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La parola del Vescovo

Lamezia sarà una bella città, solo se accoglie

Paolo Emanuele · 11 anni fa

Si è svolto lo scorso 4 marzo il Convegno Diocesano sull’Immigrazione dal titolo Lamezia Terme: città accogliente? Le sfide di una città: tra convivenza civile e futuro. Il convegno ha preso spunto dalla presentazione dei dati sulla realtà migratoria aggiornata al 2013, facendosi eco di riflessioni e testimonianze sulla realtà e qualità dell’accoglienza nella città lametina.Il Vescovo ha iniziato i lavori con la sua prolusione, affermando che è compito della Chiesa “comprendere le cause che sono alle origini delle migrazioni, ma anche a lavorare per superare gli effetti negativi e a valorizzare le ricadute positive sulle comunità di origine, di transito e di destinazione dei movimenti migratori”.

Mons. Cantafora si è poi soffermato sul volto della città lametina che appare come una convivenza di diverse etnie e anche religioni. Solo la sfida dell’accoglienza può rendere bella e migliore questa comunità. Di seguito il testo dell’intervento. Si tratta del ventitreesimo rapporto sull’immigrazione che presentiamo oggi a Lamezia Terme. La Caritas, insieme alla Fondazione Migrantes, da 23 anni prova a riflettere in maniera decisa e appassionata su questo fenomeno dell’immigrazione, che ha assunto ormai dimensioni nuove sia per la quantità delle persone che coinvolge, che per la qualità del fenomeno stesso. Come scrive Papa Francesco nell’ultimo Messaggio per la giornata dei migranti e dei rifugiati: “La Chiesa si impegna a comprendere le cause che sono alle origini delle migrazioni, ma anche a lavorare per superare gli effetti negativi e a valorizzare le ricadute positive sulle comunità di origine, di transito e di destinazione dei movimenti migratori” Per questo motivo, l’appuntamento odierno organizzato dall’Ufficio Diocesano Migrantes e dalla Caritas, ritengo che debba essere colto con molta attenzione da tutti noi. Lamezia Terme appare come una città in cui sono chiamati a convivere etnie e anche religioni diverse, ma nessuno è esente dal dovere di lavorare e impegnarsi per il bene comune, la convivenza pacifica e l’ordinato sviluppo umano, sociale ed economico dell’intera comunità. Certo la chiave di volta di questo nuovo processo è la parola: accoglienza. La presenza fra di noi di persone che appartengono ad altre culture richiede un impegno concreto per esercitarci alla fiducia reciproca, a una maggiore conoscenza e disponibilità all’incontro. Il desiderio è quello di rafforzare la collaborazione per promuovere al meglio la vita civile della polis e del territorio. Eppure, i fatti tragici e la drammatica quotidianità degli immigrati palesa quanto sia facile chiudere le proprie frontiere all’altro. I migranti sono una sfida da cogliere per la comunità cristiana, perché la Chiesa è una realtà senza frontiere fin dalla sua nascita. Per questo motivo invece di temere la distruzione dell’identità locale dobbiamo giocarci nel creare nuove sintesi culturali. Scrive il Papa: “Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti, e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Come sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che collegano, mettono in relazione, favoriscono il riconoscimento dell’altro!” (Evangelii Gaudium, n.210). Sono sincero: vorrei tanto che le parole del Papa si potessero applicare alla nostra città di Lamezia Terme. Come sarebbe bella Lamezia Terme, se in essa non ci fosse il forestiero, ma il fratello, la sorella da accogliere, visitare e incontrare. Come sarebbe bella Lamezia Terme se avesse più spazi di incontro e di relazioni franche e costruttive. Purtroppo l’indifferenza, gli effetti della cultura dello scarto e il crescente individualismo contraddistinguono in buona parte la nostra convivenza sociale. Nella Scrittura diverse volte vediamo Dio che ascolta la voce e il grido del povero, dell’esiliato e dell’emarginato. è una preghiera, quella degli ultimi, che Dio non può non ascoltare. Ma l’ascolto di Dio si trasforma in domanda per noi. Dio continua a chiedere a ciascuno di noi: «Dov’è tuo fratello?» (Gen 4,9). Dov’è il tuo fratello schiavo? Dov’è quello che stai uccidendo ogni giorno nella piccola fabbrica clandestina, nella rete della prostituzione, nei bambini che utilizzi per l’accattonaggio, in quello che deve lavorare di nascosto perché non è stato regolarizzato? Non facciamo finta di niente. Ci sono molte complicità. La domanda è per tutti! Nelle nostre città è impiantato questo crimine mafioso e aberrante, e molti hanno le mani che grondano sangue a causa di una complicità comoda e muta (cfr. E.V. n.213). L’augurio è che questi momenti di incontro siano occasioni per scuotere le nostre coscienze e il nostro pacifico modo di vivere, troppo spesso segnato dall’indifferenza.Apriamoci al miracolo dell’accoglienza, solo in questo modo regaleremo un volto migliore alla nostra città. Ringrazio ancora il Direttore dell’Ufficio Migrantes, Suor Manuela, e Padre Valerio direttore della Caritas, mentre rinnovo il mio invito a proseguire per questa bella strada dell’integrazione e della solidarietà, in cui la Chiesa vuole essere un volano e un aiuto a tutta la società civile. Con l’augurio di ogni bene, il Signore aiuti tutti noi a costruire la bella città di Lamezia Terme, e la diocesi intera, sempre più aperta e ospitale per tutti.

Don Roberto Tomaino