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Spiritualità

Benedetto XVI e il mistero della Madre di Dio

redazione · 13 anni fa

Incontro in Cattedrale, 20 maggio 2011 - intervento di Suor Fernanda Barberio In attesa della visita di Papa Benedetto XVI sono stata invitata a parlare di Lui, del suo rapporto con la Madre di Dio. Si tratta dunque di guardare al mistero di Maria la Madre del Signore attraverso gli occhi di Benedetto XVI. Allora iniziamo mettendo a fuoco una domanda. Chi è Maria la madre di Gesù? Chi è Maria per Benedetto XVI? Per il Papa Benedetto la questione non è semplicemente importante, ma fondamentale dal momento che Egli dice: bisogna tornare a Maria se vogliamo tornare alla verità su Gesù Cristo, sulla Chiesa, sull'uomo. Ecco questa è la chiave con cui apriamo il discorso sulla Madre di Dio.

Quali le parole e quali silenzi rivelano Maria di Nazaret? Noi conosciamo qualcuno nei rapporti che egli vive. Si conosce una persona nelle sue relazioni, nelle sue parole. Così se vogliamo conosce Maria dobbiamo ricordare le sue parole e i suoi silenzi.

Le sue parole, perché Maria è la Madre della Parola, Madre del Verbo. E il suo silenzio perché il mistero di Maria è avvolto nel grande silenzio, perché il Signore, nel grande silenzio della notte, è voluto scendere tra il suo popolo. Benedetto XVI in rapporto a Maria, ricorda che Maria è “un'anima tutta imbevuta dalle parole dell'Antico Testamento e dalla meditazione della Scrittura”. Allora quali i momenti fondamentali in cui le Scritture cristiane raccontano Maria, ci svelano il mistero della Madre del Signore?

a. Quattro momenti principali della vita di Maria

1. l’Annunciazione che comincia tacendo, e in cui “Maria risponde da serva del Signore”;

2. il Magnificat, la citazione più lunga: il canto della rivoluzione, il canto che rende fecondo il silenzio degli umili

3. il ritrovamento di Gesù quando dice: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo”;

4. e alle nozze di Cana quando avverte: “non hanno più vino”.

Se stiamo attenti, non solo le parole, ma pure i nostri silenzi sono pieni di rapporti con le altre persone, gli avvenimenti. Quali i silenzi attraverso cui la presenza di Maria ci aiuta a comprendere, a entrare nella profondità del suo mistero di Madre del Signore.

b. Tre tipi di silenzio

1. Il silenzio impenetrabile, quando Maria è incinta e Giuseppe dubita se ripudiarla oppure no. E Maria tace, non si giustifica, non cerca di dare spiegazioni. E lascia Giuseppe nella più grande angoscia. “Soltanto Dio poteva, infatti, trovare una soluzione alla difficoltà nella quale era stata messa”.

2. I silenzi trasparenti, quelli che intessono la trama e l’ordito dei giorni: Maria era una donna normale, simile a noi e i suoi giorni erano intessuti di tanti silenzi.

3. I silenzi penetranti, quando cercava per esempio di comprendere il mistero di suo Figlio dopo aver ascoltato le parole di Simeone, o dopo il ritrovamento di Gesù nel tempio. Il silenzio per “custodire le cose nel cuore”.

In questo orizzonte mariano come si pone Benedetto XVI? Quali i suoi pensieri, le sue riflessioni teologiche, la sua spiritualità. Per cominciare dico subito che attingo lo spessore del pensiero di Benedetto XVI da uno dei suoi due libri su Maria: Maria, Chiesa nascente, Ed. San Paolo, 1998[1]. Sono due i volumetti di mariologia di J. Ratzinger: "Die Tochter Zion", in italiano: La figlia di Sion – La devozione a Maria nella Chiesa, Milano 1979; "Maria – Kirche im Ursprung" = Maria Chiesa nascente, Cinisello Balsamo 1998).

