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Vita diocesana

Un Teatro pieno di giovani accoglie a Lamezia i genitori della Beata Chiara Luce Badano

Paolo Emanuele · 12 anni fa

“Voi giovani siete il futuro; io non posso più correre, però vorrei passarvi la fiaccola come alle Olimpiadi: avete una vita sola e vale la pena spenderla bene”. E la “fiaccola” della Beata Chiara Luce Badano è stata consegnata anche ai giovani calabresi, che hanno riempito il Teatro degli Otto Ciclisti lametini, partecipando con grande entusiasmo all’incontro con i genitori della Beata Chiara Luce Badano e i suoi amici Chicca e Franz Coriasco.

Una risposta, quella da parte dei giovani calabresi, che smonta tanti luoghi comuni sulle nuove generazioni: la fede è ancora viva e i giovani hanno più che mai “fame e sete” di verità e di amore, di scoprire quella Luce che orienta il cammino e dà senso alla vita.

La toccante testimonianza della mamma di Chiara, Maria Teresa Caviglia, ha descritto Chiara come un ragazza “come tante”, la cui vita è stata trasformata dall’incontro con Cristo, attraverso il Movimento dei Focolari di Chiara Lubich: “da lì Chiara” inizia a camminare con il Vangelo sotto braccio.” Chiara non si accontentava di essere felice da sola, ma voleva contaminare con la gioia della fede gli altri. E voleva farlo con la testimonianza della vita: alla mamma che le aveva chiesto perché non parlasse ai suoi amici di Gesù, rispose che “Gesù ai miei amici lo devo dare mettendomi in atteggiamento di ascolto, con il mio modo di vestire e soprattutto con il mio modo di amare”.

La fede di Chiara, di mamma Maria Teresa e di papà Ruggero è la fede di tre “sì” alla volontà di Dio, anche quando questa si è manifestata nelle forme atroci della malattia: a soli 17 anni Chiara scopre di avere un osteosarcoma, una notizia che sconvolge la vita della famiglia di Sassello, di fronte alla quale – ha raccontato la mamma – “ci siamo abbracciati, ci siamo stretti forte, abbiamo detto il nostro sì a Dio, abbiamo chiesto alla Madonna di tenere Chiara per mano perché era lei che doveva affrontare il suo calvario.”

Chiara offre a Dio la sua sofferenza e ripete “l’eccomi” della fede, dicendo “Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch'io”.

Una fede che, di fronte a un dolore così grande, è posta di fronte alla terribile domanda “perché morire a 17 anni?”. E ancora una volta, ha raccontato il padre, la risposta è quella della fiducia incondizionata in Dio: “Non lo so se è giusto, so solo che l’importante è fare la volontà di Dio”.

Ricorda il periodo dell’infanzia e dell’adolescenza, l’amica di Chiara, Chicca, con la quale ha condiviso l’esperienza dei focolarini tra i “gen, 3”: di Chiara, Chicca ha ricordato “le serate passate a parlare dei nostri sogni e dei nostri progetti per il futuro, che prima di dormire affidavamo a Dio nelle preghiere”. Chicca ha ricordato anche le ultime settimane di Chiara, segnate da tanta sofferenza che la fede della giovane diciannovenne trasformava in gioia: “avevamo preparato la scaletta dei canti del funerale” – ha detto Chicca – “che per lei doveva essere un momento di festa”.

Franz, fratello di Chicca, da non credente parla di Chiara come di “una ragazza normale che ha trasformato la sua vita in qualcosa di straordinario soltanto vivendo con coerenza i propri valori”. Per Franz, “Chiara era innamorata del Dio abbandonato, di un Dio che è quanto di meno desiderabile come Dio”.

“Ci avete annunciato come la vita di Dio ha abitato la vostra casa”, ha detto il Vescovo Mons. Luigi Cantafora che nel suo intervento si è rivolto in particolare ai giovani presenti: “la luce che traspare da Maria Teresa e Ruggero questa sera si è accesa nei vostri occhi e nei vostri cuori”.

La Luce di Chiara – ha aggiunto il Vescovo – “è la vittoria della Pasqua, della vita che non ha fine: vi invito ad accoglierla e a custodire le parole che i genitori di Chiara ci hanno lasciato”.

E sempre riferendosi ai giovani, il Presule ha ribadito che essi “non sono un problema, ma una risorsa, una grande speranza”.

Stefania Lecce, dell’Ufficio Catechistico, ha ricordato che l’organizzazione dell’incontro è partita a settembre ed è nato “dal desiderio testimoniare ai giovani che la fede è viva, è vita, la fede nasce dall’incontro con Gesù”. Ha lodato il gioco di squadra che ha caratterizzato la preparazione del “Meeting: Testimoni della Fede”, con un’efficace collaborazione tra l’Ufficio Catechistico Diocesano, il Servizio di Pastorale Giovanile, l'Ufficio Famiglia e il Movimento dei Focolari, insieme alle parrocchie e alle scuole di Lamezia.