura e di forti insegnamenti voluta dal Vescovo lamentino Luigi Antonio Carfora, sempre sensibile e attento al tema, come dimostra la continua evoluzione e diffusione della Scuola di dottrina sociale della chiesa, che vede, di anno in anno, un incremento positivo nella partecipazione, sintomo della voglia di cambiamento che sta animando la nostra città in un periodo poco produttivo dal punto di vista e economico e culturale. Poiché la parola cambiamento non è sempre sinonimo di evoluzione, questo nuovo fervore deve essere indirizzato verso un bene comune più alto; ed è proprio a questa ricerca di qualcosa di più alto che la Scuola di dottrina e i vari convegni svoltisi convergono. Ospite speciale Mons. Toso, professore ordinario di Filosofia sociale e politica presso l’Università Pontificia Salesiana e professore incaricato di Magistero sociale presso la Lateranense, che ha deliziato i partecipanti con le sue parole ricche di moniti perché i cattolici devono tornare, ora, ad essere consapevoli della propria responsabilità civile nel mondo. Temi quali la politica, la società civile e l’economia sono stati i cardini della discussione del Segretario della Conferenza episcopale italiana e del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Mons. Toso nella sua discussione ha fatto luce sui problemi che la società deve affrontare e che non può più trascurare, uno fra tutti la mancante centralità della persona nel mondo; l’uomo infatti non essendo più al centro del sistema, ha perso tutta la sua umanità; “Quando l’uomo perde la sua umanità, che cosa ci si aspetta? Avviene quello che a me viene di dire in un linguaggio comune: una politica, una sociologia, un atteggiamento dello scarto. Si scarta quello che non serve a questo, perché l’uomo non è al centro”(Papa Francesco). è necessario dunque avere una visione che integri l’Uomo nel mondo; questa visione è proposta dalla Dottrina sociale della Chiesa che deve essere presa come guida nella vita personale e in quella collettiva, perché la politica non può non tener conto della persona umana, perché la società civile deve avere come base la dignità umana e l’economia deve essere a servizio dell’uomo e non l’uomo a servizio dell’economia. Riportiamo ora una breve citazione del libro scritto da Mons. Toso, “Il Vangelo della gioia. Implicanze pastorali, pedagogiche e progettuali per l’impegno sociale e politico dei cattolici.”, in cui riecheggia il “richiamo all’ordine”, per così dire, annunciato da Papa Francesco nell’ormai conosciutissimo Evangelii Gaudium, prima esortazione apostolica di Papa Francesco, promulgata il 24 novembre 2013, nella ricorrenza della solennità di Gesù Cristo Re dell'Universo, e che è stata spunto dei molti e vari laboratori svoltisi nel corso del convegno: “Se si intende rimuovere le cause strutturali della povertà e risolvere radicalmente il problema, superando le risposte provvisorie dei piani meramente assistenziali; se si vuole perseguire l’obiettivo di un lavoro dignitoso, dell’istruzione e assistenza sanitaria per tutti i cittadini; se si pensa, cioè, di perseguire l’obiettivo che i poveri vivano decorosamente e nessuno sia escluso dalla partecipazione alla vita politica, occorre impegnarsi decisamente per la realizzazione di una democrazia sostanziale, ossia una democrazia che sia, a un tempo, e politica e economica e sociale, fondata su uno Stato di diritto sociale, inclusiva, rappresentativa e partecipativa, di sviluppo integrale e sostenibile per tutti”. L’unico modo per marginalizzare la povertà è creare lavoro per tutti, per dare dignità ai poveri che contribuiranno alla realizzazione del bene comune. “Le odierne indagini sociali confermano quanto ha sempre affermato la Dottrina sociale della Chiesa un elemento naturale essenziale di una vita degna è la possibilità di occuparsi di un lavoro utile, pieno di significato e adeguatamente remunerato”, (n°8/2014 Speciale de “Il Cantico”). Il lavoro è la forza che permette di realizzare la propria inclinazione potenziale, portando a termine doveri etici che possano fornire un beneficio spirituale e morale a se stessi e all’ambiente naturale. Possiamo allora parlare del lavoro affettivo (affective labor) sviluppato dai filosofi Antonio Negri e Michael Hardt in una serie di saggi, a partire da Empire (2000) e Multitude: War and Democracy in the Age of Empire. Si riferisce a un'attività lavorativa che agisce sul piano affettivo ed emotivo. Secondo Negri e Hardt, l'importanza di questo tipo di lavoro ha assunto un ruolo via via più importante nell'economia globale. Concludendo, la disoccupazione causa non solo un vuoto economico per milioni di persone, ma anche una decadenza della dignità umana; noi cristiani con i mezzi a disposizione e con il massimo dell’impegno dobbiamo tendere ad una comunità senza povertà, corruzione, servilismo, dobbiamo tendere a creare una comunità più pulita.
Giuseppe Caruso, Adc Progetto Policoro
Cultura e Società
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Paolo Emanuele · 10 anni fa