Una vita spesa in prima linea in nome degli ideali di fede e giustizia quella del “giudice ragazzino” Rosario Livatino, assassinato dalla mafia nel 1990 e proclamato beato nel 2021. A lui, al suo esempio di rigore morale e professionale, al suo sacrificio e al suo impegno nella lotta a Cosa nostra e alla corruzione sono dedicate quattro giornate di eventi accolte dal Tribunale di Lamezia Terme e promosse insieme alla Diocesi di Lamezia Terme, all’Azione Cattolica e all’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme, in collaborazione con l’Associazione Do Well.
Martedì 27 febbraio sarà inaugurata la mostra “Sub tutela dei – Il giudice Rosario Livatino” con il convegno “Fede e giustizia”, alla presenza delle autorità civili e religiose e delle istituzioni scolastiche locali. Interverranno il Presidente del Tribunale dott. Giovanni Garofalo, il Procuratore della Repubblica dott. Salvatore Curcio, il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati dott. Giuseppe Pandolfo e il Vescovo della Diocesi di Lamezia Terme Mons. Serafino Parisi. Saluti istituzionali della Presidente Vicaria della Corte di Appello di Catanzaro dott.ssa Gabriella Reillo e del Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Catanzaro dott. Giuseppe Lucantonio. A seguire, mercoledì 28 febbraio, un appuntamento riservato agli studenti delle scuole superiori lametine, con il Presidente Garofalo e il Procuratore Curcio, per far conoscere ai più giovani i valori che hanno mosso la vita del giudice assassinato a soli 37 anni in “odium fidei”, come riconosciuto dalla causa di beatificazione. Gli incontri saranno moderati dal dott. Luca Torcasio, Presidente diocesano dell’Azione Cattolica.
Giovedì 29 febbraio a partire alle 17 è prevista la visita della Vita Consacrata alla mostra del beato Livatino. Infine, venerdì 1° marzo il Tribunale ospiterà la tavola rotonda “Il bene comune e il prendersi cura” sui temi del cambiamento climatico, della povertà educativa e delle disuguaglianze, temi al centro dall’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco.
“Abbiamo aderito entusiasticamente all’iniziativa promossa dall’Azione Cattolica, che segue analoghe attività già promosse in altre realtà giudiziarie – ha dichiarato il Presidente Garofalo – la figura dell’ex collega Livatino mi è molto cara, c’è un’affinità personale: alla nostra generazione fu affidata la giustizia da giovanissimi. Come lui appartengo alla generazione dei “giudici ragazzini”, avendo partecipato al concorso del 1990. Ci piace poi molto l’idea di dare valore al suo martirio religioso che ha indubbiamente una valenza anche civile, oggi attuale più che mai”.
La mostra, realizzata dal Meeting di Rimini e riproposta in diverse città italiane, non ricostruisce soltanto la sua vicenda umana e professionale, ma mette in luce come il giovane giudice, animato da una fede profonda, abbia saputo fare della sua vita “ordinaria” qualcosa di “straordinario”.
“Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili scriveva Livatino nei suoi appunti – ha ricordato il Procuratore Curcio sposando il progetto – al di là dell’attività giudiziaria forse la caratura di Livatino era tutta qui: il rovesciamento dei pregiudizi da cui non riusciamo a liberarci è il primo passo di ogni rivoluzione culturale. Anche di giustizia. La repressione giudiziaria non basta, ha una deterrenza di carattere generale ma non è risolutiva del problema. Bisogna presidiare gli spazi educativi perché solo da lì è possibile azionare processi autentici di cambiamento”.
“Sub tutela Dei” era il motto adottato fin da giovane da Livatino. La mostra, che richiama nel titolo la locuzione latina, prevede un percorso diviso in cinque parti con testi, video, immagini ed un audio rievocativo. La prima parte evocherà l’agguato e l’uccisione, oltre a ricordare una o più frasi particolarmente significative di Rosario Livatino. La seconda parte sarà dedicata alla formazione personale di Livatino ed al contesto sociale ed umano in cui è cresciuto e vissuto. Vi sarà poi un video in cui varie persone, soprattutto parenti e amici, condividono i loro personali ricordi di Rosario Livatino. La terza parte sarà invece dedicata alla figura di Livatino in qualità di giudice, dando anzitutto enfasi alla sua concezione del magistrato quale operatore di giustizia. Verranno, inoltre, spiegati il particolare contesto storico-criminale entro il quale Livatino era chiamato ad operare ed il contesto normativo allora esistente, quando le armi a disposizione degli inquirenti per combattere la malavita in genere, e la mafia in particolare, erano ancora piuttosto spuntate, mancando strumenti fondamentali. Verrà infine esplicitato come al difficile contesto sociale ed alla scarsità di mezzi egli abbia risposto mettendo tutta la sua intelligenza, la sua passione, il suo impegno ed il suo estremo rigore professionale nella ricerca della verità e della giustizia, al servizio del bene comune, tanto da attirare l’attenzione dei mafiosi, che decisero di eliminarlo.
Nella quarta parte si tratterà del martirio e della beatificazione di Livatino e, con l’occasione, si riferirà anche di Piero Ivano Nava, una persona che è stata testimone chiave nei processi per l’assassinio del giudice e che, avendo scelto di testimoniare contro la mafia, ne ha avuto la vita sconvolta ed è tutt’ora costretto a vivere sotto copertura.
Nella quinta parte, infine, si darà atto dell’eredità lasciataci da Livatino. Sarà presente un video di testimonianze di donne e uomini che in vari modi hanno conosciuto ed incontrato (chi fisicamente, chi attraverso i suoi scritti) Rosario Livatino. Inoltre, le foto di due lettere, l’una scritta da uno dei mandanti dell’omicidio, Salvatore Calafato, l’altra scritta da uno degli esecutori, Domenico Pace.
La mostra sarà aperta alla cittadinanza gratuitamente dal 27 febbraio al 1° marzo 2024 dalle ore 9 alle ore 17 e sarà supportato da visite guidate curate da giovani studenti volontari.