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La parola del Vescovo

“è l’ora dei laici” le parole del Vescovo alla Consulta lametina

Paolo Emanuele · 11 anni fa

L’11 maggio, presso il Seminario Vescovile, si è tenuto l’incontro della Consulta dei Laici. A questa assise ha preso parte anche il Vescovo Cantafora. Di seguito si riporta l’indirizzo di Saluto rivolto dal Presule ai convenuti

Carissimi, con piacere prendo parte alla riunione che precede la celebrazione Eucaristica che vivrete tra poco in Cattedrale, per affidare alla Vergine di Visora il vostro cammino comunitario. Ascolteremo tra poco una proposta da parte di Pino Campisi del Circolo Acli Don Saverio Gatti. La proposta in sé è valida e buona sia sul piano delle finalità che dei contenuti. Ma so-prattutto mi riempie di gioia e di profonda soddisfazione il fatto che la Consulta delle aggrega-zioni laicali abbia un progetto, una parola da di-re a tutta la città, proprio in quegli ambiti, fami-glia e lavoro, che risentono maggiormente della crisi. Per questo vi invito a sentire la responsabilità storica delle associazioni e dei movimenti che rappresentate. Il Cardinale Sgreccia, lunedì scorso in Cattedrale ha richiamato le quattro grandi fasi della missione evangelizzatrice della Chiesa. Nella prima ondata di evangelizzazione, subito dopo la Resurrezione, i protagonisti erano stati gli apostoli e i discepoli; nella seconda termina-te le persecuzioni e le invasioni barbariche: i monaci. La terza fase, che coinvolse le regioni dell’America e del resto del mondo, invece vide protagonisti gli ordini religiosi mendicanti, francescani, domenicani e gesuiti. Infine la quarta, quella seguita al Concilio Vaticano II, dove forse, ci troviamo ancora oggi, anche noi. E in questa quarta fase, i protagonisti siete voi laici. “è l’ora dei laici”: disse Paolo VI nel 1963, due mesi dopo la sua elezione al soglio di Pietro. L’ora in cui i laici non svolgono più un ruolo di supplenza ma sono protagonisti della vita ecclesiale, pronti a servire la Chiesa con intraprendenza filiale. “è l’ora dei laici”, detto la Chiesa italiana all’ultimo convegno ecclesiale di Verona (2006), dovendo però riconoscere i ritardi e le resistenze presenti nella comunità cristiana. In-fatti, “Molti passi in avanti sono stati compiuti dal tempo del Concilio a oggi, ma un’effettiva corresponsabilità – che implica la valorizzazione dei laici al momento della consultazione e riservando alla gerarchia, in materia di fede e di morale, la decisione – è ancora lungi dall’essere realizzata”. (Giorgio Campanini). Come i laici possono vivere quest’ora decisiva, in cui sono chiamati a evangelizzare? Suggerisco qualche punto concreto. Si tratta di essere fedeli, in maniera integrale e con generosità spirituale, all’insegnamento del Concilio Vaticano II: essere laici nel mondo per ordinarlo a Dio, mettendo in primo piano l’esigenza e l’urgenza dell’ordinarlo a Dio. Questo non è possibile se non si recupera la dottrina sociale della Chiesa in tutti i suoi sostanziali collegamenti con la fede cristiana. Inoltre vi prego di non clericalizzarvi. Spesso si confonde l’impegno ecclesiale con il cercare pennacchi, divise e ruoli. Vivete bene la laicità nel modo che ci ha insegnato Benedetto XVI e ora Papa Francesco. Se vogliamo servire il mondo, non dobbiamo adeguarci ad esso; essere sale e lievito significa anche saper andare controcorrente. In questo senso occorre superare una vi-sione ridotta del Concilio e conoscere tut-to l’insegnamento e non le solite due o tre frasi adoperate in modo retorico. Per que-sto, leggete, studiate e conoscete i docu-menti del Concilio. Infine non minimizzare gli attacchi che oggi vengono portati alla natura umana e alla fede cristiana, accusando quanti cer-cano di reagire di voler essere retrogradi. La Chiesa di Lamezia Terme ha un biso-gno immenso delle associazioni e dei mo-vimenti che condividono e portano avanti queste linee ecclesiali in comunione con il Vescovo e con la Chiesa locale.Solo così ogni realtà ecclesiale potrà formare laici capaci di costruire la società secondo il cuore e il progetto di Dio. Per questo continuo a pregare e a sperare con voi e per voi.