Il 1 giugno è la 48° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Nel messaggio di Papa Francesco, c’è un passaggio chiave. La comunicazione è una conquista umana più che tecnologica.
E per salvaguardarne l’umanità, il Papa parla di lentezza e di calma, come anche di tempo e di silenzio. Tutto questo perché internet dono di Dio, è in fin dei conti una rete di persone. Dietro il desiderio di sapere, di conoscersi, di incontrarsi può nascondersi il cammino naturale dell’umanità che vuole sentirsi parte di un tutto, senza nemici. Non è un caso che l’immagine biblica scelta sia quella del Buon Samaritano, che rende visivo e comunica ciò che significa essere vicino, prendersi cura e fare rete nel fare il bene. Abbiamo ancora in mente le immagini del Papa in visita in Terra Santa. Un viaggio segnato da grandi gesti di vicinanza, rispetto e prossimità, così come da parole intime e calde pronunciate nei luoghi santi della cristianità. In pieno stile con la cultura dell’incontro, che ci sta sorprendendo come stile pastorale del Papa. Non è sfuggito come le immagini degli incontri ufficiali del Papa fossero accompagnate da un certo silenzio. E questo silenzio appariva come uno spazio, una piazza dove poter far accadere gesti di pace e sguardi di comprensione reciproca. E di silenzio, anche nel messaggio del Papa se ne parla, quasi come un rimedio naturale per i limiti e rischi del mondo dei media. Normalmente si pensa che silenzio e parola siano opposti. Eppure tra questi due opposti c’è un legame inscindibile. Ungaretti parlava della “Parola scavata nel silenzio”. Il silenzio non è una pausa, ma è la porta del discorso che permette l’incontro e la comprensione. «Non moltiplicate le parole, come fanno i pagani», ha detto Gesù (Mt 6,7). Ai nostri giorni, si è affannati dal «Bisogna comunicare». Ognuno chiede parole sempre nuove per farlo, quasi nessuno chiede silenzio per renderlo possibile. Ma, il silenzio salvaguardia l’umanità delle relazioni, degli incontri e persino delle parole, quelle vere parole che nascono dal cuore e che sono strappate dai propri silenzi. In ogni discorso, le parole più importanti, vengono circondate da un certo alone di silenzio, quasi per doverle distinguerle e non abbassarle allo stesso rango delle parole di tutti giorni per tutti. Ed è sempre il silenzio che, come apre e chiude una melodia, dipinge di tenerezza anche le immagini della vita. Papa Francesco come grande comunicatore del Vangelo non solo regala messaggi chiari, ma anche immagini fresche e familiari, legate alla vita di ciascuno. Viviamo un tempo in cui all’annuncio del Vangelo deve e può essere riscoperto una nuova riserva di immagini che accompagnino la Parola e la sua testimonianza. C’è bisogno di un annuncio che può riscoprire immagini, similitudini e metafore che riescano a dare una maggiore densità espressiva alla Parola. E il Papa ne sta offrendo molte. Dalla Chiesa ospedale da campo, dai cristiani di pasticceria e da salotto fino all’ultima immagine per esprimere l’aberrazione ignominiosa della pedofilia paragonata al celebrare una Messa nera. Sono parole, gesti, immagini scavati nel silenzio intimo di un dialogo vitale quello con Dio, dove ogni cosa riceve misura e valore. Un dialogo che ispira ogni altro dialogo al quale si è fedeli come al più importante degli appuntamenti. Perché, come scriveva il poeta Vittorio Sereni (1913-1983): «Con non altri che te è il colloquio- E qui ti aspetto». Sono parole che valgono per ogni vero incontro d’amore, anche per l’incontro con Dio, perché tira fuori quella parola scavata nel silenzio del cuore. Quella capace di renderci vicini, facendoci incontrare.