Ci poniamo di fronte al "mistero Maria" e raccogliamo il pensiero la profondità della meditazione del Papa. Ci poniamo anche nello stile di Benedetto XVI. Secondo il Papa di Maria si deve parlare con sobrietà. L’esagerazione, l’intemperanza della parola riescono soltanto a svalutare ciò che si vorrebbe esaltare. Il Papa consiglia di mortificare, davanti al mistero di Dio, la loquacità perché a farne le spese è la profondità! La sobrietà non esclude il calore. La sobrietà non è mai aridità né freddezza. Sposi o amici non hanno bisogno di parole per dirsi che si vogliono bene e che sono felici di stare insieme. Il silenzio dell’amore è una meravigliosa lode poiché lodare qualcuno significa fargli sapere che è degno di essere amato. Per questo basta un semplice sguardo più eloquente che una quantità di parole. Calore e sobrietà: ecco tutta la devozione profonda di Benedetto XVI.

1. La “conversione” al mistero mariano di Joseph Ratzinger

L'impronta di Maria, in Benedetto XVI, ci permette di riavviare il pellegrinaggio del pensiero alle radici della teologia di Joseph Ratzinger. Qualcuno ha fatto notare che il teologo Ratzinger era lettore appassionato del XXXIII canto del Paradiso, e conosceva bene il Canto di San Bernardo alla Vergine Madre. “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, umile ed alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio”. Ne privilegiava l’espressione: “per noi mortali di speranza fontana vivace”. A conferma di ciò è sufficiente conoscere quanto Benedetto XVI scrive nella Spe salvi (30 novembre 2007): Maria, Stella della speranza nn. 49 e 50[2] per renderci conto della centralità di Maria non solo nel suo pensiero, ma pure lungo “il viaggio della sua vita sul mare della storia […] nel quale scrutiamo l’astro che ci indica la rotta”. Maria, la Madre di Dio è “stella del mare” Ave maris stella!”

Consapevole che Maria costituisce l’orientamento sicuro del cammino della vita del cristiano e della Chiesa Joseph Ratzinger ne deduce un principio imprescindibile e scrive: “Sempre il posto occupato dalla Madonna è stato essenziale all'equilibrio della fede, e oggi ritrovare quel posto è urgente come in poche altre epoche della storia della Chiesa”.

Il rapporto di Ratzinger con Maria è umanamente importante perché è stato un rapporto raggiunto attraverso un cammino personale di adesione sempre più completa, di successivo approfondimento, quasi di piena “conversione” al mistero mariano: “Quando ero un giovane teologo, prima del Concilio, avevo qualche riserva su certe antiche formule, come ad esempio quella famosa “de Maria numquam satis, ‘su Maria non si dirà mai abbastanza’”. Mi sembrava esagerata - racconta Joseph Ratzinger -. Mi riusciva poi difficile capire il senso vero di un'altra famosa espressione (ripetuta nella Chiesa sin dai primi secoli quando, dopo una disputa memorabile, il Concilio di Efeso del 431 aveva proclamato Maria Theotókos, Madre di Dio), l'espressione, cioè, che vuole la Vergine “nemica di tutte le eresie”. Ora comprendo che non si trattava di esagerazioni di devoti ma di verità oggi più che mai valide”.

2. La pedagogia per annunciare il Vangelo agli uomini d'oggi si chiama Maria

Benedetto XVI è convinto che bisogna tornare a Maria se vogliamo tornare a quella “verità su Gesù Cristo, sulla Chiesa, sull'uomo” Maria deve essere più che mai la pedagogia per annunciare il Vangelo agli uomini d'oggi.

Per Papa Ratzinger riflessione e preghiera sono indivisibili. La preghiera a Maria e la riflessione su Maria accompagnano sempre la preghiera e la meditazione che facciamo su Gesù che la Chiesa instancabilmente persegue lungo i secoli. Maria accompagna il Cristo col calore della preghiera della Chiesa e con la sobrietà della sua riflessione. Dico: “accompagna”. Un accompagnamento sobrio e ardente. Esiste la melodia ed esiste il suo accompagnamento. Ciò che importa è la melodia; certo l’accompagnamento ha anch’esso la sua importanza, ma è subordinato in funzione della melodia. Un accompagnamento musicale non è mai indipendente dalla sua melodia, ma sempre in relazione con essa.

