“Di fronte a tante situazioni tragiche della nostra vita – penso a chi ha perso il lavoro, a chi ha difficoltà in famiglia, a coloro che non riescono a guardare più con fiducia alla giustizia – sperimentiamo tutti la condizione del sentirsi abbandonati, che è l’espressione della stanchezza umana, della delusione. Nel nostro sentirci abbandonati, la fede ricompare e ci dà la capacità di uno sguardo nuovo sulla nostra vita. La fede ci fa guardare la vicenda umana dell’abbandono da un’altra prospettiva: ci fa trasformare il “mi sento abbandonato” in “mi abbandono nelle braccia di Dio Padre”. Così il vescovo di Lamezia Terme mons. Serafino Parisi, a conclusione della processione della Madonna Addolorata e del Cristo Morto, che ha fatto sosta di fronte alla Cattedrale prima di rientrare nella chiesa di S. Teodoro.
“In questo cammino della Croce, che abbiamo rappresentato anche con questa processione, è significata tutta la storia dell’umanità, segnata dal dolore, dalla sofferenza, dalla morte. Voglio pregare e consegnare al Signore tutte quelle storie di dolore che ognuno di noi conosce, quelle dei nostri amici e familiari. Pensiamo a coloro che aspettano e gridano al Signore mentre attendono un intervento per la loro salute – ha proseguito Parisi – Pensiamo al male non distante da noi, al male che affligge varie parti del mondo: quante scene di morte, di dolore, di fame! Gesù ha voluto caricare sulle sue spalle, nella sua croce, la grande attesa di bene, di pace e di vita di tutta l’umanità. La sofferenza che vivo è accolta dentro le braccia del Padre e sorretta come è stata sostenuta la sofferenza di Gesù Crocifisso, come è stata orientata alla vita quella esperienza di morte”.
“ll nostro dolore è orientato alla vita, è aperto alla speranza – ha concluso Parisi – È l’immagine del chicco di grano che cade a terra, marcisce, muore e, morendo, esprime tutta la vita che porta dentro di sé. Sia questa nostra processione la testimonianza della visione cristiana sulla vita e sulla storia. Tutto ciò che è segnale di morte può essere trasformato, con il nostro servizio di carità, in occasione di vita e di speranza”.
Mons. Parisi ha rivolto un particolare pensiero agli ammalati e ai sofferenti presenti alla processione o che hanno seguito la funzione attraverso i canali social e i mezzi di comunicazione.
Salvatore D’Elia