“Voi con la vostra vita, con l’offerta della vostra sofferenza, contribuite attivamente a trasformare la storia dell’umanità: la vostra debolezza è la forza di tutto il mondo”. Così il vescovo di Lamezia Terme, monsignor Serafino Parisi, nell’omelia della concelebrazione eucaristica da lui presieduta stamani nel santuario di Sant’Antonio con i giovani dell’Unitalsi Calabria ed alla quale hanno presenziato anche don Giovambattista Tilieci, assistente regionale Unitalsi Calabria, don Giuseppe Gigliotti, assistente diocesano Unitalsi, e don Marco Mastroianni, segretario del Vescovo Parisi.
Il Vescovo, partendo dal brano del Vangelo di oggi sulla Trasfigurazione di Gesù, nel definire questa pagina “una pagina importante del Nuovo Testamento che tra l’altro si presta ad interpretare anche altre situazioni della storia della salvezza”, ha sottolineato che “dentro questa trasfigurazione di Gesù c’è anche il rinnovamento, non solo dell’uomo, della persona, ma anche delle relazioni che vive, cioè tutto è sotto il segno della novità assoluta”.
“A questa trasfigurazione di Gesù – ha aggiunto monsignor Parisi – parteciparono – dice il teso del Vangelo – anche due personaggi dell’Antico Testamento: Mosè ed Elia che rappresentano una parte della storia della salvezza, una parte della storia che il Signore ha realizzato con il popolo di Israele ed a favore del popolo di Israele”. Da un lato, infatti, “con Mosè che porta il popolo di Israele fuori dall’Egitto si opera una trasformazione perché il popolo di Israele, che prima era schiavo in Egitto, viene trasformato in un popolo libero: il Signore cambia la persona, facendola diventare da schiava figlia di Dio”, e dall’altro c’è “Elia, colui che è il profeta che da inizio a questa nuova parte della storia di Israele, cioè un rappresentante di quegli uomini (i profeti) che, con la forza della parola di Dio detta alla comunità dei credenti, trasformano la storia. La profezia – ha proseguito il Vescovo – è la capacità di trasformare la storia con la forza della parola di Dio. Ecco, allora, che cosa è la trasfigurazione di Gesù. È proprio un principio di rinnovamento della storia, un principio di metamorfosi, di cambiamento della storia”.
Questo, per monsignor Parisi, “è anche un principio di speranza: Gesù alla fine dell’esperienza della trasfigurazione dice a Pietro, Giacomo e Giovanni, che lo avevano accompagnato e stavano scendendo dal monte, di non parlare con nessuno di questa visione se prima il figlio dell’uomo non fosse risorto dai morti”, annunciando, di fatto, la “resurrezione dai morti”. Quindi, “se il crocifisso risorge è una parola di vita, di bene, di speranza per tutta l’umanità. Non solo per questo, ma annuncia la speranza perché, e questo vorrei dirlo in modo particolare per voi che con l’Unitalsi servite le persone che sono in difficoltà, malate – ha aggiunto il Vescovo – , è una parola di speranza anche per i deboli, soprattutto per loro perché questa carne che oggi sembra essere limitata, bloccata dalla malattia, dalla carrozzina, dalle varie situazioni che sembrano limitare la vita della persona, tutte queste situazioni sono trasfigurate da Gesù, possono essere trasfigurare da Gesù, cioè contribuiscono al cambiamento della storia”.
Da qui la sollecitazione: “Dalla parola del Vangelo, allora, recuperiamo questa parola di speranza, di trasformazione, di trasfigurazione perché sia questo lo stile con il quale noi cristiani entriamo nella storia: la recuperiamo fragile e la rafforziamo con lo splendore di Dio, quello manifestato nel volto e nelle vesti di Gesù Cristo trasfigurato”.
Saveria Maria Gigliotti