Così la Chiesa ha sempre compreso le cose: ha pregato Maria, ha formulato dogmaticamente la sua grandezza, ma sempre unicamente come accompagnamento della preghiera al Cristo, di riflessione e penetrazione sul Cristo. Un accompagnamento non arbitrario, ma necessario. Maria non va mai pensata sola. Come nelle icone orientali, Maria non è mai sola: tiene tra le sue braccia il Bambino, mostra il Figlio, dà suo Figlio al mondo, il Figlio di Dio. Ha ragione l’Oriente! Conoscere la Madre aiuta ad amare il Figlio. Maria è al servizio diretto della fede nel Cristo. Perciò è nella luce di Cristo che la Chiesa ha proclamato i quattro dogmi mariani, vale a dire le verità di fede su Maria.

1. Primo la maternità divina (Maria è la Madre di Dio)

2. ed è la sempre Vergine, la tutta bella, “tota pulchra”

3. Poi, dopo una lunga maturazione, il concepimento immacolato di Maria, “la piena di grazia”

4. e l'assunzione al cielo in corpo e anima.

Benedetto XVI puntualizza che Maria, per la sua intima partecipazione alla storia del Figlio, riunisce, per così dire, e riverbera le verità fondamentali della fede: Le verità di fede su Maria

1. “mettono al riparo la fede autentica nel Cristo, come vero Dio e vero uomo: due nature in una sola Persona”.

2. “mettono al riparo anche l'indispensabile tensione escatologica, in Maria assunta vediamo il destino immortale che tutti ci attende.

3. “mettono al riparo pure la fede (oggi minacciata)in Dio creatore che può liberamente intervenire anche sulla materia”.

C’è un altro punto che è caro a Papa Ratzinger. Maria è l’anello necessario per congiungere le Scritture antiche e nuove, il primo e il secondo Testamento, e per integrare Scrittura e Tradizione.

I quattro dogmi mariani hanno la loro base indispensabile nella Scrittura. Ma crescono e fruttificano nella vita calda della Tradizione, cioè nell'intuizione del popolo credente, nella riflessione della teologia guidata dal Magistero.“Nella sua persona di fanciulla ebrea, divenuta madre del Messia, Maria lega insieme in modo vitale e inestricabile antico e nuovo popolo di Dio, Israele e cristianesimo, Sinagoga e Chiesa”.

Benedetto XVI afferma che Maria “é come il punto di congiunzione senza il quale la fede rischia di sbilanciarsi o sull'Antico Testamento o soltanto sul Nuovo. In lei possiamo invece vivere la sintesi della Scrittura intera”.

Inoltre, la devozione a Maria assicura alla fede la sua dimensione umana completa. Una corretta devozione mariana garantisce alla fede la convivenza dell'indispensabile “ragione” con le altrettanto vitali “ragioni del cuore”, come direbbe B. Pascal. Per l’antropologia cristiana l'uomo non è solo ragione, né solo sentimento, è l'unione di queste due dimensioni. La testa deve riflettere con lucidità ma il cuore deve essere riscaldato: la devozione a Maria assicura alla fede questa completezza.

3. Maria e il mistero della donna

Il pensiero su Maria di J. Ratzinger, espresso nei due libri da lui scritti nel periodo antecedente il suo Pontificato [Die Tochter Zion e Maria – Kirche im Ursprun] tende a riconoscere in Maria l’essenza archetipa della donna, il simbolo dell’umanità e della Chiesa nella loro originaria purezza. Secondo Joseph Ratzinger, Maria[3] viene, storicamente a trovarsi sul crinale dove converge il moto ascensionale del popolo di Israele e dove parte il movimento cristiano che si diffonde nel mondo mediante l'opera di evangelizzatrice della Chiesa. Quando in alcune teologie ed ecclesiologie Maria non trova più posto, la ragione è semplice per Ratzinger. Significa che la fede è stata ridotta ad una astrazione. E un'astrazione non ha bisogno di una Madre.

