Nella settimana in cui è ricaduta la festività di San Giuseppe è doveroso cercare di capire e valutare la figura del padre. Da una parte esso è una colonna sociale sulla quale si regge il nostro sistema basato su famiglia e lavoro. La famiglia è il primo e primario istituto educativo dello Stato. Per i figli il padre è un riferimento morale,spirituale, educativo, affettivo ed economico. Il padre insieme alla madre è la tutela e garanzia verso lo Stato che la famiglia ed i figli siano tutelati nella loro integrità fisica e mentale. Dall’altra parte è un diritto inalienabile dell’uomo quello di poter godere di un padre quando è figlio e di poter godere di un figlio quando è padre. Ma la paternità oggi è assente? Il padre è colui che non svolge le sue naturali funzioni educative e sociali all’interno dell’istituto familiare? Di certo la figura del padre è totalmente cambiata rispetto agli anni ’60 quando svolgeva questo ruolo solamente in modo autoritario con pochissimi rapporti con i figli.
Ma oggi mentre da una parte si potrebbe pensare che la crisi della figura del padre ha reso i figli più soli ed incapaci nell’affrontare la grande e complessa sfida della vita, dall’altro si vede, nell’ambiente familiare un padre più presente che svolge compiti e funzioni che un tempo erano relagati alle mamme. Basta pensare al congedo di paternità obbligatorio o facoltativo. Il primo previsto dall’art. 4 della legge n. 92 del 2012 c. 24 a 26 che prevede misure sperimentali in favore della maternità e paternità: “Al fine di sostenere la genitorialità, promuovendo una cultura di maggiore condivisione dei compiti di cura dei figli all’interno della coppia e per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, in via sperimentale per gli anni 2013-2015, il padre lavoratore dipendente, entro i cinque mesi dalla nascita del figlio, ha l’obbligo di astenersi dal lavoro per un periodo di un giorno”. Il secondo prevede che “entro il medesimo periodo (di cinque mesi), il padre lavoratore dipendente può astenersi per un ulteriore periodo di due giorni, anche continuativi, previo accordo con la madre e in sua sostituzione in relazione al periodo di astensione obbligatoria spettante a quest’ultima”. E facile capire come la legge tende a far emergere il ruolo essenziale della bi-genitorialità. Ma è veramente nuova questa forma di concezione della famiglia? Due grandi figure hanno da millenni dato un esempio grande della bigenitorialità e sono La Madonna e San Giuseppe che hanno protetto sempre insieme il loro bambino “Gesù” da qualsiasi attacco esterno. Ma la magnifica figura di San Giuseppe, nella sua qualità di padre, è da esaltare ed imitare poiché Egli è tenerissimo e dolcissimo nella crescita del suo bambino e contestualmente protettivo. Svolge la sua funzione di padre con l’autorevolezza che dovrebbe essere imitata da molti papà. Papa Benedetto XVI al tempo del suo pontificato si è soffermato sull'importanza della paternità, dicendo: "Non è sempre facile oggi parlare di paternità. Soprattutto nel mondo occidentale, le famiglie disgregate, gli impegni di lavoro sempre più assorbenti, le preoccupazioni e spesso la fatica di far quadrare i bilanci familiari, l'invasione distraente dei mass media all'interno del vivere quotidiano sono alcuni tra i molti fattori che possono impedire un sereno e costruttivo rapporto tra padri e figli La comunicazione si fa a volte difficile - ha detto il Pontefice - la fiducia viene meno e il rapporto con la figura paterna può diventare problematico; e problematico diventa così anche immaginare Dio come un padre, non avendo modelli adeguati di riferimento. Per chi ha fatto esperienza di un padre troppo autoritario ed inflessibile, o indifferente e poco affettuoso, o addirittura assente, non è facile pensare con serenità a Dio come Padre e abbandonarsi a Lui con fiducia". La paternità di Dio, ha aggiunto il Papa "è amore infinito, tenerezza che si china su di noi, figli deboli, bisognosi di tutto"
Graziella Astorino