Eccellenza, sono trascorsi nove anni dalla sua venuta a Lamezia, può farci brevemente un bilancio del suo impegno pastorale nella Diocesi, chiarendoci quali sono stati gli orizzonti umani e spirituali verso cui ha cercato di orientare il popolo che il Signore le ha affidato, quali le luci e le ombre che emergono dal nostro territorio ? Fin dal mio arrivo ho molto insistito sulla cura della vita spirituale e di una formazione cristiana profonda, che incida nel concreto dell'esistenza, in modo da plasmare una mentalità evangelica. Infatti, è da uomini e donne rinnovati dal Vangelo che può scaturire la rinascita del nostro territorio. Viviamo in una terra bella, ma segnata da varie piaghe. Da una lettura del nostro contesto è emersa fin dal mio arrivo l'urgenza di impegnarsi nella diffusione della Dottrina sociale della Chiesa attraverso le scuole diocesane, che ormai sono distribuite nelle varie zone, sia nel centro città che in vari paesi. Un altro ambito importante di impegno è stata la formazione degli operatori della pastorale familiare, che ha reso possibile l'attivazione del centro di aiuto alla famiglia e alla vita ( una sorta di “consultorio diocesano”). Ho anche cercato di privilegiare la formazione permanente del clero, specie dei sacerdoti più giovani, che sono davvero una risorsa per la nostra diocesi, insieme ai sacerdoti più grandi di età. Non sono poi mancate altre attenzioni da parte della Curia diocesana, ad esempio, con iniziative di pastorale giovanile, con la formazione dei catechisti e degli operatori della liturgia e da parte della Caritas. Si pensi ad esempio al potenziamento della mensa per i poveri, all'agenzia di mediazione culturale per gli immigrati, ad altri progetti.
La mia Visita Pastorale, ormai conclusasi, è stata un'occasione per incoraggiare il lavoro pastorale capillare che si svolge attraverso le parrocchie. Si è poi cercato di valorizzare la vita religiosa, le associazioni e i movimenti ecclesiali laicali.
L’azione pastorale di un Vescovo, per quanto illuminato, non può essere pienamente incisiva se accanto non ha il popolo di Dio che ascolta e vive in comunione col suo Pastore, crede che in questo senso nella nostra Diocesi si debba ancora crescere e attraverso quali percorsi ?
Recentemente è stato pubblicato il nuovo Progetto Pastorale quinquennale. Esso contiene orizzonti e obiettivi per la vita diocesana. è stato redatto a seguito di un lavoro di analisi, verifica e programmazione che ha coinvolto un po' tutti, sacerdoti, diaconi, consacrati e rappresentanti dei laici. Si è molto insistito sulla crescita di una comunione autentica tra di noi. Del resto, anche Benedetto XVI nella sua visita alla Lamezia ha ribadito questo aspetto ineludibile: “ Imparate a crescere nella comunione tra di voi ( sacerdoti) e con il Vescovo, tra voi e i fedeli laici, favorendo la stima e la collaborazione reciproca: da ciò ne verranno sicuramente molteplici benefici sia per la vita delle parrocchie che per la stessa società civile “
La situazione generale nella quale come credenti siamo chiamati a vivere la nostra vocazione e missione cristiana presenta ancora molte preoccupazioni a causa del progressivo e crescente processo di scristianizzazione del tessuto sociale e culturale, che condiziona le nostre scelte e soffoca le nostre coscienze: quali strade può indicarci per arginare questi processi?
Già Giovanni Paolo II diceva che “La cultura europea dà l'impressione di una “apostasia silenziosa” da parte dell'uomo sazio di vive come se Dio non esistesse” (Ecclesia in Europa , n°9). Questa cultura fa sentire i suoi effetti pure tra di noi, sia pure in forme diversificate. L'argine è l'evangelizzazione. C'è bisogno di una Chiesa meno introversa e più missionaria, capace di protendersi nel territorio e verso chi per varie ragioni vive ai margini della vita delle parrocchie o ne è del tutto estraneo.
Presbiteri, religiosi e consacrati sono le persone a cui ci si rivolge nell’ordinarietà della vita quotidiana per cercare conforto e speranza in questo mondo confuso e problematico, mai come in questi momenti si sente la necessità di avere accanto maestri di spiritualità e di umanità, capaci di orientare le coscienze e ridare fiducia ad una umanità sempre più ripiegata su se stessa , cosa è necessario fare per aiutare i suoi collaboratori a vivere in modo più profondo e solidale la loro delicata missione pastorale ?
Anzitutto, è doveroso ringraziare il Signore per il dono delle vocazioni sacerdotali. In nove anni ho ordinato ben 18 presbiteri diocesani! Negli ultimi anni anche numerose famiglie religiose hanno accettato di venire a Lamezia nei paesi del comprensorio, aprendo nuove comunità. Si tratta certamente di una ricchezza grande per il nostro popolo, per la preghiera e la vicinanza dei sacerdoti, suore e frati per la missione di evangelizzazione e promozione umana che svolgono. Come accennavo prima, il Vescovo insieme ad altri collaboratori cerca di curare bene la formazione sia dei sacerdoti più giovani sia di quelli più adulti. Anche con i religiosi e le religiose si vivono momenti comunitari di preghiera, formazione e aggiornamento.
Anche i laici nella diocesi faticano a prendere consapevolezza e a testimoniare in modo autentico e generoso la loro identità battesimale e la loro vocazione alla corresponsabilità nella missione evangelizzatrice della Chiesa, cosa si sente di dire a questa importante componente del popolo di Dio per aiutarla a crescere ?
