“Ritessere relazioni significa mettere l’uomo nelle condizioni di entrare in relazione con tutti gli altri. Questa è l’opera che siamo chiamati a realizzare. Si tratta di adoperarsi perché ogni uomo, al quale è stata strappata di dosso la veste della dignità, sia ristabilito nella sua condizione originaria”. Così il vescovo di Lamezia Terme mons. Serafino Parisi che, ieri, in Cattedrale, ha presieduto la veglia diocesana di preghiera per le vittime e i sopravvissuti degli abusi, promossa dal servizio diocesano tutela minori e adulti vulnerabili con il coinvolgimento di diverse parrocchie.

Prendendo spunto dal tema scelto dalla Chiesa Italiana per la giornata nazionale di quest’anno, “Ritessere fiducia”, e dal brano biblico proposto sulla vicenda di Giuseppe e dei suoi fratelli, mons. Parisi ha sottolineato come “nel mistero di Dio, quello che nei pensieri degli uomini è espressione di malvagità e cattiveria può trasformarsi in storia di salvezza. Giuseppe, disprezzato dai suoi fratelli che volevano ucciderlo, diventa poi viceré d’Egitto e strumento per una nuova possibilità di vita per il popolo d’Israele”.

Ritornando sull’immagine della tunica “che simboleggia la dignità dell’uomo attraverso la quale egli si mette in rapporto con gli altri con relazioni di bellezza, fiducia, trasparenza”, il vescovo di Lamezia ha richiamato il compito della comunità cristiana che “non è quello di cucire o ricucire uno strappo, ma di rivestire l’uomo della sua dignità originaria. Mettendo insieme la trama delle relazioni umane attraverso la fiducia, anche attraverso il nostro limite , il Signore può insinuarsi ancora una volta nella storia dell’umanità per ridare speranza, con la forza dell’amore che rigenera tutti e tutto. La veste nuova, che siamo chiamati a dare all’umanità, è quella che ha come trama l’amore e come ordito la fiducia. Fiducia e amore, insieme, aprono alla speranza”.

“Il Signore è il primo a ritessere fiducia con noi uomini – ha concluso Parisi – Vi invito ad essere, dentro la storia,  coloro che portano questo “tessuto” che riveste l’umanità di una dignità fatta di fiducia nella paternità di Dio e nell’amore del Padre che ci attraversa e che, attraverso di noi, possiamo far giungere ad ogni uomo”.

Salvatore D’Elia