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Cultura e Società

Tra annunci e provvedimenti, la “buona scuola” del governo Renzi

Rosario Dara · 10 anni fa

Stop alla “supplentite”, assunzione di quasi 150mila docenti entro settembre 2015, scatti in base al merito per gli insegnanti e rafforzamento del rapporto scuola – lavoro. Che si tratti di spot o no, sono questi i punti chiave della riforma della scuola presentata dal governo nei primi giorni di settembre. Il rischio spot - motivo per cui abbiamo usato questo vocabolo - è sempre in agguato: tutti i ministri che si sono avvicendati a Palazzo Chigi dal 2000 ad oggi (ad aprire le danze è stata la riforma Berlinguer del 2000) hanno proposto le loro ricette per cambiare il sistema dell’istruzione, senza evidentemente determinare risultati concreti sia in termini di qualità dell’offerta formativa per gli studenti, sia sul piano della qualità di vita professionale dei docenti italiani, ad oggi tra i meno pagati d’Europa (rapporto Eurocyde sul 2013) Un primo cambio di passo è sulla comunicazione della nuovo scuola pensata dal governo di Matteo Renzi, che invece di rispolverare la classica riforma, preferisce parlare di “patto educativo”. “Vi propongo un patto educativo, non l'ennesima riforma, non il solito discorso che propongono tutti i politici, una cosa diversa. Abbiamo un anno di tempo per rivoluzionare la scuola italiana”, ha affermato il presidente del consiglio presentando le linee guida sulla scuola che possono essere consultate da tutti sul sito http://passodopopasso.italia.it/video/la-buona-scuola. Renzi ha inoltre lanciato una campagna d’ascolto fino a novembre per confrontarsi con le richieste e le proposte di insegnanti, studenti e famiglie. Andando ai contenuti degli annunciati cambiamenti, il primo punto che riguarda da vicino la vita di tanti insegnati precari è senz’altro l’assunzione di quasi 150mila docenti che dovrebbe portare nel 2015 alla chiusura delle graduatorie ad esaurimento. Si tratta, spiega il governo in una nota, di “graduatorie storiche da cui è previsto che ogni anno venga attinto il 50% di tutti i nuovi doventi da assumere – essendo il restante 50% riservato ai vincitori di concorsi per docenti della suola”, e che, a sette anni dalla chiusura, sono ancora “intasate” da 155mila aspiranti docenti. Per l’anno scolastico 2014-2015, il governo prevede di assumere 15mila unità (circa 7.700 su cattedre ordinarie e 6.700 su posti di sostegno) mentre il cerchio dovrebbe chiudersi nell’anno scolastico successivo, con l’assunzione in blocco delle restanti 148.100 persone (quelle che resteranno nelle Gae e i vincitori del concorso del 2012). Tra le conseguenze dell’ingresso dei 150mila, la graduale scomparsa della figura del supplente e dal 2016 il ritorno a un regime “normale” di ingresso per gli insegnanti, vale a dire l’accesso alla scuola solo per concorso, archiviando le infinite liste d’attesa e portando nella scuola italiana circa 40mila giovani leve tra il 2016 e il 2019. “Rivoluzione merito” nei criteri di avanzamento di carriera dei docenti e di adeguamento degli stipendi. Nell’intenzioni dell’esecutivo “ogni 3 anni 2 professori su 3 avranno in busta paga 50 euro netti al mese in più grazie a una carriera che premierà qualità del lavoro in classe, formazione e contributo al miglioramento della scuola”, valutati da ogni scuola con dei Rapporti di Autovalutazione stilati a partire dal 2015. Digitale, nuove alfabetizzazioni e alternanza scuola – lavoro sono alcuni dei punti centrali della “buona scuola” di Renzi per quanto riguarda gli studenti. La scuola di Renzi, sulla scia delle 3 “I” di morattiana memoria, punta su insegnamento della lingua inglese a partire dai 6 anni, coding e pensiero computazionale nella scuola primaria, principi di economia nella secondaria. Tutte le scuole saranno dotate di banda larga e wifi, grazie a piani di coinvestimento. Negli istituti tecnici e professionali sarà intensificata l’alternanza scuola-lavoro, per un totale di circa 200 ore l’anno, offrendo stage, tirocini e apprendistati sperimentali. Quanto ci costerà la riforma? Se non si può obiettare l’affermazione di Renzi secondo cui “la scuola non è un costo ma un investimento”, i dati forniti dall’esecutivo ci parlano di un costo di circa 3 milardi di euro necessari per assumere 148100 nuovi docenti. La cifra dei 3 miliardi, fa notare il documento, "potra' essere inferiore, anche in maniera significativa, proporzionalmente alle risorse che verranno risparmiate grazie all'abolizione delle supplenze". Una stima 'cauta' parla di un risparmio che potrebbe arrivare "a 300-350 milioni all'anno". Fino ad ora, il primo atto concreto dei provvedimenti annunciati è stato il via libera nei primi giorni di settembre alle prime 30 mila assunzioni nella scuola: assunzione a tempo indeterminato per 15.439 insegnanti, 4.599 ausiliari tecnici e amministrativi, 13.342 docenti di sostegno e 620 dirigenti scolastici. Il resto è tutta una riforma, anzi un “patto”, ancora da scrivere.