Qualche anno fa, citando Paolo VI, scrivevo in una mia lettera pastorale: “ E’l'ora dei laici” . I laici non sono affatto fedeli di serie B rispetto al clero anzi, in virtù del battesimo, sono corresponsabile della vita della Chiesa. Per questo insisto molto che si curi la loro formazione, senza trascurare la dimensione sociale, perché risplenda la loro testimonianza in ogni ambito: parrocchia, famiglia, scuola, lavoro, vita sociale e politica.
Tanti sono ancora i lontani dalla fede, molti di loro, soprattutto in una situazione di grande crisi come quella attuale , sarebbero certamente disponibili ad avvicinarsi se come Chiesa vivessimo in modo più radicale e significativo la comunione , la solidarietà e la condivisione e ci liberassimo dalle logiche individualistiche , diffuse anche tra i cristiani, quali orientamenti può darci in questo senso perché si inverta questa tendenza?
Il Vangelo è la vera sorgente del rinnovamento. Certamente, abbiamo bisogno tutti di crescere nell'adesione al Vangelo, superando logiche consumistiche e mondane. Nel nostro territorio vi è una diffusa sete di Dio, che attende di essere intercettata dalla nostra bella testimonianza e dall'annuncio del Vangelo. Un contributo importante per aprirsi ai cosiddetti “ lontani” viene dai nuovi movimenti ecclesiali.
La vera crisi nella quale siamo tutti immersi non è certamente economica, sociale, morale, come vorrebbero farci credere i mass media, ma è prioritariamente crisi Verità e di fede, cosa può dire al popolo che il Signore le ha affidato per far prendere consapevolezza di questa profonda realtà ?
E’vero. La crisi economica si fa sentire fortemente anche da noi. In tanti bussano alla porta della Caritas diocesana o si rivolgono alle parrocchie. Ma le radici della crisi sono più profonde. C'è crisi di fede e di morale. Il contributo della Chiesa è l'evangelizzazione: dove attecchisce il Vangelo avviene un risanamento integrale dell'uomo.
Siamo tutti convinti che oggi certamente si vive meglio rispetto al passato , c’è maggiore libertà e democrazia, si è molto più istruiti e meglio curati , ma nonostante tutto questo , i giovani sono sempre più insoddisfatti, inquieti, insicuri, disorientati e in alcuni casi disperati; la famiglia è sempre più in crisi; prevalgono nello scenario dei rapporti umani sempre più l’egoismo, l’interesse, l’indifferenza, la furbizia, il cinismo, la corruzione, l’affarismo, la prepotenza e il disprezzo della legge: cosa manca di fondamentale a questa nostra società perché possa dirsi autenticamente umana e cristiana ?
Rispondo con quanto Benedetto XVI, lo scorso anno, ha detto a noi Vescovi italiani riuniti in Conferenza Episcopale. Egli sottolineava il diffuso secolarismo, il relativismo, la diminuzione della pratica religiosa, l'esclusione di Dio dall'orizzonte. Diceva:” Passa da questo abbandono, da questa mancata apertura al Trascendente, il cuore della crisi che ferisce l'Europa, che è crisi spirituale e morale: l’uomo pretende di avere un'identità compiuta semplicemente in se stesso”. Ma subito dopo aggiungeva:” Proprio in tale contesto non manca di riemergere, a volte in maniera confusa, una singolare crescente domanda di spiritualità e di soprannaturale, segno di un'inquietudine che alberga nel cuore dell'uomo che non si apre all'orizzonte trascendente di Dio”
Nella nostra città e nel comprensorio la politica non sempre è stata intesa come l’uso del potere legittimo per il raggiungimento del bene comune della società, in alcuni casi è , purtroppo, degenerata in un sistema di potere , nel quale si sono privilegiati i più forti e si sono penalizzati i deboli e i non garantiti . Cosa si sente di dire a queste persone che non vivono la politica come strumento al servizio dell’uomo per la realizzazione del bene comune ?
La politica rettamente intesa è un’alta forma di servizio. Asservire il potere politico ai propri interessi significa arrecare un grave danno alla società, specie ai giovani e ai poveri. La Chiesa attraverso la sua dottrina sociale non offre ricette, ma una bussola per orientarsi in questo campo difficile di impegno. L'auspicio è che cresca l'attenzione a questi principi, che sono condivisibili anche da chi non si professa cattolico. Ne va del bene della persona umana, della famiglia, della società
Tutta la Chiesa, universale e particolare, sta certamente vivendo momenti forti: la venuta di Benedetto XVI a Lamezia, le sue dimissioni, il nuovo Papa Francesco. L’azione dello Spirito Santo è intensa e lontana dai nostri pensieri. Possiamo, però, rischiare di restare affascinati solo dalle apparenze o distorcere i significati profondi degli avvenimenti: ci può aiutare a leggere con la luce della fede questi avvenimenti e a comprendere meglio questi segni dei tempi ?
E’proprio la luce della fede che ci occorre per non banalizzare la rinuncia di Benedetto XVI e l'elezione di Francesco. Considero la rinuncia di Benedetto XVI un atto di grande umiltà e coraggio, dettato unicamente dal desiderio di servire il Signore e la Chiesa. Il suo pontificato è stato luminoso. Penso occorrerà del tempo per riscoprirlo. Ho accolto anche con gioia la notizia dell'elezione di Francesco, un altro dono della fantasia dello Spirito Santo per la sua Chiesa.