Decapitazioni. Esecuzioni sommarie. Bambini massacrati sotto le bombe. In una parola: morte. Quella che in queste ultime settimane è entrata a far parte della nostra quotidianità imponendoci di fare i conti con ciò che accade a pochi passi da noi, in un aggrovigliarsi di notizie che ci riportano alla cruda e dura realtà di un popolo da anni in guerra. Quella guerra che, fino a quando non ha toccato l’Occidente, abbiamo quasi ignorato come se fosse un qualcosa di interno, a noi lontano ma che ora sta irrompendo nelle nostre case con tutta la sua irruenza. Da mesi, infatti, stiamo facendo i conti con l’Isis (stato islamico dell’Iraq e della Siria) che altro non è che un gruppo di persone (che va sempre più crescendo facendo proseliti anche al di fuori dei propri confini geografici) che intende far rinascere il califfato con azioni sanguinarie e fino a qualche settimana fa impensabili. Sono ancora sotto gli occhi di tutti le immagini delle decapitazioni, filmate e postate in rete, a danno di giornalisti “rei” di essere “infedeli” in quella che il portavoce dell’Isis, Abu Mohammad al Adnani, in un messaggio rivolto al mondo e diffuso su Internet, non ha esitato a definire la “campagna finale dei crociati”, invitando i suoi seguaci a colpire. “Conquisteremo la vostra Roma – è stata la sua ultima minaccia - , faremo a pezzi le vostre croci, ridurremo in schiavitù le vostre donne”. Un messaggio chiaro, diretto cui sono seguite minacce e insulti a Barack Obama. Messaggio inquietante cui dopo pochi giorni segue l’allarme del premier iracheno Al Abadi che, nel corso dell’assemblea generale Onu a New York non esita a dichiarare che ci sarebbero cellule dell'Isis che stanno complottando “attacchi imminenti” a Stati Uniti e Francia e tra gli obiettivi ci sarebbero in particolare le stazioni della metropolitana. Ma non solo. Infatti, il premier iracheno dice anche di essere stato avvertito della minaccia nelle ultime ore da Baghdad, e che ad essere coinvolti nel complotto sarebbero dei jihadisti occidentali. “I piani - prosegue - sarebbero stati scoperti ma non ancora fermati”. Di diverso avviso, invece, Washington che smentisce tali dichiarazioni in quanto, secondo la portavoce del Consiglio nazionale della Casa Bianca, Caitlin Hayden, "non ci sono conferme di minacce terroristiche come quelle denunciate dal premier iracheno al Abadi. Gli Usa stanno comunque verificando queste informazioni". Questo mentre esponenti di Fbi annunciano di avere identificato il boia dei giornalisti James Foley e Steven Sotloff, uccisi dall'Isis. “L'agenzia – ha dichiarato al riguardo il numero uno Fbi James Comey - ritiene di aver identificato il militante visto nei video della decapitazione di Foley e Sotloff” che, poi, sarebbe il boia dall'accento britannicocomparso nei due video. Dal canto suo, il Consiglio di sicurezza Onu, presieduto da Barack Obama, approva all'unanimità una risoluzione che chiede agli Stati membri di “prevenire e reprimere” il reclutamento e il flusso dei combattenti terroristi stranieri, i “foreign fighters” (miliziani occidentali che vanno a combattere in tutto il mondo) che poi tornano ideologizzati nei Paesi d'origine come terroristi. In altri termini si chiede di rendere illegale recarsi all'estero o facilitare il viaggio di altri individui per “pianificare, preparare, perpetrare o partecipare ad atti terroristici”, esigendo contestualmente dalla compagnie aree sotto la giurisdizione degli Stati di fornire “in anticipo informazioni sui passeggeri alle autorità nazionali competenti, al fine di rilevare la partenza dal loro territorio, o il tentativo di ingresso o il transito nel loro territorio”. Tutto ciò in un momento in cui la Chiesa di papa Francesco, anch’essa nel “mirino” dell’Isis, ricorda che uccidere in nome di Dio è "un sacrilegio". Parole chiare che il Pontefice rivolge nel suo viaggio in Albania ammonendo: "Nessuno pensi di poter farsi scudo di Dio mentre progetta e compie atti di violenza e di sopraffazione".
Saveria Maria Gigliotti
Cultura e Società
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