“L’incontro con il povero è per me motivo di conversione”. Con queste parole, don Marco Pagniello, direttore della Caritas italiana, nel corso dell’incontro con gli operatori ed i volontari della Caritas della Diocesi di Lamezia Terme in occasione della “VI giornata mondiale dei poveri”.
“Il messaggio del Papa – ha aggiunto – è per noi. I poveri, ci dice il Vangelo, li avremo sempre con noi e non siamo chiamati a fare le cose per i poveri ma a fare delle cose con i poveri. Il ‘con’ è relazione e libera me e il povero. Nelle mense, in questi ultimi tempi, i volontari non si limitano più a servire ma, spesso, si fermano a mangiare accanto ai poveri: per noi è importante vedere nella persona prima un fratello che un utente. Se incontriamo un fratello in difficoltà dimentichiamoci che lo sarà per tutta la vita: ha dei bisogni, dei diritti. Noi apriamo le strade, indichiamo cammini, poi lo è Stato che deve fare e noi dovremmo aiutare chi governa a fare ciò di cui c’è bisogno. Le persone non sono soltanto portatrici di bisogni, ma anche di risorse. Siamo chiamati ad attivare meccanismi perchè camminino da sole. Noi dobbiamo essere contenti quando le persone camminano da sole ed il prossimo anno mi piacerebbe sentire che un servizio è stato chiuso perché non c’era più bisogno”.
Don Marco ha poi sottolineato che “il contrario della povertà è l’ingiustizia e tutto questo (i resoconti dei vari servizi, ndc) ci serve per poter dire che c’è tanta ingiustizia e non per dire quanto siamo bravi. Ci sono tante ingiustizie e la più grande è quella di non condividere. Dietro ogni miseria c’è un’ingiustizia”.
“Questa giornata – ha aggiunto il direttore di Caritas italiana – deve servire soprattutto a noi. Oggi, poi, c’è una cultura dello scarto che passa anche attraverso delle piccole scelte. Ad esempio, un tempo, quello che avanzava a pranzo si mangiava la sera. Oggi non è così. La miseria è figlia dell’ingiustizia ed il nostro servizio deve servire innanzitutto a combattere ed a rimuovere le cause della povertà. Ecco perché i nostri servizi devono essere tutti educativi, cioè tiriamo fuori dalle persone che incontriamo le risorse necessarie perché loro possano fare da sole”.
Ma, accanto alla povertà che nasce dall’ingiustizia, come ha ricordato don Marco, c’è “la povertà che libera”, come scrive il Papa nel suo messaggio per la VI giornata dei poveri, e che “al contrario, è quella che si pone dinanzi a noi come una scelta responsabile per alleggerirsi della zavorra e puntare sull’essenziale”.
Da qui l’invito di don Marco ad “essere poveri che vuol dire alleggerirci di tutto ciò che, a volte, ci appesantisce come il pregiudizio” sollecitando, nel contempo, ad essere “comunità inclusive: non chiudiamoci, ma raccontiamo quello che viviamo”.
Ad introdurre i lavori, è stato don Fabio Stanizzo, direttore della Caritas diocesana che ha sollecitato a ricercare “le povertà invisibili” come, ad esempio, “quelle educative con famiglie che hanno difficoltà anche ad aiutare i propri figli a studiare, oppure quelle legate al mondo degli anziani che vivono la solitudine”.
A fornire i dati relativi ai vari servizi sono stati operatori e volontari: Alessandra Cugnetto (mediatrice linguistico-culturale al Centro di ascolto diocesano); Elisabetta Cerminara (assistente sociale al Centro interculturale insieme); Sandro Ungaro (psicologo ed operatore del dormitorio); Maria Concetta Briatico (operatrice mensa, docce e centro vestiario); Fiorella Montuoro e Claudio Sabatino (operatori Caritas per Agea); Rosanna Pullia (volontaria emporio della solidarietà); Maria Piera (volontaria al Centro di ascolto interparrocchiale “San Pancrazio”); don Giacomo Panizza (vice direttore della Caritas diocesana).
Saveria Maria Gigliotti