L’omelia di Monsignor Cantafora per il Corpus Domini Nella Solennità del Corpus Domini lo scorso giovedì 30 maggio, Sua Eccellenza Monsignor Luigi Antonio Cantafora ha presieduto il Solenne Pontificale, concelebrato dal Rev.mo Capitolo della Cattedrale e dal presbiterio diocesano. Erano presenti i rappresentanti delle aggregazioni laicali, delle confraternite e dei movimenti operanti in Diocesi, oltre al Signor Sindaco Prof. Gianni Speranza e all’amministrazione comunale cittadina. Dopo la Celebrazione Eucaristica si è tenuta la tradizionale Processione a cui ha partecipato un gran numero di fedeli accorsi da tutta la Diocesi. Di seguito riportiamo il testo dell’omelia pronunciata da Monsignor Vescovo. “Carissimi vi saluto affettuosamente nel nome del Signore! In particolare ringrazio tutti voi presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, che insieme ai fedeli laici vi unite in questa Solenne Azione di Grazie.
Un pensiero grato e orante va al nostro caro Vicario Generale Monsignor Pasquale Luzzo, affinché presto guarisca e cammini in mezzo a noi con la dedizione e la fedeltà che da sempre lo contraddistinguono. Nel Vangelo che è stato appena proclamato, abbiamo ascoltato: «Allora Egli prese i cinque pani … li benedisse, li spezzò». Ci riferiamo, carissimi fratelli al racconto dell’evangelista Luca della moltiplicazione dei pani compiuta da Gesù nel deserto. L’evento della moltiplicazione dei pani nel deserto è il gesto, attraverso cui ognuno di noi può avere una buona comprensione dell’Eucarestia. Quanto è accaduto «quando il giorno cominciava a declinare in un deserto», accade ogni volta che celebriamo l’Eucarestia. Che cosa è accaduto nel deserto? è avvenuto che un popolo affamato, ed incapace di saziare la propria fame da se stesso o di essere saziato da altri, riceve da Gesù una tale abbondanza di cibo da non avere più fame. «Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste».
La fame di cui soffre l’uomo – che è uno dei bisogni primari - non è solo quella fisica. C’è una fame di senso che fa sentire i suoi morsi con forza ancora più grande! Siamo consapevoli che, in questo nostro tempo, la sazietà materiale si accompagna a un senso di vuoto che rasenta la disperazione: «Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro denaro per ciò che non sazia?» (Isaia 55,2) Esiste infatti nel cuore umano una fame per un cibo che sia risposta al nostro desiderio di felicità piena, cioè di vita vera non più minacciata dalla morte, di verità non più oscurata dalla menzogna, di amore non più oscurato dal peccato, una vita piena di senso. Certamente, anche noi possediamo «cinque pani e due pesci», ovvero anche noi abbiamo a disposizione beni limitati e questi non sono capaci in se stessi di saziare il desiderio umano. Eppure noi continuiamo a illuderci che l’uomo possa saziarsi con le cose finite. è questo l’errore grande dell’uomo: ritenere che il cuore umano possa essere saziato dai cinque pani e due pesci di cui l’uomo dispone. «Hai fatto il nostro cuore per te e il nostro cuore è inquieto e non trova pace finché non riposa in Te» scrive S. Agostino. Questa è la grande verità sull’uomo.
«Allora Egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede». Ecco l’azione di Dio in Cristo! Egli sazia l’uomo affamato; egli compie il cuore dell’uomo e lo fa, alzando gli occhi al cielo e pronunciando parole di benedizione su quanto Dio ha dato e su quanto l’uomo consegna. Non è la “quantità” del dono che nutre, ma la “totalità” dell’offerta, nella sua consegna. Il mistero dell’Eucarestia che noi celebriamo solennemente con fede e devozione in questo giorno, è mistero d’amore, in quanto è il mistero che soddisfa la fame di ogni vivente.
è il mistero d’amore di Dio che sazia i nostri cuori! è la celebrazione di quell’amore gratuito di Dio che riempie il cuore del debole, del peccatore, del povero e lo apre alla gratitudine. Il giorno del Corpus Domini è il giorno in cui il cristiano rinnova la sua fede nella verità che solo Cristo può saziarlo. Niente e nessuno potrà colmare la sete del cuore dell’uomo, se non Dio stesso. Con Teresa d’Avila possiamo confessare anche noi: «Solo Dio basta!». Tutti ricordiamo il brano delle Beatitudini sia nel Vangelo di Luca che di Matteo. Ora il termine “beato” in greco è “macarios” che significa appunto “sazio”. Quindi i beati sono i sazi! E quando il Signore dice: «Beato chi ha fame e sete di giustizia perché sarà saziato» non fa altro che dirci che solo in Cristo noi possiamo trovare la vera giustificazione, ovvero l’autentica relazione con Dio e con i fratelli. Allora beati noi se sapremo saziarci di Dio, se a Dio lasceremo il posto che è suo, se daremo a Lui il primo posto, consegnando la totalità della nostra esistenza nelle sue mani.
A breve Cristo esce con noi nella processione, passando per il centro della nostra città, per dire a Lamezia Terme che, senza Cristo, non può sperare in giorni di pace. Forse troverà sorgenti, ma esse non potranno estinguere la sua sete. Potrà cibarsi di tanti cibi, ma non potrà mai avere il cuore sazio. Dice il salmo: «Se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori» (Sal 127). Un cristiano sazio di Cristo si adopera, nello stesso tempo, per spegnere la fame di Dio che ogni uomo porta dentro sé. Solo se questa fame è saziata, l’uomo può crescere. Ed è proprio l’Eucarestia ad insegnarci che il cammino dell’uomo prima di essere una conquista è gratuità. Per questo anche «lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio, cristiani mossi dalla consapevolezza che l'autentico sviluppo, non è da noi prodotto ma ci viene donato. Perciò anche nei momenti più difficili e complessi, oltre a reagire con consapevolezza, dobbiamo soprattutto riferirci al suo amore». (Benedetto XVI, Caritas in Veritate). E il pane eucaristico che il Signore ci dona, è un pane di unità, di condivisione, di solidarietà, di dono.
Dice la Didachè: «Come i granelli di frumento, sparsi per la collina, sono riusciti a formare un unico pane, così i fedeli della Chiesa, sparsi in tutto il mondo, formeranno un solo corpo». Quanto vorremmo che questo pane di unità germogli sempre più e metta insieme tutti nella ricerca del bene comune, bene della nostra città e della nostra Chiesa. Certamente non mancano nel nostro vissuto i segni di questa ricerca. Il Signore ha seminato in tanti la fame e il desiderio dell’unità.Questo è l’antidoto vero a contrapposizioni inutili e ad ambiguità, divisioni sterili, opera talvolta del maligno che ci divide. Infatti San Paolo ci mette in guardia: «Se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi gli uni gli altri» (Gal 5,15). Cari fratelli e sorelle, chiediamo al Signore questo dono dell’unità e della pace sociale. Chi si separa o mangia indegnamente alla mensa di Cristo, ha come Giuda l’oscurità della notte, chi resta fedele e docile ha come Giovanni il battito del cuore del Maestro da ascoltare. Solo Cristo ci basta, solo Cristo ci sazia, solo Lui è fonte e dono di vita. Amen