La Chiesa presenta, oggi nella terza domenica di pasqua, il brano ricavato dal secondo capitolo del libro degli Atti degli apostoli
in cui Simone Pietro dice di Davide che “Previde e annunziò la risurrezione di Cristo” e ne parlò (At 2,31).Ciò che era celato sotto il velo della parola ispirata del Vecchio Testamento, ha trovato ora in Cristo il suo vero significato.è stato svelato grazie alla nuova comprensione degli apostoli e dei discepoli. Ai cittadini di Gerusalemme e ai visitatori di molti altri paesi raccolti insieme si dimostra nella Pentecoste che lo Spirito divino ha fatto di questa nuova consapevolezza dei compagni di Gesù una certezza definitiva: Cristo è davvero risorto! La prima predicazione pubblica di Pietro è una prova meravigliosa di questa ferma convinzione di fede, maturata in lui e negli altri apostoli dall’incontro con Cristo risorto. Pietro si riferisce espressamente al salmo messianico di Davide, poiché parla a degli uomini, che come lui sono cresciuti nelle sacre Scritture. Le antiche profezie hanno preannunziato la risurrezione del Messia di Dio, ne hanno parlato. La stessa crocifissione di Gesù è un compimento della Scrittura, poiché essa ne parla con dovizia, con ricchezza di particolari. Il Messia di Dio è un crocifisso e un risorto e solo in Gesù di Nazaret si compiono insieme e la crocifissione e la risurrezione; inoltre lo Spirito del Crocifisso Risorto dovrà riversarsi sul mondo intero per la sua redenzione e salvezza. Gli Apostoli possono attestare che anche questa profezia si è compiuta; essi parlano ed agiscono per mozione dello Spirito di Gesù riversato su di loro e questa mozione è dai presenti vista ed udita, poiché ascoltano la sapienza dello Spirito parlare per bocca loro. In ultima istanza, S. Pietro fonda la prova della risurrezione di Cristo sul dono dello Spirito, quello Spirito che gli ascoltatori stessi costatavano come il rinnovatore della storia, poiché essi vedevano la novità operata in quegli uomini che stavano loro parlando. Con questo viene ribadito che ogni annunciatore del vangelo è obbligato a far vedere e a far udire lo Spirito, se vuole mettere chi ascolta in condizione di convertirsi e di accogliere la parola di salvezza. La vita cristiana è "manifestazione di Dio e testimonianza del dono dello Spirito" è anche un pellegrinaggio, poiché lo Spirito effuso è caparra dell’immortalità e della chiamata alla vita eterna. In questo breve periodo, che è l'attimo dell'esistenza terrena, il cristiano deve comportarsi con timore, deve cioè operare ponendo costantemente la sua vita dinanzi agli occhi del Signore, conformandola alla sua volontà. Il cristiano non ha su questa terra città stabile e duratura; chiamato ad essere cittadino del cielo, deve prepararsi all'incontro con Dio e raggiungere la città futura percorrendo la strada della giustizia e della santità. La speranza diviene per lui luce che illumina azioni, decisioni, pensieri, comportamenti, aspirazioni. Egli deve avere sete di cielo e di Dio, la sua mente ed il suo cuore devono essere fissi in Dio, dal quale riceverà un giorno la ricompensa per le sue fatiche. In questo pellegrinaggio non è solo, c'è Cristo Gesù che lo accompagna, gli spiega le scritture, gli spezza anche il pane del suo corpo e gli versa il vino del suo sangue, perché il cammino sia più facile e meno faticoso. Per questo occorre che il cristiano entri in dialogo con Lui, pregarlo perché si cammini con Lui. è questa l’esperienza dei discepoli si Emmaus. Loro inizialmente non riconoscono il divin Viandante, la loro mente era chiusa come i loro occhi. Ma il Cristo spiega le Scritture. Egli spezza il pane. Essi lo riconoscono. Corrono. Avvisano i fratelli. Il Signore è risorto. La Scrittura la frazione del pane sono necessari per riconoscere il Signore. è il miracolo della Parola con L’Eucaristia: la parola da sola non basta a rinnovare il cuore, lo può anche riscaldare, farlo bruciare, ma non ha la forza necessaria per far germogliare in esso tutta la vita che è sgorgata dalla Risurrezione di Gesù. Ricolmo invece della gioia che viene dall'Eucaristia, dallo spezzare il pane di Cristo, non solo si inizia il cammino personale, subito ci si trasforma in missionari, in annunziatori di quella buona novella che è la comunicazione dell'esperienza trasformatrice e rinnovatrice del proprio essere. Insieme incontro, cammino, parola e spezzare il pane danno luce e grazia. L'esperienza con Cristo crea comunione, immette e spinge verso la comunità perché anch'essa sia rivitalizzata. Il singolo illuminato e fortificato dall'incontro con il Signore diviene stimolo per la crescita della fede e quindi della carità e della speranza nella comunità. Grande è il mistero di un incontro vero con Gesù il Risorto. Conosciuto il Cristo, lo si annunzia. Si corre. Si ritorna a Gerusalemme. Si vive la risurrezione della propria vita e nel timore santo di Dio si cammina verso il regno dei cieli. Oggi, l’uomo non solo ha perso il significato della sua esistenza, della sua origine e della sua vocazione, le cose della terra hanno rinchiuso i suoi occhi nei sotterranei di questo mondo e imprigionato il suo cuore nell'effimero e nella vanità.