Padre Paolino Tomaino, sarà seppellito nella “sua” Africa, dove ha trascorso la maggior parte della sua vita e dove ha lasciato traccia del suo cammino come hanno avuto modo di testimoniare stasera, nel corso dei suoi funerali, presieduti dal vescovo della Diocesi di Lamezia Terme, monsignor Serafino Parisi, l’ambasciatrice dell’Uganda in Italia ed una ministra ugandese entrambe “figlie spirituali” di questo “servitore del Vangelo” come lo ha definito il Pastore della Chiesa Lametina, che, con grande commozione, ne hanno tracciato le doti umane, raccontando la loro esperienza. Entrambe hanno sottolineato, tra le altre cose, l’opera infaticabile di questo missionario comboniano rimarcando che “sono oggi qui, in questo ruolo, grazie a lui che ha dato a tanti di noi la possibilità di studiare”.
Giungendo in Africa, “padre Paolino – ha detto monsignor Parisi – ha pensato non a costruire una chiesa isolata, senza un sistema di scambi e di vincoli, di relazioni comunionali che potessero dare senso a quella chiesa che, altrimenti, non avrebbe avuto nessun significato. Padre Paolino realizza una “città ecclesiale” con una chiesa che ha dedicato ai Santi Pietro e Paolo, protettori della nostra Diocesi alla quale era legato. Quella città ecclesiale – ha aggiunto il Vescovo – aveva la chiesa che dava senso all’opera ed al servizio di questo padre missionario ma, nello stesso tempo, riceveva significato da tutto quello che c’era intorno. Ecco perché padre Paolino ha voluto realizzare scuole ed ospedali. Proprio volendo significare che nel progetto della realizzazione di questa città di uomini, che deve essere una città stabilita su vincoli solidali, di carità, di gratuità, questa visione serviva alla promozione integrale dell’uomo. E la promozione non poteva che essere una promozione di tipo culturale perchè lo sappiamo bene anche noi: ci sono delle povertà strutturali, materiali ma ci sono anche delle povertà culturali che sono le più subdole e più difficili da individuare. Quindi, ha già dato un primo indirizzo: cioè abbracciare tutta la umanità partendo da un recupero dell’immagine più vera e più bella dell’uomo che è l’immagine della sua dignità culturale. E lo ha fatto lì, in terra d’Africa. E lo ha fatto per elevare quelle popolazioni sul piano culturale perchè divenissero loro stesse protagoniste di quella trasformazione personale e comunitaria. E poi la Sanità perché quell’umanità sofferente doveva avere anche lì la speranza di potere andare avanti”.
“Padre Paolino – ha proseguito monsignor Parisi – è con gli ultimi che ha servito, con i bisognosi che lo riconoscono. Questo uomo che ha preso alla lettera la Parola che abbiamo ascoltato oggi, ha messo la sua vita al servizio degli ultimi, ha interpretato la sua esistenza come un cammino con chi era debole perché, sostenendolo, anche il debole potesse andare avanti. E sul piano umano quando facciamo arrivare alla meta il debole, abbiamo fatto il più grande servizio. Padre Paolino lascia questa grande eredità: il servizio all’ultimo come regola del Vangelo messa in pratica nella conduzione dei beni che gli sono stati affidati verso una finalità che era quella di fare crescere l’uomo. Mi dispiacerebbe – ha concluso – se qualcuno volendo fare o volendo autoesaltarsi, autocelebrarsi prendesse questo vestito della carità di padre Paolino e lo facesse a pezzi per farsi bello. Sarebbe davvero un grande scempio perché chi ha costruito nella forma della carità immagina che la sua eredità alla sua morte sia sempre la parola profetica della comunione”.
Nei prossimi giorni, padre Paolino, per sua espressa volontà, tornerà in Uganda dove ad accoglierlo troverà tanti suoi figli spirituali che lo accoglieranno nelle cinque missioni da lui fondate e dove, come in una lunga processione, il feretro passerà prima di giungere nel territorio dove c’è la sua ultima missione e dove ha chiesto di essere seppellito.
Saveria Maria Gigliotti