La Maternità di Maria radica il mistero della donna in un destino altissimo da cui non può essere scardinata. “Con il suo destino, che è insieme di Vergine e di Madre, Maria continua a proiettare luce su ciò che il Creatore ha inteso per la donna di ogni tempo, il nostro compreso, anzi, forse soprattutto il nostro, dove è minacciata l'essenza stessa della femminilità,” - sottolinea Ratzinger - “Maria è l'intrepida annunciatrice del Magnificat, ma è anche colei che rende fecondi il silenzio e il nascondimento. è colei che non teme di stare sotto la croce e che è presente alla nascita della Chiesa, ma è anche colei che, come sottolinea più volte l'evangelista, “serba e medita nel suo cuore” ciò che le accade attorno. Creatura del coraggio e dell'obbedienza è (ancora e sempre) un esempio al quale ogni cristiano, uomo e donna, può, deve guardare”. Dunque il titolo di Madre di Dio sembra fatto apposta per infonderci fiducia e coraggio per tutto il cammino della nostra vita. A Maria, possiamo allora rivolgerci con il più antico testo cristiano in cui viene invocata con il titolo "Madre di Dio": "Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci sempre da tutti i pericoli, o Vergine gloriosa e benedetta".

4. L’importanza dei luoghi mariani

Un luogo caro a Ratzinger che ha contribuito sicuramente a segnare la sua formazione sensibilità mariana è il Santuario di Altötting. La frequentazione di questa casa di Maria ha plasmato la sua spiritualità. Ciò è parso evidente quando appena eletto Papa, salutava i fedeli di tutto il mondo suggellando il suo primo, discorso di Pontefice con le parole: "Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi del suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà, e Maria, Sua Santissima Madre, sta dalla nostra parte".

Al Santuario di Altötting, nella "sua" Baviera, Joseph Ratzinger si è recato più volte. In uno dei suoi pellegrinaggi, il 28 Agosto 2002, aveva lasciato scritto nel registro del Santuario: "Nel Santuario della Madre di Dio, ad Altötting, sperimentiamo la bontà della mamma e la forza invincibile della Madre Chiesa. Preghiamo Maria affinché sia conservata viva la fede nel nostro Paese. Un grazie cordiale a tutti quelli che si impegnano in questo Santuario perché continui a rimanere un luogo di grazia e di fede".

Nella sua autobiografia La mia vita, Ed. San Paolo, 1997, egli dedica addirittura una intera pagina al Santuario, quando ricorda il tempo lontano della sua fanciullezza. "Proprio negli anni della mia infanzia – scrive – Altötting ritrovava un nuovo splendore, quando venne beatificato e poi canonizzato Corrado da Parzham, il santo frate portinaio. In quest’uomo, umile e benevolo, noi vedevamo incarnato il meglio della nostra gente, condotta dalla fede alla realizzazione delle sue più belle possibilità" [cfr. ibid., p. 7]. La Baviera, rappresenta all’interno della Germania una sorta di "enclave", mantiene vive molte forme di religiosità popolare, forse un po’pittoresche, ma certo non "bigotte", che trovano il loro centro di irradiazione proprio nel Santuario mariano di Altötting[4].

5. La preghiera a Maria: Il misterioso segreto del Rosario

L’insegnamento di Benedetto XVI sul "misterioso segreto del Rosario" e sottolineavamo il fatto che Papa Ratzinger, come tracciando un excursus storico-psicologico della pia pratica del Rosario, ne evidenziasse tutta la potenzialità, affermando: "Nel Rosario ci si concentra sulle figure di Cristo e di Maria, e i misteri meditati calmano l’anima, liberandola da preoccupazioni e sollevandola verso Dio".

Peter Seewald in un’intervista, chiedeva al futuro Papa Benedetto XVI se avesse una maniera particolare di recitare il Rosario – il Card. Ratzinger rispondesse con disarmante semplicità: "Lo faccio in modo molto semplice, proprio come i miei genitori mi hanno insegnato. Entrambi hanno amato molto il Rosario. E più sono invecchiati più l’hanno amato. Invecchiando, si è sempre meno in grado di fare grossi sforzi spirituali e tanto più forte si sente l’esigenza di individuare un rifugio interiore e di farsi cullare dalle preghiere della Chiesa. Anch’io prego nel modo in cui l’hanno fatto loro". Grandezza e semplicità della devozione mariana del Papa teologo Benedetto XVI.

