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La parola del Vescovo

Servendo, accompagnando e difendendo i nostri poveri riceviamo la benedizione del Signore

Paolo Emanuele · 10 anni fa

“Servendo, accompagnando e difendendo i nostri poveri riceviamo la benedizione del Signore”. Con queste parole, S.E. Mons. Luigi Antonio Cantafora, la mattina del 24 maggio ha voluto salutare i presenti alla inaugurazione della nuova struttura Caritas “ Le Querce di Mamre”. Presenti tra gli altri il direttore di Caritas Italia, Mons. Soddu

Saluto e ringrazio Mons. Francesco Soddu, Direttore di Caritas Italiana, per la sua presenza significativa qui a Lamezia Terme. Inauguriamo oggi una struttura affidata dal Comune di Lamezia Terme alla Caritas Diocesana, pensata come uno spazio di incontro per i cittadini: uno spazio accogliente per chi vuole trascorrere il tempo in modo significativo, per chi non ha dimora, per chi ha bisogno di ascolto. Ringrazio il Comune di Lamezia Terme per aver messo a disposizione la struttura e soprattutto ringrazio il Direttore della caritas P. Valerio Trapani e il vice-direttore Don Giacomo Panizza per il lavoro incessante. Grazie a tutti voi qui convenuti. Questa casa è significativamente intitolata “Le Querce di Mamre”. è un nome biblico che si riferisce all’episodio raccontato nel cap. 18 del libro della Genesi in cui Abramo, il nostro patriarca nella fede, accoglie in modo mirabile tre pellegrini sconosciuti, tre forestieri, come se fossero Dio stesso. è l’ora più calda del giorno e questi tre uomini giunti presso la tenda di Abramo trovano ristoro grazie alla sua accoglienza. Abramo prepara un vero e proprio banchetto e coinvolge nella preparazione anche la moglie Sara: focacce di fior di farina, vitello tenero, panna e latte fresco. Ciò che è molto bello e interessante è il fatto che Abramo non si lascia sfuggire l’occasione dell’incontro, non è indifferente; anzi sembra insistere, secondo l’uso orientale, nell’accoglienza. Egli vede nel passaggio di questi uomini il passaggio del Signore. Sono in tre ma egli si rivolge al singolare come se fosse uno. I Padri della Chiesa come sappiamo, hanno letto in questo una manifestazione della Trinità: Dio uno che si rivela in tre Persone. Il grande monaco iconografo russo Rublev, ha poi interpretato questo episodio con la famosa icona della Trinità in cui i pellegrini sono angeli, distinguibili solo per il colore delle vesti, ma rappresentati in una comunione perfetta, una circolarità di sguardi, una simmetria nella postura, un’armonia nella composizione. Ecco, questa icona biblica ci ricorda che accogliendo lo straniero noi accogliamo Dio stesso. Non solo: accogliendo ogni uomo e ogni donna noi accogliamo gli angeli di Dio, anche senza saperlo. Ma c’è di più. La famiglia di Abramo viene beneficata grazie a questa “visita”. Il passaggio dell’ospite nella tua vita, non è mai sterile, non è un dare a fondo perduto! Tu sei accogliente e aperto, disponibile? Ebbene, il Signore riversa su di te in modo sovrabbondante la sua benedizione. Così i pellegrini profetizzano a Sara, donna anziana e sterile, che diverrà madre. L’opera di Dio si realizza nell’impossibile umano. I pellegrini passano, ricevono, ma riempiono di benedizione la famiglia del patriarca. Non sempre accade questo nel concreto. Non sempre cioè si riceve un riscontro positivo dell’accoglienza ricevuta o semplicemente la gratitudine manifesta. Ma il problema non è la gratificazione. Il punto è servire il Signore nei fratelli, sapendo che accogliendo loro noi accogliamo Lui. Il resto è del Signore. Questo agire “nella gratuità” è ciò che è efficace e fecondo e che fa bene al mondo. Papa Francesco recandosi al Centro Astalli aveva consegnato tre parole, desidero riprenderle anche per noi. Servire, accompagnare e difendere. Alle Querce di Mamre, vediamo come Abramo e Sara abbiano servito i misteriosi viandanti e la benedizione che poi hanno ricevuto. Servire significa non solo offrire ma anche accompagnare in un cammino di giustizia e verità. Non è vera carità quella che lascia il povero così com’è. L’amore di Dio chiede la giustizia con il fratello, perché il povero non sia più povero. Infine accompagnare significa anche difendere, stare dalla parte di chi è debole e fragile. Inauguriamo questa casa, volendo rispondere alla chiamata del Signore, che ci invita ad essere Chiesa accogliente, Chiesa aperta, Chiesa solidale affianco dei più bisognosi. Anche per noi cari amici, servendo, accompagnando e difendendo i nostri poveri riceviamo la benedizione del Signore. è quanto chiediamo al Signore per questa nuova iniziativa: auguriamo che, mettendo al centro l’uomo, noi possiamo mettere al centro Dio e vivere la vita all’insegna della gratuità e del servizio!