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Educazione e Scuola

IL PERSONALISMO PER UNA AUTENTICA SOCIETA DELLE CONOSCENZE E COMPETENZE

Paolo Emanuele · 10 anni fa

Come ogni anno gli alunni delle scuole di primo e di secondo grado hanno concluso o stanno concludendo il loro percorso formativo. I docenti, attraverso gli scrutini o gli esami, stanno esercitando “ la nobile arte ” della valutazione finale e molti giovani , dopo gli esami di maturità si apprestano ad entrare in quella che viene definita da tutti la società europea delle conoscenze e delle competenze. Ma dietro questa apparente innocua e condivisibile espressione si nasconde un’idea di scuola sulla quale occorrerebbe fare un’attenta riflessione per evitare di continuare a cedere ad un rovinoso pedagogismo, che negli ultimi tempi ha ridotto tutto il percorso formativo dei nostri giovani alla semplice acquisizione di conoscenze , abilità e competenze, senza dare un senso profondo alla trasmissione dei saperi. E sotto gli occhi di tutti il fallimento della deriva funzionalista e comportamentista dell’orizzonte educativo che, credendo nell’efficacia dell’azione didattica fuori dallo sviluppo pieno della persona, ritiene che tutto il processo educativo si possa concentrare ed esaurire nella prassi pervasiva della tecnologia e nelle competenze più o meno funzionali al mercato. Oggi più che mai nella scuola occorre combattere la pseudo pedagogia del consumismo, che ha come idoli di riferimento il pragmatismo, l’aziendalismo e l’economicismo e che ha prodotto svariati effetti negativi sia nella didattica che nella concezione generale dello studio, abbassato ai livelli minimi e dequalificato di fronte al crescere impetuoso e devastante dei nuovi strumenti di comunicazione. Fa riflettere a questo proposito anche la trasformazione linguistica voluta da una certa cultura consumistica : dalla terminologia pedagogica alcuni termini come “ promozione “ sono stati cancellati, trasferiti invece con successo nei luoghi dell’attività commerciale, e sostituiti da “passaggio” e “ammissione alla classe successiva”; così come è sparita l’espressione “esame di maturità”, sostituita dall’espressione “esame di Stato conclusivo”. Anche queste involuzioni lessicali sono espressione di un certo ripiegamento verso una visione pragmatica quantitativa del percorso scolastico ormai del tutto dominato da una possibilità di misurazione delle prestazioni nello spazio dell’economico, più che in quello qualitativo della crescita spirituale e personale. Per risalire questa china occorre rifondare la scuola su una visione personalistica , che non abbia come obiettivo solo l’essere in funzione della richiesta del mercato ma sia piuttosto un luogo in cui nelle diversità e nelle differenze si condivide l’unico obiettivo che è la crescita della persona. Solo così si capisce che cosa significa una scuola capace di consegnare il patrimonio culturale che ci viene dal passato, di introdurre i giovani nella realtà, di accompagnare il bambino ed il ragazzo nella scoperta del senso della vita e di promuovere la capacità di innovare e di costruire il futuro che ogni singola persona ha.Per raggiungere gli obiettivi di una scuola inclusiva, dove tutti hanno il diritto di trovare il proprio percorso personalizzato e di avere risposte ai propri bisogni formativi bisogna combattere la pseudo pedagogia del consumismo, che ha come idoli di riferimento il pragmatismo, l’aziendalismo e l’economicismo e che ha prodotto svariati effetti negativi sia nella didattica che nella concezione generale dello studio, abbassato ai livelli minimi e dequalificato di fronte al crescere impetuoso e devastante dei nuovi strumenti di comunicazione. E’auspicabile riaffermare con forza l’umanesimo integrale di Rosmini, insieme al pensiero alto di Maritain e di Mounier. . Si tratta di ritornare ai valori e ai concetti alti della pedagogia, troppo frettolosamente soppiantata dalla moderna scienza della formazione. Reimmergersi nel pensiero personalista, sia laico che cattolico, significa riaffermare il primato della persona anziché della realtà della produzione e del consumo: dove gli alunni non sono clienti ed utenti ma esseri umani , portatori di pensieri, diritti, doveri, sentimenti, libertà, socialità e unicità, il cui valore non coincide con il prezzo di mercato. Non possiamo più tollerare di vivere in una civiltà tecnologica e consumistica che pretende di sottomettere e porre al proprio servizio la scuola , somministrando programmi e progetti educativi come se fossero merci . Occorre ritornare alla concezione dell’educazione come pratica di libertà che non accetta le logiche perverse del dominio economico e sociale. La pedagogica personalista deve essere nuovamente una necessità intrinseca alla situazione morale ed esistenziale ed il concetto di persona ridiventare una componente essenziale di una nuova politica scolastica all’altezza della gravità dei tempi.