In un Messaggio ai giovani d’Olanda, il 21 Novembre 2005, in occasione della "Iª Giornata Nazionale dei Giovani Cattolici" scrive il: "Cari giovani amici, […] vi invito a cercare ogni giorno il Signore, che non desidera altro se non che siate realmente felici. Intrattenete con Lui una relazione intensa e costante nella preghiera e, per quanto vi è possibile, trovate momenti propizi nella vostra giornata per restare esclusivamente in sua compagnia. Se non sapete come pregare, chiedete che sia Lui stesso ad insegnarvelo e domandate alla sua celeste Madre di pregare con voi e per voi. La recita del Rosario può aiutarvi ad imparare l’arte della preghiera con la semplicità e la profondità di Maria".

6. Maria dà bellezza e grazia al volto della Chiesa

Una delle più note opere scritte dal Card. Joseph Ratzinger è indubbiamente il libro-intervista Gott und die Welt (Dio e il mondo), Ed. San Paolo, 2001. Tra i grandi temi affrontati nel volume ci sono il Cristianesimo, Cristo e la Chiesa e c’è, infine, il "rapporto tra Dio e il mondo", con l’invito ad accostarsi alla religione cristiana senza pregiudizi, con la sorpresa gioiosa di un incontro di vita.

Quest’ultimo tema sta alla base della prima Enciclica di Papa Benedetto XVI, "Deus caritas". Particolarmente significativa è la tesi che la Chiesa non si rispecchia anzitutto nella Gerarchia ecclesiastica o nei Laici, ma nella Donna di nome Maria: ella dà bellezza e grazia al volto della Chiesa con il quale Dio vuole attirare a sé tutti gli uomini. Insistendo poi sul concetto della preghiera autentica, Ratzinger riprende i Padri della Chiesa e con loro sostiene che "pregare non è altro che cambiarsi in desiderio struggente del Signore".

Il teologo Benedetto XVI, giunge alla formulazione di quella che ci sembra davvero essere la centralità della sua visione mariana nel passaggio seguente: "In Maria la vita diviene preghiera e la preghiera vita. L’evangelista Giovanni ha meravigliosamente alluso a tale processo di trasformazione non chiamando mai Maria per nome nel suo Vangelo. Si riferisce a lei soltanto come alla Madre di Gesù[5]. Ella ha in un certo senso messo da parte quanto in lei era personale per essere unicamente a disposizione del Figlio; ed è in questo soltanto che Maria ha realizzato la sua personalità. Penso che simile connessione tra il mistero di Cristo e quello di Maria, […] sia di grande importanza nella nostra epoca di attivismo di cui la mentalità occidentale ha toccato le punte massime. Perché nel nostro modo di pensare vale ancora solo il principio dell’homo faber: fare, produrre, pianificare il mondo e semmai fabbricarlo di nuovo da sé, senza dover niente a nessuno, facendo affidamento solo sulle proprie forze. Non a caso, credo, con questa nostra mentalità maschilista ed efficientista abbiamo sempre di più separato Cristo dalla madre, senza renderci conto che Maria, in quanto sua madre, potrebbe significare qualcosa [di assolutamente nuovo] per la teologia e per la fede".

è perciò necessario uscire dalla prospettiva propria dell’attivismo della nostra società occidentale per non degradare la Chiesa a un prodotto pianificato del nostro agire. “Proprio per questo la Chiesa, che è un seme vivente, da Dio gettato nella terra, ha bisogno del mistero mariano; anzi, è essa stessa mistero di Maria. Può esserci nella Chiesa fecondità solo se essa si sottomette a questo segno; solo se diventa, cioè, terra santa per la Parola. Dobbiamo accettare il simbolo del terreno fertile; dobbiamo diventare uomini e donne che sanno aspettare, raccolti nell’interiorità della propria anima, persone che nella profondità della preghiera, dell’anelito e della fede, danno spazio alla crescita del seme gettato nella terra".

7. Spigolando dall’Enciclica "Deus Caritas est"

A conclusione dell’Enciclica Deus Caritas est, il Santo Padre Benedetto XVI invita a guardare i Santi: a coloro, cioè, che "hanno esercitato in modo esemplare la carità. I Santi sono i veri portatori di luce all’interno della storia, perché sono uomini e donne di fede, di speranza e di amore. […] Tra i Santi eccelle Maria, Madre del Signore e specchio di ogni santità".

