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Il Vangelo della domenica

Riflessione sulle letture della solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Gesù

Paolo Emanuele · 10 anni fa

La solennità del Corpus Domini ci aiuta ad approfondire la verità sull’Eucaristia, Gesù stesso, con le sue parole, ci introduce nel mistero grandioso di comunione e di vita intima con Lui che si realizza proprio con l’Eucaristia: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno". L’Eucaristia ci parla di vita che viene donata affinché ogni uomo ricevendola abbia in sé la vita: l'uomo, difatti, non è nella vita, ma nella morte, a causa del suo peccato. Per ricevere la vita, Dio deve fargli grazia in Cristo Signore, per la sua passione e la sua morte. Dio dona all'uomo il frutto di tanta obbedienza, per la sua giustificazione, la sua salvezza e la sua risurrezione. L'uomo deve accogliere questo dono di Dio, deve credere in Cristo Dio, obbedendo alla sua parola perché l'uomo vive di quanto esce dalla bocca di Dio; egli così vive di Cristo Gesù, il quale non solo è Parola del Padre, ma è anche il Pane divino, quello vero, che discende dal cielo. Pane di grazia e di benedizione, Cristo Gesù è Parola di Luce; il suo corpo ed il suo sangue sono la vita e la risurrezione. Siamo di fronte a Cristo realmente presente sotto i veli di semplici e materiali apparenze. Cristo-Pane, Cristo-Vino: vero cibo e vera bevanda per l’uomo che ha fame e sete di infinito. Solo Lui, il Cristo, può colmare il bisogno di eternità del cuore umano; solo Lui, il Cristo, è totale compimento di ogni sua aspirazione e pegno sicuro di immortalità. Solo Cristo è “la via, la verità e la vita” per quanti mangiano la sua carne e bevono il suo sangue. Quanto urgente è il bisogno che l’uomo risente di un pane vero! Ma quanto confuse sono le indicazioni che, al riguardo, gli giungono da ogni parte! Accanto a chi pretende di offrirgli un tale pane con l’una o l’altra ideologia, c’è chi vorrebbe addirittura dissuaderlo da simile ricerca, giudicandola inutile e vana. L’uno o l’altro si trovano, in ogni caso, concordi nel sostenere che l’uomo è chiamato a costruire il proprio destino solo entro l’orizzonte dei valori terreni. Cristo, invece, ha voluto nascondersi sotto le apparenze del pane e del vino per ricordarci che questo alimento esiste e che, pur situato nello spazio e nel tempo, esso trascende tali dimensioni per attingere l’eterno. Solo l’Eucaristia può dunque dare senso pieno e valore autentico all’esistenza. Gesù si è fatto spirituale alimento per proclamare la sovrana dignità dell’uomo, per rivendicarne i diritti e le giuste esigenze, per trasmettergli il segreto della definitiva vittoria sul male e della comunione eterna con Dio. In Cristo e per Cristo, ogni uomo si riveste di essenzialità, di eternità. Cristo Gesù è il pane di vita, è la parola di verità. Ogni uomo è nella fragilità della sua umanità, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita lo assalgono e lo travolgono; ha il desiderio del bene, ma non la capacità di farlo. Si può essere risanati da questa infermità esistenziale solo grazie al pane e al vino, al corpo e al sangue di Cristo, vera medicina e vita di Dio. Il Sacramento della cena è per ogni uomo farmaco d’immortalità, principio della vita, sorgente dell’amore, fonte della speranza e della carità. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui... Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me” (Gv 6,54.57). Gesù pronunciò queste parole presso Cafarnao. Con esse Egli preannunciava l’istituzione dell’Eucaristia, che avrebbe realizzato durante l’Ultima Cena. Le parole dell’istituzione dell’Eucaristia, che leggiamo nei Sinottici e in san Paolo e che il sacerdote ripete in ogni santa Messa, costituiscono una sintesi di quell’annuncio riportato da Giovanni: “Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”. “Questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me” (cf. Lc 22,19-20 e parr.;1Cor 11,23-25). In questa solennità del Corpus Domini, si riscopre, per così dire, che l’Eucaristia è un pellegrinaggio, un cammino. Mosè, nel brano del Deuteronomio proclamato nella prima Lettura, afferma: “Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto... Ti ha nutrito di manna... per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore... Nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri” (Dt 8,2.3.16). Al tempo dell’Esodo, Dio ha nutrito il suo popolo con un cibo sconosciuto. Allo stesso modo gli Apostoli, testimoni dell’istituzione dell’Eucaristia, quando iniziarono la cena del Giovedì Santo non immaginavano quel che il loro Maestro avrebbe detto di lì a poco: che quel pane era il suo vero Corpo e quel vino il suo vero Sangue e, proprio in virtù di quel cibo e di quella bevanda, sarebbero stati capaci di intraprendere il cammino verso la definitiva terra promessa: verso la casa del Padre. Nel Sacramento del Suo Corpo e del Suo Sangue , Gesù comunica la Sua stessa vita divina, pegno della gloria futura.