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Vita diocesana

La tradizione del novenario per i defunti

redazione · 13 anni fa

Occasione di riflessione sul mistero della morte e di confronto sul messaggio evangelico Tutti gli anni, il 23 ottobre, all’ora del tramonto, quando i campanili delle chiese invitavano i fedeli a recitare la preghiera alla Vergine, il mortorio della “campana grande” (non quella , cioè, che suona l’agonia: dal numero dei rintocchi si capisce se essa suona per un uomo o una donna) annunciava l’inizio della novena in preparazione della commemorazione dei defunti. E, all’indomani, al comparire dell’aurora, la chiesa si affollava per l’importante appuntamento di suffragio che coinvolgeva tutta la comunità parrocchiale.

Perché non esiste famiglia nella quale, prima o poi, la morte non scavi incolmabili vuoti di genitori, fratelli, figli, o semplicemente di amici, conoscenti, vicini di casa. Lo svolgimento di prima mattina del rito era allora giustificato dalla necessità di agevolare la partecipazione alla novena della popolazione in una società, quella calabrese in particolare, ad economia agricola che non consentiva molte distrazioni di tempo alla giornata lavorativa nei campi. Ora le cose sono cambiate anche se in molte parrocchie, non solo dell’hinterland, la tradizione viene ancora lodevolmente confermata, pur se in forme leggermente diverse da quelle di un tempo, non solo per ciò che riguarda l’orario della funzione religiosa.

I tempi in cui viviamo cercano in ogni modo di occultare la morte. Quasi ovunque essa è – come dire? – medicalizzata; sottratta, cioè, sin dove è possibile, all’ambiente familiare. E’lontano il tempo in cui ancora bambini si aveva già una certa dimestichezza con il lutto in famiglia. Ora la parola d’ordine sembra essere quella di fare tutto in fretta, per dimenticare. In questo contesto non deve destare meraviglia se Halloween, la festa che, almeno qui da noi, fino a pochi anni fa, non c’era, ora si va facendo spazio, buttando in spiritelli, in fantasmini, in scorciatoie liquidatorie il mistero della morte. Paganesimo? Forse no, o, meglio, non ancora. Continuando su questa strada, un rischio incombe, quello che si potrebbe portare a confondere fede e magia. Da qui l’avvertita, in molti ambienti, necessità di un momento di chiarificatrice educazione a tutti i livelli: scolastico, familiare specialmente. La novena dei morti, dove ancora fortunatamente coinvolge le comunità parrocchiali, riesce molto bene a tenere distinti – anche in questo campo – Vangelo da altro che vangelo non è. I campisanti continuano ad essere meta di autentici pellegrinaggi, in questi giorni, particolarmente. Cosa veramente encomiabile è che anche i bambini spesso seguono i più grandi in queste visite. E così comprendono, già alla loro età, che visitare i sepolcri dei defunti, è una cosa bella per ogni essere umano, anche se di soli cinque anni. Altro che schiacciare gli spiriti con le zucche e le lanterne di Hallowen.