Nel paradigma della santità Benedetto XVI contempla Maria: Santa Maria! Santa perché donna di amore lungo tutta la sua biografia terrena. Ed ecco come il Pontefice esprime il suo sguardo contemplativo:

a. Primo sguardo contemplativo

"Nel Vangelo di Luca noi troviamo Maria impegnata in un servizio di carità alla cugina Elisabetta, presso la quale resta "circa tre mesi"... "L’anima mia rende grande il Signore" - ed esprime con ciò tutto il programma della sua vita: non mettere se stessa al centro, ma fare spazio a Dio incontrato sia nella preghiera che nel servizio al prossimo.

Sì. Maria è una donna che ama. "Come potrebbe essere diversamente"? - si chiede il Pontefice -. In quanto credente che nella fede pensa con i pensieri di Dio e vuole con la volontà di Dio, ella non può essere che una donna che ama. “Noi lo intuiamo nei gesti silenziosi, di cui ci riferiscono i racconti evangelici dell’infanzia. Lo vediamo nella delicatezza con la quale a Cana percepisce la necessità in cui versano gli sposi e la presenta a Gesù. Lo vediamo nell’umiltà con cui accetta di essere trascurata nel periodo della vita pubblica di Gesù, sapendo che il Figlio deve fondare una nuova famiglia e che l’ora della Madre arriverà soltanto nel momento della Croce, che sarà la vera ora di Gesù".

b. Secondo sguardo contemplativo

Assunta alla gloria del Cielo, Maria non si allontana da noi. "Chi va verso Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende ad essi realmente vicino". è così che "nella Chiesa santa Maria occupa dopo Cristo il posto più alto e il più vicino a noi" [LG 54]. "La parola del Crocifisso al discepolo - a Giovanni, e attraverso di lui a tutti i discepoli di Gesù: "Ecco tua madre" - diventa nel corso delle generazioni sempre nuovamente vera. Maria è diventata, di fatto, Madre di tutti i credenti". Ciò comporta realmente, sull’esempio di Giovanni, prendere con noi colei che ogni volta ci viene donata come Madre. Significa assumere al tempo stesso l’impegno di conformarci a Cristo, mettendoci alla scuola della Madre e lasciandoci accompagnare da lei.

8. Una Madre da amare una discepola da imitare

Una Madre da amare e una Discepola da imitare, sottolinea Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est: “Alla sua bontà materna si rivolgono gli uomini di tutti i tempi e di tutte le parti del mondo nelle loro necessità e speranze, nelle loro gioie e sofferenze, nelle loro solitudini come anche nella condivisione comunitaria. E sempre sperimentano il dono della sua bontà. Le testimonianze di gratitudine, a lei tributate in tutti i continenti e in tutte le culture, sono il riconoscimento di quell'amore puro che non cerca se stesso, ma semplicemente vuole il bene” (nn. 41-42). Il ricorso a Maria, per risultare salutare, deve essere scandito dall’imitazione delle sue virtù, soprattutto la carità. Alla scuola di Maria impariamo cos'è l'amore, da dove esso trae la sua origine, la sua forza sempre rinnovata. Maria è così maestra di cristianesimo. Con una espressione molto efficace, Papa Benedetto afferma che Maria “imparava Gesù”. “Attraverso i lunghi, ordinati anni della vita nascosta, attraverso infiniti e silenziosi colloqui … lo imparava momento per momento. (Discorso, 26 maggio 2006). E allora concludo con un augurio che ha tutta la forza di una consegna: lo dico con le parole del Papa: “Fatevi guidare da Maria a imparare Gesù”.

[1] "L'Osservatore Romano" del 24 Aprile 2010, ha pubblicato, in due fitte pagine [pp. 9-10], un lungo elenco bibliografico degli scritti di Joseph Ratzinger: un centinaio di titoli, moltissimi dei quali tradotti in varie lingue e quasi tutti stampati in più edizioni. Vi sono temi di teologia, di escatologia e di soteriologia, di sacramentaria e di catechesi, di pastorale, di analisi di storia della Chiesa [particolarmente in riferimento al Concilio Vaticano II], di etica politica, ecc. Due i libri di mariologia: "Die Tochter Zion", in italiano: La figlia di Sion – La devozione a Maria nella Chiesa, Milano 1979; e "Maria – Kirche im Ursprung" = Maria – Chiesa nascente, Cinisello Balsamo 1998. Quest’ultimo volumetto di 86 pagine, che da sole valgono un trattato completo di mariologia, ci consente di cogliere la centralità del pensiero sulla Madonna del Card. Ratzinger, che offrirà contenuti nel suo Magistero pontificio.

