Nella mattina di venerdì 28 marzo alle ore 7.00 nella Cappella dell’Episcopio, Sua Eccellenza Monsignor Cantafora ha celebrato l’Eucarestia con i religiosi della Diocesi. Erano presenti quasi tutti i membri delle comunità religiose operanti in Diocesi.Di seguito il testo dell’omelia. Carissimi sacerdoti, permettetemi di ringraziarvi per essere qui, questa mattina, a concelebrare l’Eucarestia. Il sacrificio che offriamo insieme faccia crescere la nostra comunione con Dio e tra di noi. Meditiamo sul Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Gli scribi ed i dottori della Legge sono curiosi di sapere da Gesù qual è il primo di tutti i comandamenti. Neanche oggi manca gente che ci pone domande del genere, desiderosi di sapere cosa è più importante nel Cristianesimo. Alcuni dicono che è l’essere battezzati. Altri dicono che partecipare alla Messa della domenica. Altri ancora: amare il prossimo e lottare per un mondo più giusto! Altri si preoccupano solo delle apparenze o degli incarichi nella Chiesa.
Certo, non possiamo nascondere che dietro questa tendenza a sapere cosa è più importante, in realtà si può nascondere il desiderio di sapere il minimo da vivere per essere dei buoni cristiani. Ma come affermava un maestro di vita spirituale: “Il massimo che dobbiamo fare per il Signore, è sempre il minimo”. Eppure le parole di Gesù allo scriba, mettono al centro la Parola dello Shemà, ovvero il cuore della relazione di ogni israelita con Dio. Il primo dei comandamenti pertanto comincia con “Ascolta Israele”. Questa parola svela una realtà fondamentale dentro il nostro cuore. Noi per vivere prestiamo ascolto e attenzione necessariamente a qualcosa. Il problema è che neanche noi consacrati, siamo immuni dal sentire voci che non ci portano a Dio. Cari fratelli, siete religiosi e pertanto avete fatto dell’obbedienza un voto a Dio. Sappiamo che obbedienza è stare “sotto l’ascolto” di una Parola. Ebbene ci chiediamo a chi abbiamo dato ascolto nella nostra vita? A chi prestiamo la nostra attenzione? Per questo motivo, un buon servo del Regno, come prima cosa da fare per il suo Signore, deve ascoltare. Cosa fare per Dio nella nostra vita? Ascoltarlo! Cosa fare per il mondo in questo tempo? Ascoltare il suo vero grido, oggi purtroppo senza voce. Dal vero ascolto di Dio, nasce la vera obbedienza e la vera liberà per servire nella giustizia e nella santità il Regno di Cristo che cresce nel mondo. Il tempo di Quaresima è un tempo di conversione e di cambiamento della propria mentalità. E uscire dalla propria mentalità è proprio ascoltare un Altro, mettendosi nell’atteggiamento del discepolo che ascolta il cuore del Maestro. Ascoltare l’Altro ci salva dalla tentazione di vivere per se stessi, perché ci apre a una misura diversa dalla nostra. Si può vivere insieme e in relazioni fraterne solo se ci accetta il reciproco discepolato. L’altro può essere sempre mio maestro. Scriveva il monaco Silvato del Monte Athos: “Quando guardi gli uomini, di’nel tuo cuore: tutti saranno salvati, io solo sarò dannato. Se pensi all’inferno, credi che esso esiste ma solo per te che sei peccatore”. Quali parole seguono nello Shemà. “Il Signore è uno”! Il Signore è uno, ovvero Lui è l’unico necessario. Ascoltare questo Vangelo ci invita a rivedere la nostra vita religiosa, concretamente rivedendo l’ordine delle priorità. Dio è davvero l’unica cosa che conta, che vale per me? Se non difendiamo la priorità della nostra vita, a che cosa ci serve il resto in cui ci disperdiamo e affanniamo? Una sola cosa ci è necessaria, Dio. E voi religiosi, con il segno della speciale consacrazione che anticipa i cieli nuovi e la terra nuova, a questo costantemente ci richiamate. E andando avanti nello Shemà, scopriamo che Dio è la priorità della nostra vita, solo se amiamo. è una Parola di libertà, quella che abbiamo appena ascoltato.Il rapporto con Dio non è un rapporto di schiavitù o di sottomissione, è un rapporto di amore. E in ogni rapporto d’amore è necessario scoprire quanto si è importanti. Per questo poi si parla del cuore, dei pensieri e delle forze. Si, carissimi padri. Siamo avanti negli anni quasi tutti e sappiamo che nessuno ci salva dall’avere a cuore cose sbagliate. Possiamo investire il nostro cuore, i nostri pensieri e anche le nostre forze in cose sbagliate. Per questo il nostro esame alla luce di questa Parola ancora prosegue. Cosa stiamo amando con le nostre forze? In cosa ci stiamo spendendo? Il dialogo di Gesù con lo scriba termina con questa frase che può sembrare un complimento: “Non sei lontano dal Regno di Dio”. Ma sappiamo bene che non si tratta di essere vicini o lontani dal Regno di Dio, l’unica cosa necessaria è entrare nel Regno di Dio. Essere vicini e non entrare è come stare sulla soglia di una casa e non entrarci. Anche noi possiamo conoscere questa pagina del Vangelo, ascoltarla, meditarla e insegnarla, ma non entrarci. Rischiamo di sapere, ma non obbediamo. Conosciamo, ma forse non viviamo a pieno. La Parola di Dio ci chiede oggi non solo vicinanza, ma disponibilità a entrare nel Regno con il nostro cuore, con il nostro pensiero e con le nostre forze. La Vergine Maria, Madre di Misericordia, accompagni la nostra preghiera con la sua preghiera per poter vedere con uno Spirito nuovo la nostra consacrazione al Signore ed entrare veramente nel Regno di Dio.