“Un prete libero per una Chiesa povera”. Questo il tema della due giorni di formazione promossa dalla Commissione Sovvenire della Conferenza episcopale calabra e rivolta ai seminaristi del IV, V e VI anno ed ai sacerdoti ordinati negli ultimi cinque anni.
L’incontro, aperto dai saluti di don Mario Spinocchio, rettore del Seminario San Pio X, che ha ospitato i lavori, è nato dall’esigenza, come spiegato da monsignor Stefano Rega, delegato Cec del Sovvenire, “di approfondire le tematiche relative al sostentamento del Clero” e di come, poi, Sovvenire tende a rispondere “alle necessità della Chiesa”. Monsignor Rega ha poi parlato della necessità di “uno stile di vita che susciti collaborazione nei fedeli per vivere il nostro ministero con credibilità”. Da qui la necessità di far comprendere ai giovani sacerdoti che questo sostegno è frutto di un meccanismo regolato dal Concordato tra la Chiesa in Italia e lo Stato. Possiamo dare perché riceviamo – ha concluso – e non dobbiamo avere paura o vergogna di chiedere perché non chiediamo per noi ma chiediamo per la Chiesa, per la comunità”. Ed in questo contesto, bisogna “avere uno sguardo nuovo e profetico” divenendo importante “il rispetto per quello che riceviamo che non è personale, ma è per il nostro ministero, la nostra missione, il nostro servizio” in quanto “la Chiesa ci sostiene e ci accompagna” in questo.
Di “corresponsabilità e trasparenza nella gestione delle comunità” ha invece parlato don Claudio Francesconi economo della Cei, secondo il quale “non si può chiedere corresponsabilità alle persone se non c’è trasparenza” invitando a “fare della gestione economica un atto di missione e comunione” e in quanto “luogo testimoniale non si può pensare che la gestione delle risorse non ci riguarda”. L’8xmille, per don Claudio, altro non è che “uno strumento di democrazia fiscale, come lo sono anche il 5xmille e il 2xmille”.
A fare una sorta di excursus del sistema di sostentamento al Clero, di cui quest’anno ricorre il 40/mo della sua istituzione, è stato il direttore generale dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero, Claudio Malizia, che ha approfondito il funzionamento del sistema di sostegno al clero, evidenziando come questo modello garantisca equità e stabilità ai sacerdoti nel loro ministero.
Presente all’incontro anche Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio Promozione Sostegno Economico della Cei, che ha spiegato quelle che sono le finalità del servizio Spse, sollecitando tutti ad “educare le comunità al dono” non perdendo di vista “la trasparenza che deve essere qualitativa e quantitativa” e ad essere “coerenti con la testimonianza e i principi del Vangelo” perché “essere Chiesa cattolica vuol dire fare la differenza”.
Nel corso della seconda giornata, prima dei laboratori pastorali le cui finalità sono state spiegate da Letizia Franchellucci, addetta alla segreteria, amministrazione e sviluppo dei progetti sul territorio, ci sono stati i contributi video di monsignor Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei; monsignor Erio Castellucci, vicepresidente della Cei; monsignor Domenico Pompili, presidente della Commissione Episcopale Cultura e Comunicazioni Sociali.
Ad introdurre i video e avviare la riflessione con i seminaristi e i giovani sacerdoti, don Enrico Garbuio, Assistente Pastorale e Spirituale di Sovvenire, il quale ha ricordato ai presenti che si è “nel tempo della conversione, il cui luogo privilegiato è la vita, la quotidianità. Il denaro al servizio della comunità – ha concluso – è grazia, ma diventa sterco del diavolo nel momento in cui lo tengo solo per me”.
Monsignor Baturi, nel ripercorrere i 40 anni di storia del sistema di finanziamento della Chiesa cattolica, ha sollecitato una “partecipazione attiva” per “poter condividere fino in fondo questi valori e farsi parte diligente affinché vengano compresi da chi, con atti semplici, può aiutare la Chiesa a realizzare la propria missione in Italia e nei Paesi che guardano a noi con fiducia”, non perdendo di vista i valori che devono diventare “motivo di riflessione e di educazione per i seminaristi, il clero e tutto il popolo cristiano, perché questo è un modo concreto in cui la comunità può farsi corresponsabile della missione della Chiesa, affinché si possa continuare a fare del bene a tanti”.
Dal canto suo, monsignor Castellucci partendo dall’ auspicio di papa Francesco a pochi giorni dalla sua elezione “Come vorrei una Chiesa povera per i poveri”, ha rimarcato che “il sostentamento del clero non deve essere un privilegio, ma uno strumento per la missione evangelica che si realizza nella sobrietà, nella condivisione e nel riscatto”. Là dove “povertà” non deve necessariamente significare “rinunce clamorose, ma utilizzare i beni per chi ha bisogno. Il Papa ci chiede di essere pellegrini di speranza. Abbiamo il dovere di gestire i beni con responsabilità, senza sprechi, perché il clero possa dedicarsi pienamente alla missione senza preoccupazioni materiali indebite. Se non lo facciamo, le nostre parole saranno dette al vento. Dobbiamo essere fedeli al Vangelo, che ci chiede di essere una Chiesa povera per i poveri”.
L’importanza della comunicazione per Sovvenire, è stata sottolineata da monsignor Pompili, che ha fatto notare che non si tratta di “pubblicità ma di testimonianza. Lo stile adottato negli spot dell’8xmille – ha aggiunto – ha il sapore del reportage, mostrando concretamente il bene che viene fatto. È essenziale che la Chiesa comunichi in modo chiaro e trasparente il senso di questo sistema, facendo comprendere che l’8xmille non è un privilegio, ma un’opportunità per sostenere la missione della Chiesa a servizio di tutti”. Per monsignor Pompili, infine, “la strategia del Sovvenire ha cinque obiettivi: farsi capire, affrontare la crisi, il paradosso come nuova forma di alleanza, includere attraverso la comunicazione e, da ultimo ma non per importanza, avvalersi delle possibilità del nuovo contesto che oggi definiremmo post-mediale”. Su tutto “linguaggi comprensibili a tutti”.
A conclusione della due giorni a Catanzaro, don Enrico ricorda ai presenti come “il Vangelo di Gesù elimini ogni separazione tra sacro e profano, rendendo “piena di grazia” qualsiasi realtà. Nella fede nulla è di poco conto e nulla è perduto: denaro, ordine, pulizia, buona amministrazione dei beni, inventario sono parole che entrano di diritto non solo nella Regola di Benedetto, ma anche nel vocabolario di una santità sana e credibile, buona per il monastero di Montecassino così come per ogni spiritualità autentica che deve animare le nostre comunità cristiane”.
Saveria Maria Gigliotti