[2] N. 49. Con un inno dell'VIII/IX secolo, quindi da più di mille anni, la Chiesa saluta Maria, la Madre di Dio, come «stella del mare»: Ave maris stella. La vita umana è un cammino. Verso quale meta? Come ne troviamo la strada? La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine – di persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono così orientamento per la nostra traversata. E quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza – lei che con il suo «sì» aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo; lei che diventò la vivente Arca dell'Alleanza, in cui Dio si fece carne, divenne uno di noi, piantò la sua tenda in mezzo a noi (cfr Gv 1,14)?

N. 50. A lei perciò ci rivolgiamo: Santa Maria, tu appartenevi a quelle anime umili e grandi in Israele che, come Simeone, aspettavano «il conforto d'Israele» (Lc 2,25) e attendevano, come Anna, «la redenzione di Gerusalemme» (Lc 2,38). Tu vivevi in intimo contatto con le Sacre Scritture di Israele, che parlavano della speranza – della promessa fatta ad Abramo ed alla sua discendenza (cfr Lc 1,55). Così comprendiamo il santo timore che ti assalì, quando l'angelo del Signore entrò nella tua camera e ti disse che tu avresti dato alla luce Colui che era la speranza di Israele e l'attesa del mondo. Per mezzo tuo, attraverso il tuo « sì », la speranza dei millenni doveva diventare realtà, entrare in questo mondo e nella sua storia. Tu ti sei inchinata davanti alla grandezza di questo compito e hai detto «sì»: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Quando piena di santa gioia attraversasti in fretta i monti della Giudea per raggiungere la tua parente Elisabetta, diventasti l'immagine della futura Chiesa che, nel suo seno, porta la speranza del mondo attraverso i monti della storia. Ma accanto alla gioia che, nel tuo Magnificat, con le parole e col canto hai diffuso nei secoli, conoscevi pure le affermazioni oscure dei profeti sulla sofferenza del servo di Dio in questo mondo. Sulla nascita nella stalla di Betlemme brillò lo splendore degli angeli che portavano la buona novella ai pastori, ma al tempo stesso la povertà di Dio in questo mondo fu fin troppo sperimentabile. Il vecchio Simeone ti parlò della spada che avrebbe trafitto il tuo cuore (cfr Lc 2,35), del segno di contraddizione che il tuo Figlio sarebbe stato in questo mondo. Quando poi cominciò l'attività pubblica di Gesù, dovesti farti da parte, affinché potesse crescere la nuova famiglia, per la cui costituzione Egli era venuto e che avrebbe dovuto svilupparsi con l'apporto di coloro che avrebbero ascoltato e osservato la sua parola (cfr Lc 11,27s). Nonostante tutta la grandezza e la gioia del primo avvio dell'attività di Gesù tu, già nella sinagoga di Nazaret, dovesti sperimentare la verità della parola sul «segno di contraddizione» (cfr Lc 4,28ss). Così hai visto il crescente potere dell'ostilità e del rifiuto che progressivamente andava affermandosi intorno a Gesù fino all'ora della croce, in cui dovesti vedere il Salvatore del mondo, l'erede di Davide, il Figlio di Dio morire come un fallito, esposto allo scherno, tra i delinquenti. Accogliesti allora la parola: «Donna, ecco il tuo figlio!» (Gv 19,26). Dalla croce ricevesti una nuova missione. A partire dalla croce diventasti madre in una maniera nuova: madre di tutti coloro che vogliono credere nel tuo Figlio Gesù e seguirlo. La spada del dolore trafisse il tuo cuore. Era morta la speranza? Il mondo era rimasto definitivamente senza luce, la vita senza meta? In quell'ora, probabilmente, nel tuo intimo avrai ascoltato nuovamente la parola dell'angelo, con cui aveva risposto al tuo timore nel momento dell'annunciazione: «Non temere, Maria!» (Lc 1,30). Quante volte il Signore, il tuo Figlio, aveva detto la stessa cosa ai suoi discepoli: Non temete! Nella notte del Golgota, tu sentisti nuovamente questa parola. Ai suoi discepoli, prima dell'ora del tradimento, Egli aveva detto: «Abbiate coraggio! Io ho vinto il mondo» (Gv 16,33). «Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,27). «Non temere, Maria!» Nell'ora di Nazaret l'angelo ti aveva detto anche: «Il suo regno non avrà fine» (Lc 1,33). Era forse finito prima di cominciare? No, presso la croce, in base alla parola stessa di Gesù, tu eri diventata madre dei credenti. In questa fede, che anche nel buio del Sabato Santo era certezza della speranza, sei andata incontro al mattino di Pasqua. La gioia della risurrezione ha toccato il tuo cuore e ti ha unito in modo nuovo ai discepoli, destinati a diventare famiglia di Gesù mediante la fede. Così tu fosti in mezzo alla comunità dei credenti, che nei giorni dopo l'Ascensione pregavano unanimemente per il dono dello Spirito Santo (cfr At 1,14) e lo ricevettero nel giorno di Pentecoste. Il «regno» di Gesù era diverso da come gli uomini avevano potuto immaginarlo. Questo «regno» iniziava in quell'ora e non avrebbe avuto mai fine. Così tu rimani in mezzo ai discepoli come la loro Madre, come Madre della speranza. Santa Maria, Madre di Dio, Madre nostra, insegnaci a credere, sperare ed amare con te. Indicaci la via verso il suo regno! Stella del mare, brilla su di noi e guidaci nel nostro cammino!

