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Vita diocesana

La lotta alla cultura della morte mediante l’impegno e la testimonianza a servizio per la vita

Paolo Emanuele · 11 anni fa

Il giorno dopo la morte di Fabiana Luzzi, la giovane sedicenne uccisa in modo violento dal fidanzato, Federvita Calabria ha premiato i vincitori del XXVI Concorso scolastico Europeo avente come titolo: “Uno di noi. La persona Umana nel cuore dell’Europa”.

I giovani vincitori sono stati selezionati su migliaia di partecipanti che hanno predisposto un elaborato nel quale hanno avuto modo di riflettere sul tema in questione. Ad ottobre vivranno un’esperienza unica poiché andranno a visitare le Istituzioni Europee a Strasburgo e partecipando ai lavori del Parlamento Europeo, avranno modo di portare la loro visione dell’Europa.

Potrebbe essere considerato non un caso che la cerimonia di premiazione, nonostante il clima del lutto, si è svolta a Corigliano Calabro, nell’istituto scolastico secondario nel quale è alunno il giovane omicida. Il segno profetico consiste nel fatto che la violenza e la cultura della morte, non hanno l’ultima parola ed i giovani possono lottare a partire da quegli stessi ideali e sentimenti di vita che portano nel cuore.

Ed è proprio a studenti e professori di quell’istituto secondario, scossi per la tragica morte di Fabiana che come Movimento per la Vita abbiamo portato un messaggio e una testimonianza di esperienza a servizio della vita.

La domanda a cui abbiamo voluto rispondere è la seguente: Come possiamo prevenire che accadano queste tragedie? Come possiamo lottare contro la cultura della morte?

La risposta che come formatore regionale ho portato è l’esperienza di un volontariato per un rinnovato impegno dei giovani a servizio della vita. Con la mia testimonianza ho quindi motivato sul perché un giovane si impegna a servizio della vita e decide di farne un percorso personale di crescita e di apostolato nella società.

Questa stessa testimonianza riporto di seguito anche a voi lettori.

Qualche anno fa mi hanno invitato a partecipare ad un incontro – convegno sulla vita.

Ci sono andato per curiosità ma anche incoraggiato dal fatto che sarei stato insieme ad alcuni amici del cammino di fede di cui faccio parte.

In quell’incontro si è parlato di aborto, della solitudine che vivono le madri, della cultura di morte che sta diffondendosi nella società.

Ho scoperto che in Europa avvengono un milione e mezzo di aborti all’anno, di cui 120-130 mila in media nella sola Italia. Ciò che ha toccato il mio cuore è stato sapere che la vita di tanti bambini indifesi viene soppressa proprio nel grembo che dovrebbe dargli la vita. Il pensare a questo evento ha suscitato in me un sentimento di vuoto , desolazione.

Ed allora mi sono chiesto: “Che cosa faccio io? Che cosa posso concretamente fare per cambiare le cose? Non posso restare indifferente e fare finta che questa realtà non ci sia”. Una voce ha parlato alla mia coscienza dicendo: “Se vuoi puoi metterti a servizio della vita”. Mentre pensavo a questo, nasceva in me il desiderio di fare qualcosa, una forza mi incitava dicendo che io dovevo reagire e propormi. Sentivo come delle fiammelle che riscaldavano il mio cuore e un desiderio di darmi da fare. In questa emozione interiore pensavo: “di fronte alla cultura della morte non posso aspettare che siano gli altri, ma sono io che sono chiamato in prima persona a spendermi a servizio della vita”.

Io voglio combattere la cultura della morte, voglio portare speranza, amore, conforto alle mamme e alle famiglie; voglio salvare bambini e scamparli dalla morte.

Ma il desiderio di tutto questo da dove nasce? da cosa è alimentato?. Da un sentimento più alto e profondo che ognuno di noi porta dentro al cuore: “dall’amore per l’amore”.

Il sapere che sono amato in intima relazione, che io ho trovato nello Spirito e nella persona di Gesù Cristo, mi porta a comunicare questo amore.

