Un excursus sulle cause della disaffezione e dell’allontanamento dai cittadini dalla politica, crisi “che non è qualcosa di oggi o di ieri ma ci accompagna già dai primi anni dopo l’Unità d’Italia”, ad alcune piste per superarla e arrivare a una partecipazione contraddista da un rinnovato senso di responsabilità e corresponsabilità. Questo, in sintesi, il percorso tracciato da Matteo Truffelli, protagonista dell’appuntamento conclusivo del forum di Dottrina Sociale della Chiesa sulla Pòlis promosso dalla diocesi di Lamezia Terme.

Se il disinteresse e, a volte, il disprezzo verso la politica e chi fa politica è un tratto comune a tutte le fasi storiche, per il docente universitario “oggi il distacco si è acutizzato, un distacco che produce astensione dal voto e “volatilità elettorale”, cioè un voto non ideologico ma che valuta e sceglie di volta in volta: questo ci segnala un modo di pensare la politica che ha a che fare con il contingente, non con un’idea o una visione del mondo”. Ne consegue, dunque, “una politica che punta all’immediatezza, di “piccolo cabotaggio”, che punta a occuparsi delle cose più semplici e non a progettare il futuro. Una politica che amplifica la personalizzazione e la fidelizzazione personale,  che usa gli strumenti mediatici non per argomentare ma per alimentare le contrapposizioni”. Una politica – ha proseguito Truffelli – “che non educa i cittadini ai tempi lunghi, alle regole e ai controlli che contraddistinguono la democrazia”.

Il docente individua un nodo fondamentale della crisi della partecipazione  nella “concezione dell’uso della politica finalizzata al proprio interesse: ci si interessa della politica solo quando vengono toccati i propri interessi particolari. Ma la politica non è mai particolare, ma sempre generale. E l’interesse generale non è la somma degli interessi particolari; è nella prospettiva dell’interesse generale che vengono accolti anche gli interessi particolari e non viceversa. La politica non è amministrazione di affari correnti, ma è costruzione di un progetto di futuro e l’interesse generale si costruisce in comune”.

Da qui le proposte costruttive dell’ex presidente nazionale di Azione Cattolica per “far emergere una politica che abbia questi fini e questi modi coerenti con quelle che sono le caratteristiche della democrazia e politici che abbiano la consapevolezza della politica come servizio. Dico “emergere” perché sono convinto che esistono già tanti politici che si occupano della cosa pubblica con spirito di gratuità e passione per il bene comune. Come cittadini e come comunità cristiana, dobbiamo essere i primi a dire alla politica di occuparsi dell’interesse generale, di unire e non di dividere, di cercare terreni comuni al posto di quelli della divisione e della contrapposizione, di lavorare per formare i credenti a questo tipo di politica”.  E proprio sulla questione della formazione, Truffelli sottolinea l’importanza per la comunità cristiana “di formare le persone al senso della responsabilità e della corresponsabilità lì dove le persone operano, sul territorio.  Si impara a fare politica praticandola, la formazione teorica è importante ma molto più importante è l’impegno sul territorio ispirato ai valori della gratuità e del bene comune. Le persone impegnate in politica non vanno “esiliate” dalla comunità ecclesiale, ma accompagnate e custodite”. “I nostri percorsi formativi – ha concluso il docente – a partire dal catechismo devono formare a una fede incarnata nella storia. Educare i nostri giovani al senso di responsabilità verso l’altro che mi sta accanto, verso il proprio quartiere, verso la comunità”.

Ad introdurre il relatore, il vescovo mons. Serafino Parisi che, nel ringraziare i cittadini e gli amministratori di diversi Comuni del comprensorio che hanno partecipato,  ha ribadito lo spirito dell’iniziativa, portata avanti dall’équipe guidata dal vicario episcopale per la pastorale don Leonardo Diaco, che manifesta “il nostro interessarci alla realtà come comunità cristiana alla luce del principio dell’Incarnazione, il nostro esserci nel mondo e nella storia per dare il nostro contributo”.

Salvatore D’Elia