Prima domenica di Avvento: Far nascere continuamente il Signore Gesù nei nostri cuori Il tempo liturgico dell’Avvento, uno dei “tempi forti” – assieme al Natale, alla Quaresima ed alla Pasqua – porta già nell’aria il clima del Santo Natale, la festa della nascita di Gesù, l’AVVENTO del Signore Dio nella storia dei popoli e delle nazioni.
E’quindi tempo di attesa; tempo di disporsi alla gioia, di aprirsi al dono della pace, così come canteremo nel giorno santo del Natale: “Pace a voi e agli uomini di buona volontà”. Ma a quale pace facciamo riferimento? Se ci guardiamo attorno, regna ovunque una situazione che è oscurata dalle malattie e dai mali che affliggono gli uomini. Oggi come ieri, proprio come il profeta Isaia descriveva lo status sociale di quei suoi tempi (VII secolo prima di Cristo), il Medio Oriente ( strane coincidenze con l’attualità della storia !) era in gravissimo subbuglio per i conflitti continui tra la Palestina, la Siria e l’Egitto. Isaia, profetando, faceva la voce dura per sottolineare l’ira di Dio: “Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli!”-
Anche se in molte persone c’è la presunzione di credere e di affermare che “Dio è morto”, tuttavia la Chiesa - Sposa di Cristo – continua a gridare ovunque l’invito a ravvedersi e a far ritorno al Signore che è nostro Padre e che si prende cura di noi modellandoci con le Sue mani sante e misericordiose.
AVVENTO: il Signore nasce e noi Lo festeggiamo in una grotta fredda e scomoda, anche se la si costruisce nei presepi sfavillante di luci e di nenie, con i pastori che Lo adorano nella loro povertà, così come i magi lo fanno anche loro, rivestiti del loro orgoglio e forti della loro potenza.
Gesù è riposto nella Grotta e la grotta è quella che dovremo scavare all’interno dei nostri cuori da dove Lo porteremo in giro per il mondo, seppure consapevoli di dover scavalcare fossati stracolmi di cadaveri rivenienti da morti tragiche, disumane, assurde.
Gesù nasce, quindi, nei nostri cuori e per i nostri cuori che Egli stesso trasformerà da cuori di pietra in cuori di carne: e, questa, è una seconda attesa che dovrebbe essere vissuta da ciascuno di noi; un altro “AVVENTO” proiettato su orizzonti infiniti, pronti a farci festeggiare una terza “nascita” di Gesù, un terzo e definitivo “AVVENTO”: Gesù nella gloria assiso alla destra del Padre.
L’evangelista Marco, il protagonista di questa prima domenica di Avvento (così come lo sarà nelle altre di questo nuovo ciclo liturgico – Anno B -), rivolge il pressante invito alla VIGILANZA per questa nuova ATTESA, perché Egli – il Padrone della nostra vita – ritornerà in tempi che nessuno mai potrà prevedere con certezza: “se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino”, con il rischio di trovarci “addormentati”, ovvero distesi come cadaveri imbiancati su altre sponde, opposte a quelle dove Gesù ci chiama alla salvezza.
La condizione è allora quella di “VEGLIARE”. Ma non un vegliare nel modo passivo e fannullone; bensì un diventare Suoi testimoni autentici e credibili, perché la religione cattolica non si basa sulla ricerca di consolazione o di sicurezza, o sul ricorso infantile al soprannaturale o, ancora, sulla evasione dalle responsabilità sociali.
Il cristiano, in fondo, è colui che sa spendere la propria vita per educare alla vita buona del Vangelo.
Giovanni Maria Cataldi