“Il Papa non è fuori pericolo. In questo momento non è in pericolo di vita, ma la situazione è realisticamente questa. È aperta la porta a tutte e due le possibilità”. Lo ha dichiarato Sergio Alfieri, direttore del Dipartimento medico-chirurgico del Policlinico Gemelli e responsabile dell’équipe del Gemelli che ha in cura il Papa, durante il briefing sulla prima settimana di ricovero di Papa Francesco nel nosocomio romano, tenuta insieme a Luigi Carbone, vicedirettore del Dipartimento Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano e medico referente del Santo Padre. “I bollettini medici sono una sintesi di quello che dicono tutti i nostri colleghi della nostra équipe insieme a noi, e poi d’accordo col Santo Padre diamo notizie al mondo. E lui ha voluto che noi dicessimo sempre la verità. È stato lui a chiederci di dire: io mi rendo conto di essere un signore anziano e di avere problematiche croniche. Anche se guarirà, la bronchite asmatica e le bronchiectasie rimangono. La malattia cronica rimane”.
“Il vero rischio è la sepsi”, ha rivelato Alfieri in risposta alle domande dei giornalisti. “Il Santo Padre sa che è in pericolo e ci ha detto di trasmetterlo”, ha riferito Alfieri: “Se, malauguratamente, nonostante tutte le terapie e dosandole con bassissimi livelli di cortisone, uno dei germi dovesse passare nel sangue, qualsiasi paziente avrebbe una sepsi. E da una sepsi, alla sua età, potrebbe essere difficile uscirne. Il vero rischio è che questi germi passino nel sangue. Per ora l’infezione è contenuta, ma è presto”.
“Il Papa resterà ricoverato al Policlinico Gemelli tutto il tempo necessario affinché possa tornare a Santa Marta e proseguire la terapia in sicurezza”, la risposta sui tempi di degenza.  “Il Papa legge, firma documenti, ci fa battute, però ha una polmonite bilaterale”, ha reso noto Alfieri: “Le terapie richiedono tempo: tornerà a Santa Marta quando non sarà più necessario somministrare cure ospedaliere”. Sulla durata del ricovero ha poi aggiunto: “Almeno tutta la prossima settimana. Deve uscire che sta bene, e noi lavoriamo per questo. Poi la porta è aperta a tutte le possibilità, se le cose non dovessero andare bene. Noi abbiamo visto miglioramenti degli esami, ma ci vuole tempo. Rispetto a quando è arrivato va molto meglio, ma in un giorno la situazione potrebbe cambiare, perché sta facendo un carico importante di medicine”. “Il Papa non è fuori pericolo”, ha ribadito Carbone: “Basta pochissimo per potersi squilibrare. In questo momento è impossibile dare una tempistica”. Quanto al comportamento del papa da paziente, Alfieri ha detto: “Qui al Gemelli fa tutto quello che gli chiediamo di fare”. “Anche a Santa Marta”, gli ha fatto eco Carbone: “Il Papa tiene tanto alla Chiesa. Ha messo davanti la Chiesa e nel frattempo si è fatto curare tranquillamente”.
“Il Papa non è attaccato a nessun macchinario: mette i naselli quando ha bisogno di un po’ di ossigeno, ma respira autonomamente”, ha precisato Alfieri descrivendone nel dettaglio le condizioni attuali di salute: “Il Santo Padre non è allettato, si mette in poltrona, ci riceve, lo andiamo a visitare e lui mantiene il suo buonumore”, ha proseguito, raccontando un aneddoto personale: “Un giorno l’ho salutato: ‘Santo Padre’, e lui mi ha risposto: ‘Santo figlio’. È presente. Si alza dal letto, va in poltrona, lavora, poi c’è un ufficio e la cappella. Anche oggi si è fermato in cappella a pregare. Il Papa si rimetterà e tornerà a Santa Marta. Noi lavoriamo per curare il paziente. La parte cronica non guarirà, la parte acuta sarà risolta e quella meno acuta sarà gestita a Santa Marta”. “Poi quello che farà il Papa lo deciderà lui”, la risposta a una domanda sulle modalità dell’Angelus di domenica prossima. “Il Papa risponde alle terapie”, ha inoltre precisato Carbone: “Non sono state cambiate, ma sono state potenziate”. Altro dato confortante: Francesco “mangia regolarmente e con appetito”.
“Rispettiamo la sua privacy e la sua intimità”, l’invito finale di Alfieri, in risposta ad una domanda dei giornalisti sul motivo dell’assenza di fotografie del Papa in questo ricovero.  “Vogliamo una foto del papa con il pigiama sui giornali?”, ha ironizzato Alfieri: “Quando si vorrà far vedere, si farà vedere, ma si vestirà da papa. Se metto una foto del Papa in difficoltà, trasmetto che il Papa è in difficoltà”. “Aiutiamolo in questo momento”, l’appello ai giornalisti: “non facciamo titoli o fake news, i bollettini medici dicono la verità perché ce lo chiede lui. Lui ha sempre detto la verità, non ha mai nascosto le sue fragilità, quello che si scrive è la verità”.
Da “condizioni discrete” a “lieve miglioramento”, passando per “condizioni stazionarie”. Da infezione delle vie respiratorie a polmonite bilaterale, passando per infezione polimicrobica. Si possono sintetizzare così le diagnosi finora registrate sulla salute del Papa, in questa prima settimana di ricovero. Il primo bollettino medico, risalente al 14 febbraio, riportava “condizioni discrete” con “lieve alterazione febbrile”. Sabato 15 la diagnosi era di infezione alle vie respiratorie, con “alcuni valori in miglioramento” e la prescrizione di “riposo assoluto”. Domenica 16 le condizioni di salute del Santo Padre venivano definite “stazionarie”, mentre il giorno successivo, lunedì 17, la diagnosi cambiava in “infezione polimicrobica delle vie respiratorie” e, per la prima volta, nel primo bollettino della giornata si certificava un “quadro clinico complesso” che “richiederà una degenza ospedaliera adeguata”. Il secondo bollettino medico della serata confermava “condizioni cliniche stazionarie”, precisando che il Santo Padre era apiretico. Ancora “quadro clinico complesso” per martedì 18, giorno in cui la diagnosi è cambiata nuovamente: “polmonite bilaterale”. Mercoledì 19, di nuovo “condizioni stazionarie”, ma con un “lieve miglioramento” degli esami del sangue. “In lieve miglioramento” anche giovedì 20 febbraio le condizioni cliniche del Santo Padre.

M.Michela Nicolais (AgenSir)