Con queste parole di Romano Guardini S.E. Mons. Nunzio Galantino ha voluto salutare i presenti all'inaugurazione della mostra dei progetti della Concattedrale.
«Noi uomini siamo divenuti grossolani. Di molte cose delicate e profonde non sappiamo più nulla»[1]
[1] R. Guardini, I Santi Segni, Morcelliana, 2000, 100.
Scrive così Romano Guardini, teologo nato in Italia ma vissuto in Germania. Osservando il modo di abitare luoghi e di vivere relazioni dell’uomo contemporaneo, l’autore di I Santi Segni sembra quasi rassegnato di fronte al deficit di sensibilità che è dato registrare nei tanti ambiti umani. L’intero scritto, però, ed altri straordinari saggi dello stesso Guardini indicano la strada per recuperare uno sguardo capace di godere delle “molte cose profonde e delicate” che è possibile ancora ammirare e delle quali, appunto, è possibile godere anche nel nostro territorio, bello ma sfregiato dall’egoismo, carico di valori ma maltrattato per incuria, portatore di sensi profondi ma attraversato anche da mancanza di sensibilità culturale e spirituale. Per fortuna, la nostra terra – grazie alla sensibilità e alla intraprendenza di uomini e donne illuminati e grazie allo straordinario lascito spirituale e culturale di chi ci ha preceduto - continua ad essere generosa e ad offrirci motivi per sperare. Uno dei segni posto sulla nostra strada e sotto i nostri occhi e capace di aiutarci a prendere le distanze dalla grossolanità denunziata da Guardini è senza dubbio la nostra Chiesa Cattedrale. Prima che dalle forme esterne e prima che dalla bellezza che la caratterizza, la nobiltà e la centralità derivano alla Chiesa Cattedrale dal suo essere luogo nel quale la Comunità credente si raccoglie intorno al suo Vescovo. Essa è luogo di comunione e di preghiera; ma la Chiesa Cattedrale è anche luogo nel quale la Comunità credente si incontra , sotto la guida del suo Vescovo, per mettersi in ascolto della Parola di Dio. Le pagine di questo libro, opportunamente posto sotto il titolo Una Chiesa nuova per una città nuova - mentre guidano alla lettura dei diversi elementi che contribuiscono a rendere bella e significativa la Chiesa Cattedrale - vogliono accompagnare il lettore, e quanti varcano la sua soglia, a sentirsi parte di quel «Regno di sacerdoti e popolo per il nostro Dio». Per questo, ogni suo elemento è pensato e costruito per accogliere coloro che sono chiamati da Dio ad essere pietre vive in un edificio che deve crescere ben ordinato e compatto. Il magistero conciliare insegna che il popolo di Dio affidato alle cure pastorali di un Vescovo, coadiuvato dal suo presbiterio, quando aderisce al suo Pastore ed è a lui unito per mezzo del Vangelo e dell’Eucaristia nello Spirito Santo, costituisce una Chiesa particolare, nella quale è veramente presente e agisce la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica[1]. La Chiesa Cattedrale diventa il segno visibile di questa realtà. Anche per questo la Cattedrale è la chiesa del Vescovo, perché una comunità cristiana esiste perché ha un Vescovo che la raduna e la guida verso il Regno. Inoltre la Chiesa Cattedrale per sua natura è chiesa madre, al di sopra di tutte le altre chiese, casa di tutti, aperta a tutti. In essa vengono benedetti gli olii a servizio della vita sacramentale diocesana, è il luogo in cui avvengono le ordinazioni diaconali, presbiterali ed episcopali. In essa, come in una sorgente, perciò troviamo le origini della vita ecclesiale e della comunione tra tutti i carismi e tutti i ministeri. Papa Paolo VI scriveva: «La chiesa Cattedrale nella maestà delle sue strutture architettoniche, raffigura il tempio spirituale che interiormente si edifica in ciascuna anima, nello splendore della grazia, secondo la parola dell’Apostolo: “Voi infatti siete il tempio del Dio vivente” (2Cor 6,16). La Cattedrale è inoltre possente simbolo della Chiesa visibile di Cristo, che in questa terra prega, canta e adora; di quel corpo mistico, in cui le membra diventano compagine di carità, alimentata dalla linfa della grazia»[2]. Sin dagli inizi del fenomeno urbano nel medioevo, la costruzione di una Cattedrale ha avuto uno spiccato ruolo sociale in quanto chiamata a comunicare l’orizzonte ultimo e definitivo di una comunità cristiana. Essa veniva concepita come lo spazio dell’identificazione e dell’unità e alla costruzione di una Cattedrale partecipava tutta la comunità cristiana, dagli umili ai potenti, dai poveri ai ricchi, dai colti agli analfabeti, perché era la casa comune dei credenti. Una Chiesa nuova per una città nuova raccoglie le idee progettuali presentate per il concorso indetto dalla Diocesi di Lamezia Terme. Già dal titolo si avverte il bisogno di una primavera, di una giovinezza nella Chiesa tale da coinvolgere la città e la diocesi intera. Inoltre il desiderio di voler ricordare la Visita di Papa Benedetto XVI a Lamezia Terme, intitolando la Chiesa Concattedrale a San Benedetto, dà un significato di affetto e di unione alla Chiesa Universale guidata dal Papa. Per questo sono certo che la nuova Concattedrale sarà il segno della fede bella del popolo lametino, ma anche una profezia di rinnovamento per un’intera comunità che impegnata a costruire la Chiesa di pietre si conferma intenta a costruire la Chiesa di credenti.
X Nunzio Galantino
Vescovo di Cassano all’Jonio
Segretario generale della CEI
[1] Concilio Vaticano II, Christus Dominus, n. 11.
[2] Paolo VI, Costituzione apostolica Mirificus eventus, 7 dicembre 1965: AAS 57 (1965), pp. 948-949.