Caro Don Serafino,
mi è stato affidato un compito non facile questa sera, quello di esprimere a nome di tutta la parrocchia il “ringraziamento” a Dio e a te per questi sei anni di parrocato.
È un compito arduo non solo perché potrei correre il rischio di personalizzare troppo le mie parole, vista l’amicizia e la stima reciproche che ci legano da tanti anni, ma anche perché questi sei anni, nonostante le grandi difficoltà dovute soprattutto alla pandemia, sono stati così intensi che potrei stare qui un’intera serata a parlare!
E, allora, nel cercare di ripercorrere e sintetizzare il cammino fatto in questi anni, voglio partire proprio dalla fine, dall’ultima pagina di questo bellissimo capitolo della storia della nostra parrocchia: la serata di ieri.
La Cattedrale ha vissuto tante ordinazioni sacerdotali, professioni religiose, consacrazioni episcopali, ma l’emozione vissuta ieri e stata veramente grande, perché un figlio (adottivo) della nostra parrocchia è diventato Vescovo. Questo ci rende orgogliosi, ma al tempo stesso ci da una grande responsabilità, perché se tu sei figlio della parrocchia, in uno scambievole Amore cristiano, noi siamo figli tuoi e, come tali, abbiamo il dovere di continuare a testimoniare ciò che tu hai testimoniato a noi; ieri sera, con la tua Consacrazione, anche noi, insieme alla comunità di Santa Severina che ti ha generato e a tutte le parrocchie affidate negli anni alla tua guida, tutti noi siamo stati “consacrati” con te all’impegno di donare ciò che tu hai donato per continuare a percorrere la strada che tu hai tracciato.
Il 3 luglio di sei anni fa, ti abbiamo accolto festosi nella nostra “casa parrocchiale” e tu ci hai accolti nel tuo cuore con la consapevolezza di raccogliere un’eredità difficile: i tanti anni di parrocato di don Ezio ci hanno profondamente legati a lui e tu sapevi bene che avresti dovuto subire un continuo confronto. Eppure, in un reciproco scambio d’Amore, abbiamo cominciato, insieme, a servire Dio seguendo, nonostante le nostre debolezze, i suggerimenti dati dalla Sua Parola. E tu, attraverso la tua predicazione “forte”, “puntuale”, “decisa”, hai cercato di svelarci il senso della Parola, perché imparassimo a capire che è in essa che si nasconde il Progetto di Dio su di noi. Spesso ti abbiamo sentito pronunciare le espressioni “…questa è la sfida…”, “…questo è il sogno…”, “…questa è la speranza…”
Ebbene, da queste tue parole abbiamo intuito che tu sei un sognatore che affonda le radici dei suoi sogni non nelle nuvole, ma nella Parola di Dio che si fa Storia. Ieri sera, nel tuo discorso di ringraziamento, hai fatto riferimento alla tua esperienza romana, ed in particolare a quando il tuo parroco ti invitò ad uscire dalla biblioteca per andare in mezzo alla gente nel quartiere della Prenestina e lì hai avuto l’intuizione che la Parola da te tanto studiata e amata, andava riversata su coloro che il Signore poneva sul tuo cammino e, forse, hai compreso che la sete di Dio non si esaurisce nello studio, ma trova consolazione, compimento e risposta nel Servizio e nella Carità.
Ecco, caro Don Serafino, in questi sei anni tu sei stato non solo Maestro della Parola, ma anche Maestro del Servizio. Entrambi questi elementi, che si fondono nell’Amore di Dio, li hai resi visibili nel tuo Stemma (l’ Alfa e l’Ornega, la Croce e l’Inscrizione), ma li hai resi visibili ancor prima in questa parrocchia dove hai fatto in modo che la Parola e la Carità convivessero per aprire i nostri cuori al Sogno, alla Sfida, alla Speranza.
Caro Don Serafino, ricordo ancora le parole delle tue prime omelie, quando, richiamando le nobili origini storiche e culturali della città di Pitagora, ci esortavi a svegliarci, per metterci in cammino insieme, senza più crogiolarci nel ricordo vano di un passato glorioso, ma impegnandoci a scrivere nuove pagine di storia in cui raccontare paradossalmente un futuro nuovo, libero e proficuo perché in linea con il Progetto di Dio. Ricordo quando, per illustrare il Progetto hai convocato un Consiglio Pastorale aperto che accogliesse tutti i parrocchiani perché ognuno si sentisse protagonista di quest’avventura. Così, hai iniziato a realizzare il “Sogno”, un po’ come San Francesco e come un bravo architetto hai cambiato i connotati alla chiesa: i lavori in Sagrestia, l’impianto di illuminazione, la riorganizzazione dei locali della Caritas parrocchiale. Hai tolto un bel po’ di sedie … suscitando non poche polemiche, ma con questa scelta ci hai esortati a metterci in cammino per non restare lì seduti come spettatori inermi di uno spettacolo teatrale. Hai voluto che imparassimo a pregare mettendoci in ginocchio di fronte al Santissimo, sostituendo le panche con gli inginocchiatoi, perché la preghiera non è fare salotto, ma è una cosa seria e anche per questo hai voluto dare più dignità al coro, offrendoci uno spazio tutto nostro, nel quale abbiamo potuto svolgere bene il nostro servizio alla Liturgia.