Per fare un esempio: è come se il mio cuore fosse un vaso in cui si riversa dell’acqua di amore che trabocca, anzi zampilla e bagna d’amore tutti coloro con cui entra in contatto o in relazione.

Ed allora mi sono ulteriormente chiesto: Che senso voglio dare alla mia vita? in che cosa posso impegnarmi affinchè sia veramente spesa bene? affinchè abbia contentezza di averla vissuta pienamente adoperandomi per il bene?. La risposta è stata la maturazione nella decisione ferma e convinta di desiderare di spendere la mia vita a servizio della vita; di portare io la mia testimonianza nella società, non con le parole, ma di far parlare le esperienze concrete, le opere di impegno a favore della vita.

E così, da li a poco tempo dopo, ho avuto la grazia di partecipare al Life Happening “Vittoria Quarenghi”, la settimana estiva per giovani e giovani famiglie, di vacanza e formazione organizzata dall’equipe nazionale dei giovani del Movimento per la Vita a Gasperina (CZ).

Nei giovani del Movimento per la Vita ho trovato amicizia, semplicità, freschezza e soprattutto la voglia di tradurre e realizzare in gesti concreti ciò in cui crediamo.

La cosa che più mi stupisce soprattutto con gli amici dell’equipe del Movimento per la Vita è l’armonia e la concordia con cui siamo uniti nel realizzare una qualsiasi azione di promozione della cultura della vita.

Poi come giovane ho continuato a seguire il Movimento per la vita e sono diventato anche un volontario del Centro di Aiuto alla vita.

Come volontari siamo chiamati a dare speranza, a liberare le mamme e i papà da quelle catene che impediscono di far nascere i loro figli, facendoci prossimi e aiutandoli con la nostra vicinanza. Oltre all’ascolto siamo chiamati a farci carico delle difficoltà della mamma, certi che le difficoltà della gravidanza si superano non sopprimendo la vita ma superando insieme le difficoltà.

Come giovani organizziamo anche delle serate musicali di beneficienza con le quali ricaviamo delle offerte a sostegno delle attività del Centro e del Movimento per la vita.

Accanto a questo portiamo un messaggio di speranza promuovendo la cultura della vita nelle scuole, nelle parrocchie, nelle comunità.

La gioia più grande in questo cammino è rappresentata da ogni bambino che nasce. Porto ad esempio la storia di una mamma che ci ha contattato per chiedere aiuto. Aveva già il certificato per abortire, era stravolta, chiusa e angosciata da tutte quelle negatività che le avevano trasmesso le persone a cui si era rivolta per chiedere aiuto o consiglio.

Tutti le avevano prospettato l’aborto. Lei era indecisa perché sapeva di portare in grembo il suo bambino. Le abbiamo detto che le avremmo offerto sia un aiuto economico (Progetto Gemma) sia medico(visite gratuite) e tutta la nostra vicinanza e sostegno.

A queste parole il volto di quella mamma si è disteso e riaperto col sorriso alla vita, come un fiore che si apre al sorgere del sole.

Quella mamma oggi è felice e a breve terrà tra le braccia il suo bambino.

Questo è stato il frutto di quella decisione che a distanza di anni presi a quell’incontro di cui vi parlavo prima.

Il frutto è essere luce, desiderio di vita, di amore, portare speranza, gioia vera nella riscoperta della maternità, dell’affettività, della sessualità.

L’augurio è che anche voi giovani vi possiate innamorare di questi stessi sentimenti e insieme al Movimento per la vita in cui io ho trovato la culla per eccellenza che in questi anni ha fatto nascere gesti di vita, possiate anche voi essere testimoni e portatori della cultura della vita nelle vostre famiglie, scuole, paesi e città.

Nell’essere servitori e amanti della vita formarsi e crescere in questa cultura e da quel vostro dire sì alla vita, trovare tanta gioia, la stessa che oggi io provo ogni volta che incontro i bambini delle mamme che ho aiutato a nascere.