[3] Dice Ratzinger: “La funzione positiva della mariologia nella teologia in riferimento alla Chiesa: una mariologia rettamente intesa esercita una doppia funzione, di chiarimento e di approfondimento: a] nella Chiesa vive il mistero della maternità e dell’amore sponsale che rende possibile tale maternità. b] […] Lo stesso mistero eucaristico-cristologico della Chiesa, che si annuncia nell’espressione "Corpo di Cristo", resta nelle sue giuste proporzioni soltanto se racchiude in sé il mistero mariano: quello di essere l’ancella in ascolto che, divenuta libera nella Grazia, pronuncia il suo "fiat" e così diventa ‘sposa e quindi corpo’”.

E ancora il Papa approfondisce: “Il posto della mariologia nel complesso della teologia si evidenzia nel senso che il discorso sulla Vergine Maria rimarca il "nexus mysteriorum" […]. Se lo stretto legame tra Cristo e la Chiesa è riscontrabile nelle coppie di concetti sposo-sposa, capo-corpo, si va ancora oltre in Maria, perché ella sta certamente in rapporto a Cristo anzitutto non come sposa, ma come madre […]. Ma se "Cristus et Ecclesia" costituiscono il fulcro ermeneutico della Scrittura concepita come storia della Salvezza, allora e solo allora diviene definito il luogo in cui la maternità di Maria diventa teologicamente significativa come ultima concretizzazione personale della Chiesa: Maria, nel momento del suo "sì", è l’Israele in persona. è la Chiesa in persona e quale persona […]. Ne deriva che la mariologia non può essere costruita sul semplice fatto [della maternità fisica di Maria], ma sul fatto interpretato con l’ermeneutica della fede. Perciò la mariologia non può mai essere puramente mariologica, perché essa si colloca nell’insieme unitario della struttura fondamentale di Cristo e della Chiesa, come la più concreta espressione della loro connessione”.

[4] Qui da Maggio a Ottobre si svolgono Messe solenni e, ogni Sabato sera, delle grandi processioni. Non mancano i fedeli che meditano la Passione di Gesù dopo essersi caricati una Croce sulle spalle. La Gnadenkapelle, che si trova in mezzo alla Kapellplatz e in cui è situata la venerata statua lignea della ‘Madonna Nera’, è come fasciata da ex voto. La pastorale giovanile nella Diocesi di Passau ha una lunga tradizione. La manifestazione annuale più grande è proprio il Pellegrinaggio dei giovani. Mediamente sono circa seimila i ragazzi e le ragazze che, in due giorni, percorrono i 90 km. che dividono Passau da Altötting.

[5] Cfr. I. DE LA POTTERIE, "La mère de Jésus…", in Marianum 40 (1978), 41-90; specialmente la pag. 42