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La parola del Vescovo

Aderire al Signore con tutto il cuore.

Cesare Natale Cesareo · 10 anni fa

Aderire al Signore con tutto il cuore. E’questa la Via per la professione di fede di ognuno di noi tracciata dal Vescovo della Diocesi di Lamezia Terme, nell’omelia della celebrazione eucaristica per la solennità dei Santi Patroni Pietro e Paolo, concelebrata con i sacerdoti presenti in diocesi e numerosi fedeli. A seguire se ne propone il testo integrale

Carissimi fratelli e sorelle, celebriamo la solennità dei nostri santi patroni Pietro e Paolo, araldi della fede e testimoni del Risorto. Questa festa ci aiuta a conoscere meglio questi apostoli, ad amarli e invocarli perché, tramite la loro intercessione, possiamo seguire il Signore Gesù come veri discepoli. «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». La professione di fede di Pietro ci invita a professare la stessa fede, a lasciarci penetrare dalla domanda di Gesù: «Voi chi dite che io sia?». Non è un problema di identità ma di riconoscimento. Chi è Gesù per me? Questa è la vera domanda che esige una nostra risposta. Pietro ha potuto riconoscere in Gesù il Messia, perché ha lasciato parlare in lui lo Spirito Santo. Così accade anche a noi. è lo Spirito che rende testimonianza alla verità e Pietro si è affidato ad una conoscenza superiore alla carne e al sangue. è molto interessante questo aspetto che ci aiuta a capire che al di là dei nostri schemi mentali, dei nostri pensieri, delle nostre supposizioni, se ci affidiamo allo Spirito di Dio esso ci insegna ogni cosa, anche le profondità di Dio. «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli.». Ogni nostra professione di fede nasce dunque dallo Spirito che abita in noi e noi possiamo testimoniarla se aderiamo al Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze. Pietro e Paolo sono legati da quest’unica testimonianza resa al Signore Gesù, pur nella diversità della loro storia, del loro carattere o temperamento. La Chiesa festeggia insieme Pietro e Paolo: il capo della Chiesa e l’apostolo delle genti, uniti nella totale appartenenza al Signore Gesù, uniti in una morte simile alla sua, offerta per amore dei fratelli. Contempliamo la loro fede, così appassionata. La Chiesa venera insieme l’umilepescatore di Galilea e il fiero persecutore dei cristiani, colui a cui sono state affidate le chiavi del Regno e il militante con la spada. Fermiamoci su queste immagini – simbolo: le chiavi e la spada. Le chiavi rimandano al potere di aprire e chiudere, legare o sciogliere. Sappiamo molto bene che ciò fu affidato a Pietro. Pietro legò e sciolse. Dopo la Pentecoste infatti rilesse la vicenda di Gesù secondo gli occhi della fede, capì a casa di Cornelio che anche i pagani potevano accedere al Regno, ma mandò in perdizione Anania e Saffira e Simon Mago, perché millantatori e menzogneri! Le chiavi diventano il luogo simbolico con cui Dio ha affidato alla Chiesa il discernimento. La spada invece, da strumento di violenza, diventa nella Scrittura, il simbolo della parola di Dio. Nei salmi la lingua viene spesso indicata come una spada affilata che ferisce, una lingua ingannatrice che distrugge (cfr. Sal 120,3). Ma l’autore della Lettera agli Ebrei ci aiuta a vedere in questa spada, che è la Parola di Dio, il mezzo con cui Dio opera, agisce e discerne: «La Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppiotaglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto» (Eb 4,12-13). Carissimi, la Parola di Dio è veramente una spada che distingue il bene dal male, che illumina i nostri pensieri, azioni e sentimenti. Anch’essa compie un’opera di discernimento: entra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, cioè penetra nel nostro intimo così profondamente che la sua azione non può essere strumentalizzata. Se la coscienza accoglie questa Parola come Parola di Dio, essa agisce suscitando in noi il volere e l’operare secondo i benevoli disegni di Dio (cffr. Fil 2, 13). Occorre dunque annunciare questa Parola con verità e insieme lasciarci tutti attraversare dalla sua potenza purificatrice. Anche S. Paolo nella lettera agli Efesini (6,17), riprendendo l’immagine dell’armatura, sottolinea che la Parola è la spada dello Spirito. Carissimi, i nostri santi patroni ci hanno consegnato le chiavi e la spada del Regno: i sacramenti e la Parola di Dio. Questa consegna sia per noi un impegno a vivere la vita cristiana con verità, autenticità, dedizione, generosità. Il mondo, la nostra società, attende non cristiani da salotto – come più volte ha detto anche Papa Francesco – non possiamo permetterci il lusso di relegare la vita cristiana a questioni solo di principio, occorre gente che si coinvolga, che si metta in gioco, osando per il bene comune. In una parola: si è testimoni della Parola di Dio se si dà la vita. Chiediamo questo al Signore in questa solennità: che la nostra Chiesa possa brillare come fiaccola perché tiene alta la Parola di vita, perché ci sono cristiani disposti a donarsi tutti per il Regno dei cieli. Amen