Hai avuto attenzione per ogni particolare al fine di rendere la Casa di Dio semplice, essenziale, pulita … bella! Qualche lavoro è rimasto incompiuto, a noi il compito di proseguire, dunque! Ecco, volendo sintetizzare in una parola la tua azione, potremmo dire che è stata “trasparente” perché dal tuo operato “trasparisse” solo ed essenzialmente Dio.
Ci ha colpito, inoltre, la tua continua attenzione agli ultimi, educandoci a non perdere mai di vista i loro bisogni. Particolare attenzione l’hai avuta verso i bambini “speciali”: hai curato l’organizzazione del catechismo facendo in modo che nessuno di loro rimanesse indietro rendendoli sempre protagonisti della vita della parrocchia.
Hai saputo ascoltare il pensiero e la voce di tutti esprimendo sempre con grande schiettezza e sincerità il tuo pensiero; insomma, non sei uno che te la manda a dire!!! E noi, abbiamo imparato ad apprezzare questa tua sincerità, anzi, da essa abbiamo imparato ad essere sinceri e diretti anche noi. In questo dialogo “libero” e “aperto” abbiamo anche apprezzato le volte in cui con grande umiltà hai chiesto scusa se non sei riuscito a comprendere fino in fondo il nostro pensiero. In realtà, siamo noi che dobbiamo chiederti scusa se tante volte non siamo riusciti a starti dietro; con la tua Consacrazione abbiamo compreso che tu stavi percorrendo una strada ben più grande della nostra!
Abbiamo ancora un altro motivo per ringraziarti: per una tua intuizione, la nostra parrocchia può beneficiare del prezioso servizio svolto dalla piccola Fraternita delle nostre Suore, Suor Loredana e Suor Raffaella. Fosti proprio tu a proporre a Mons. Graziani di accogliere in parrocchia e, dunque, in Diocesi, queste nostre sorelle che ti chiediamo di sostenere ancora con la tua preghiera perché possano continuare a diffondere “il Profumo di Dio” nella nostra Chiesa.
Insomma, caro Don Serafino, ci sarebbero ancora tante cosa da dire, ma mi voglio fermare qui, lasciando che sia lo Spirito Santo a suggerire a ciascuno di noi un motivo per ringraziare Dio per il dono della tua presenza in questi anni. Ti chiediamo ancora scusa se in questo tempo così difficile della pandemia, tante volte ti abbiamo lasciato solo a tenere il timone, ma tu, guidato come sempre dalla Parola, sei riuscito a mantenere la rotta.
È stato un onore averti come parroco, una ricchezza infinita le tue omelie e le lezioni della Scuola Biblica. Ma, ancor di più, è stata una ricchezza infinita la possibilità di incontrare te, col tuo sorriso, con le tue battute, con la tua gentilezza e la tua eleganza.
La cosa che ricorderemo sempre è l’aver scoperto in più di un’occasione che dietro ad un’apparente corazza, si nasconde un cuore pronto ad emozionarsi ed emozionare perché, cosa non scontata in uomini di grande cultura come te, sei legato a valori umani semplici, profondi e veri come il rispetto e l’attaccamento alla famiglia, sempre al centro dei tuoi discorsi. Il riferimento continuo alla tua mamma e al tuo papà ci ha portati ad affezionarci inevitabilmente a loro; le tante volte in cui li hai citati con grande commozione, le dolci parole che hai usato nei loro confronti e tuoi occhi pieni di lacrime, rimarranno sempre nei nostri cuori. Sappi che come la tua mamma, che con grande maestria ha saputo ricamare la tovaglia con la quale ieri è stato asciugato il tuo capo, allo stesso modo anche tu hai saputo ricamare un tratto dalla nostra storia lasciando una traccia bellissima della tua presenza.
Ora ci lasci il testimone, come dicevo all’inizio, una grande responsabilità, e ci auguriamo di riuscire a portare avanti il Sogno e di vincere la Sfida per costruire una Chiesa viva, libera e trasparente.
Rimarremo legati a te nella preghiera affidandoti ancora una volta alla Vergine di Capo Colonna: il suo sguardo materno e profondo ti segua sempre e ti aiuti a comprendere di più e meglio la Parola di Dio per scoprire con Lei il cammino da percorrere.
II Vangelo di oggi, come diceva ieri il Padre Arcivescovo durante la sua omelia, ti vuole “Vescovo Missionario” e ti suggerisce gesti concreti da compiere per realizzare un nuovo grande Progetto d’Amore nella Chiesa di Lamezia, con la consapevolezza che Dio ti proteggerà sempre. II segno compiuto ieri della Parola di Dio riposta sul tuo capo è stato molto bello e nel tuo caso, per te che sei così profondamente innamorato della Parola, ancora più significativo: e all’ombra della Sua Parola che tu continuerai a scrivere, anzi, a “ricamare” il Progetto, il Sogno di Dio nel cuore delle persone che il Signore ti affiderà.
Noi pregheremo per te, Padre, Fratello, Figlio, Amico nostro … Ancora grazie, Sua Eccellenza e Buona Missione!
Crotone, 03 luglio 2022
Miriam Galea, per la Comunità Parrocchiale “San Dionigi” (Crotone)