Si è svolta “Per-Corsi Di-Versi”, manifestazione promossa dall’associazione Lante Arte, nella persona del presidente Fabrizio Basciano, per un proposito di contatto tra arte visiva e musica. Dal 30 maggio al 3 giugno, presso il Museo della Memoria, tra muri antichi e la memoria dei soli luoghi (vuoti al di fuori degli eventi), si è potuto così assistere alla personale di pittura della lametina e romana d’adozione Ka-pow, ovvero Chiara Basciano: vetrina pop-art, ad esser frettolosi, ma si è stati come catturati in espressioni da sogno – “Realtà oniriche”, la linea guida –, tra piedi giganti e palmi di mano a stringere piccoli mondi, di un acricilico su tela che s’è apprestato a tingere di colore la stanza del Museo, già seppia, ça va sans dire.
Nella camera accanto è andata in scena, nell’immobilismo di pietra e legno, l’arte scultorea di Giovanni Maria Arone, crotonese che del pitagorismo conosce scuola e miracoli, e del misticismo pitagorico (altra linea guida) ne fa rappresentazioni concrete di testone incise e filosofi lignei con tanto di lampadina incastonata nel pensiero.
Altra sezione, altro tema: Serialità, in fotografia.
Tommaso Attanasio a imbastire una personale dal titolo “Seria(l)mente dimenticate”, con ciò riprendendo a soggetto alcune delle trenta fontane artistiche dispiegate per la città. Correva l’anno duemila, e di acqua ne è scorsa dall'inaugurazione prima che finissero nell'oblio di cartacce e locandine abusive. Monumenti ripresi con maestria e colore per un ultimo tentativo di recupero.
La mostra fotografica di Roberto Valentino si è distinta invece per essere, sì, seriale, catturando gli scorci di una struttura abbandonata, ma audace nel dare a quei ruderi mai nati la luce cosparsa di calcinacci e rovi rinsecchiti. Complice l’uso del bianco e nero, e le phisique du role di giovane scapigliato poco aduso al disincanto, l’insieme ha assunto toni da rivolta, quantomeno di una contraddizione in termini nel titolo “Opera mosaico: riflessi di vuoti”.
Per questa prima edizione si sono tenuti anche dei concerti: l’interessante Quartetto Metamorfosi ha eseguito dei brani classici di Mozart e Beethoven; il giovane talento pianistico lametino Antonio Matarazzo ha emozionato il pubblico con un repertorio di musica contemporanea, quali Part e Cage; infine il Visual Quartet Live ha eseguito l’opera “Le 7 perle di Belzebù” del compositore lametino Fabrizio Basciano, nonché organizzatore della manifestazione. Quest’ultimo spettacolo si è tenuto al Teatro Politeama, anziché nella Chiesa Matrice come per gli altri due, e si è caratterizzato per la presenza di videoproiezioni ad accompagnare l’esecuzione: brani elettroacustici di fascinazione melodica e sperimentale, tra immagini di natura incontaminata e città irrefrenabili, di tempo ormai perso o da trattenere in un click di palpebra o in uno sbuffo di smog.
Tre concerti per tre linee guida, sette opere per mostra, per sette perle nell’opera di Basciano. Se non sono numeri questi.