Nei giorni scorsi a Lamezia ovest, nella chiesa del Carmine amministrata da don Carlo Cittadino, coadiuvato da don Emanuel, è stata ricordata con una Santa Messa, presieduta da padre Vincenzo Arzente, dei Minimi del locale convento, la figura di San Giuseppe Benedetto (S. G. B.) Cottolengo (di cui quest’anno ricorrono gli 80 anni dalla sua Canonizzazione), fondatore delle Suore dell’omonima Congregazione, che dal 1933 si trovano anche nella parrocchia lametina di , dove oltre ad interessarsi di tutto ciò che concerne la realtà ecclesiale territoriale, operano nella Scuola dell’infanzia, ovvero nell’asilo che, annesso al sacro tempio, ha sicuramente rappresentato –e continua ad esserlo- un fiore all’occhiello per intere generazioni. La congregazione delle religiose (le Suore Cottolenghine -2135 religiose in 135 case al 31 dicembre 2005- continuano ad operare prevalentemente nella vita apostolica, nel campo sociale e sanitario, ma esistono tuttora suore votate alla preghiera contemplativa) trae origine dalle numerose comunità femminili, create a partire dal 1833 dal sacerdote piemontese (e poi riunite in un’unica congregazione, approvata dalla Santa Sede il 20 giugno 1959).All’omelia padre Arzente si è soffermato sull’esperienza della carità che ha contraddistinto la vita
di San Giuseppe Cottolengo, citando a tal proposito una massima del santo: <>. Arzente ha ricordato che “come comunità sambiasina siamo legati al Cottolengo, e per chi non lo sapesse alla chiesa Matrice abbiamo una statua grande di questo santo”. Poi, nell’evidenziare che “attraverso le suore del Cottolengo, la comunità di Sambiase ha ricevuto grossi benefici, soprattutto a livello dell’asilo per i bambini”, ha citato suor Franceschina, “che ho avuto come maestra”. E c’è da dire che più generazioni hanno avuto come maestra suor Franceschina Villani, abruzzese, che ha operato a Sambiase per quasi mezzo secolo, dal 1965 fino allo scorso anno. “Mi sento ormai sambiasina –mi disse nel corso di una intervista-, e tanti sono i ricordi di tutti questi anni, nei quali sono passate diverse generazioni di bambini. Speriamo che l’asilo possa andare avanti per tanto tempo ancora. Noi confidiamo sempre nell’aiuto del Signore”.Ritornando all’omelia di Arzente, il padre minimo ha aggiunto che “noi siamo legati a questa istituzione e le suore sono una realtà bellissima, insostituibile”, per concludere con l’invocazione “che San Cottolengo ci aiuti a saper leggere i bisogni e le necessità delle persone che ci stanno accanto; preghiamolo perché ci aiuti ad imitare le sue virtù”.Durante la <> è stato sottolineato che la scuola dell’infanzia “Madonna del Carmine” in questo 2014, precisamente il 9 novembre, compirà 81 anni; ma si è pregato anche per il compianto don Pasquale Luzzo (tornato alla Casa del Padre il 12 agosto 2013), che tanto si è prodigato per questa scuola. Prima della conclusione della Messa, i bambini dell’asilo hanno voluto dedicare a San Giovanni Paolo II (canonizzato il 27 aprile 2014 assieme a Giovanni XXIII) il brano “Jesus Christ you are my life”. E prima della benedizione finale ha preso la parola don Carlo Cittadino pronunciando un <> -il motto di San Giuseppe Cottolengo- e ringraziando le attuali suore dell’asilo: suor Pierina, suor Giusy, suor Giovanna. “Grazie a voi suore, e che il Signore vi aiuti e vi accompagni sempre”. Un veloce saluto anche da Franco Muraca, presidente di un ente privato che oggi garantisce, sempre in collaborazione con le suore Cottolenghine, la continuità alla Scuola dell’infanzia . “Sono contento nel vedere i bambini che sono gioiosi - ha detto Muraca, parafrasando una delle frasi che San Giuseppe Cottolengo soleva ripetere spesso: <>-. E questo per noi vuol dire tutto”.Ma chi era San Giuseppe Cottolengo? Eccovi una sua biografia. Nato il 3 maggio 1786 a Bra (CN), primogenito di 12 figli –di cui 6 muoiono in tenera età-, Giuseppe Benedetto Cottolengo fin dalla sua giovane età mostra grande sensibilità verso i poveri. Compiuti gli studi filosofici e teologici, viene ordinato sacerdote l’8 giugno 1811 (buona parte dei suoi studi avvengono in clandestinità, condizionati dagli eventi legati alla Rivoluzione francese e alle invasioni di Napoleone I; il tutto sotto l’influsso dell’Illuminismo, che influenza il tradizionale pensiero della Chiesa, nella quale vengono a crearsi non poche tensioni). Cinque anni dopo a Torino, dove nel frattempo si era trasferito, Cottolengo si laurea in Teologia presso la Regia Università. Negli anni che seguono, cresce sempre più il suo distacco dal mondo materiale e prende il sopravvento un nuovo modo di vivere la sua vocazione sacerdotale. A segnare la sua vita, facendogli percepire i disegni divini, un tragico episodio, datato 2 settembre 1827, quando Cottolengo ha 41 anni. Quel giorno viene chiamato per amministrare i sacramenti a una donna in fin di vita, respinta dagli ospedali della città; di fronte al decesso della giovane, decide di impegnarsi a soccorrere e assistere le persone abbandonate. Grazie alla disponibilità di alcune signore e di volontari, Cottolengo -sprovvisto di fondi e di rendite, ma confidando sempre in Dio e nella sua Provvidenza- inizia la sua opera della struttura di accoglienza di malati in stato di abbandono. Dopo le prime difficoltà e i primi contrasti, il 27 aprile 1832 prende forma il suo sogno: nasce la “Piccola Casa della Divina Provvidenza”, più comunemente conosciuta come , riconoscendo nei poveri e nei malati l’immagine più amabile della grandezza di Dio. Gli eventi della sua vita precipitano quando si ammala di tifo e capisce che ormai ha i giorni contati. Muore il 30 aprile 1842 a Chieri (TO). Beatificato il 29 aprile 1917 da Papa Benedetto XV, è canonizzato il 19 marzo 1934 da Papa Pio XI.