di Vincenzo Rimedio, Vescovo Emerito
Si propone una riflessione che può aiutare a riconoscere Dio, invisibile in sé, ma presente e operante nelle opere meravigliose compiute, e tra queste l’uomo composto di corpo e anima.
È una breve premessa alla presentazione dell’argomento suggerito da un’interessante affermazione del poeta inglese Gerard Manley HopKins: «Il mondo è carico della grandezza di Dio».
È un’espressione letteraria e teologica, importante per l’oblio di Dio in certa cultura laicista e nell’esistenza di non pochi del nostro tempo.
Non è ammissibile da parte della ragione, e tanto meno alla luce della fede, un atteggiamento simile, di emarginazione di Dio dalla cultura e dalla vita umana.
L’apostolo San Paolo ci viene incontro con la testimonianza resa nell’Areopago agli Ateniesi: «Vedo che, in tutto, siete molto religiosi…Osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l’iscrizione: “A un Dio ignoto”. Ebbene colui…che voi adorate, senza conoscerlo, io ve l’annuncio. Egli creò da un solo uomo tutte le nazioni…perché cerchino Dio…In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo».
E il Salmo 18 rivela questa verità: «I cieli narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annuncia il firmamento». Il salmista, Davide, è pieno di stupore nel decifrare il racconto meraviglioso del cielo stellato e ricco di miriadi di astri. È un messaggio che arriva al cuore dei credenti e suscita interrogativi in tante coscienze.
Immanuel Kant, come è noto, rimaneva ammirato davanti a queste due realtà, una esterna e l’altra interna: «Il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me». Così si esprimeva a conclusione della Ragion Pratica; e non si esagera considerandoli come messaggeri del Creatore.
La Bibbia sia nell’Antico Testamento come nel Nuovo è disseminata di passi nei quali si evidenzia Dio nella sua perfezione infinita, senza limiti; sia che si tratti della sua potenza, come della conoscenza e della sua immensità.
Ecco qualche accenno: «Dio conosce ogni cosa, può compiere quello che vuole, niente è impossibile a Lui». In merito alla sua onnipresenza s’intende che è dovunque nel momento che esercita l’azione della conservazione dell’essere, che è come una continua creazione.
È vero e ineffabile questo pensiero filosofico esistenziale, dovuto alla contingenza umana e del creato.
Soltanto Dio è l’Essere sussistente, esiste da sé, mentre tutte le creature provengono da Lui con i limiti connessi con la creaturalità.
Nell’Apocalisse è presentato come l’Alfa e l’Omega, principio e fine di tutte le cose, di tutta la storia. Una domanda-chiave della ricerca religiosa: perché la creazione? Vi è quest’affermazione in filosofia: «bonum est diffusivum sui», il bene tende ad espandersi e a comunicare la vita: è stata l’opera della Creazione. Dal nulla l’Onnipotente ha dato l’essere a tutta la realtà esistente nel mondo. È questa la grandezza di Dio nel mondo: l’ateismo teorico e pratico è irrazionale, non ha alcun senso. Si ricordi per qualche scienziato ateo: “Scientia inflat”. La scienza gonfia di autoesaltazione, mentre “la carità edifica”.
Vi è un fondamento della grandezza divina? Sì, è l’Essenza di Dio che è Amore. Amore anch’esso infinito, che si è rivelato in modo particolare nel darci il Suo Figlio, Gesù, che si è dimostrato il volto umano del Padre che è nei cieli.
Dedico questo scritto al Nuovo Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Mons. Attilio Nostro, che già ha evidenziato una traccia di pastoralità, la sua vicinanza a chi ha incontrato, ed insieme al Vescovo di Lamezia Terme, Mons. Giuseppe Schillaci, che nel corso dei due anni ha potenziato nella Diocesi Lametina il senso di prossimità verso i poveri.
Il Beato Don Mottola – oggi 10 ottobre vi sarà il rito della Beatificazione – benedica le Diocesi menzionate e tutte le altre Diocesi della Calabria, Regione che assieme all’Idea, cioè a Cristo, alle Case della Carità e alla Famiglia oblata, è stata uno dei suoi grandi amori.