“Appena sono arrivato qui a Lamezia, ho sentito forte la testimonianza su monsignor Moietta che, poi si è manifestata anche come una sua presenza dentro i vari strati del tessuto sociale di questa nostra città e di questa nostra Diocesi”. Così il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, al termine della sessione di chiusura dell’Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù, la fama di santità e di segni del Servo di Dio mons. Vittorio Moietta.
“Per cui – ha aggiunto monsignor Parisi – mi sono sentito contento di poter, all’epoca, dare il via a questa fase diocesana della causa e l’ho sentito non come un dovere, ma come un richiamo forte, una provocazione perché quello che noi vogliamo dire con la santità, con la storia della Santità è che la bellezza del Vangelo altro non è che la forza della parola di Dio che può essere vissuta, incarnata, in ogni latitudine e in ogni tempo anche all’inizio di quegli anni Sessanta così particolari per quello che stava avvenendo sia sul piano economico sia dentro la storia della Chiesa con il Concilio Vaticano II del quale, come è stato giustamente detto, monsignor Vittorio Moietta, è stato un antesignano per le idee e le proposte pastorali che ha fatto” con quello “stile che ha portato qui: un po’ una sorta di capovolgimento di una idea di episcopato che io condivido. Il suo modo, infatti, era semplice e ieratico al tempo stesso e certamente non baronale”.


“Una grande sfida, una grande parola forte – ha aggiunto monsignor Parisi – che è arrivata e che i semplici hanno saputo raccogliere e hanno saputo valorizzare. Molti hanno dato la loro testimonianza di questo stile di vita di un vescovo lungo le strade, dentro le periferie, non solo quelle urbane, ma anche quelle esistenziali. Ecco, questo noi vogliamo dire con la santità e se noi possiamo dirlo con un’esperienza che ha attraversato la nostra Chiesa di Lamezia, come ha attraversato tutto lo Stivale italiano da nord a sud, anche questo sarà un motivo di grande gioia. Quella gioia vera che viene dalla forza del Vangelo che davvero è Parola ed è parola di speranza per gli ultimi”.
“Ogni santo – ha proseguito il Vescovo – si caratterizza per una sua modalità personale di vivere, di interpretare, di proporre la pagina del Vangelo. Però, soprattutto questa forma di santità di una persona vicina agli ultimi che vediamo nella figura di monsignor Moietta è quello che dovrebbe ispirare la nostra azione pastorale e, perché no?, anche l’azione politica, l’azione sociale, perché noi cristiani crediamo in un logos che diventa sarx, una Parola che si fa carne. Noi non siamo fuori dal contesto sociale, noi siamo dentro questo contesto sociale e facciamo una proposta che è quella del Crocifisso risorto cioè del Vangelo che è capace di ridare la gioia a coloro che magari o non l’hanno mai avuta o l’hanno assaporata e poi l’hanno perduta”.


Quindi, nel ringraziare i componenti del tribunale di diocesano, i componenti della commissione storica e quelli della commissione teologica, coloro che hanno offerto la loro testimonianza e quanti, poi, a vario titolo hanno contribuito all’Inchiesta, al vescovo di Casale Monferrato, monsignor Giovanni Sacchi, al sindaco di Brusasco, Giulio Bosso, che ha presenziato alla sessione, insieme al sindaco di Lamezia, Paolo Mascaro, monsignor Parisi ha voluto rivolgere un saluto particolare sia a don Carlo Grattarola, segretario di monsignor Moietta per la disponibilità di questi mesi e per la sua collaborazione, che ad Angela Moietta, nipote del Vescovo Vittorio, “che ha voluto fare dono alla nostra diocesi delle vesti episcopali di monsignor Moietta che ci hanno permesso di allestire nel nostro Museo Diocesano una sezione dedicata proprio a lui”.

 

Saveria Maria Gigliotti