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Attualità

La gratitudine e la riconoscenza

Don Francesco Farina · 3 anni fa

La gratitudine e la riconoscenza, il rispetto e la stima sono solo alcuni dei sentimenti che vogliamo esprimere a voi Curanti che da sempre, e negli ultimi tempi in modo decisamente più intenso, vi prendete cura dei malati e dei sofferenti.
Ciò che abbiamo vissuto negli ultimi due anni, e continuiamo a vivere, vi vede impegnati fino all'estremo delle vostre risorse. Lo stress accumulato, il peso e la fatica, il disorientamento e la sensazione di impotenza di fronte ad una situazione globale, solo immaginata, hanno messo a dura prova la vostra dimensione professionale e personale.
E' per questo motivo che ho pensato di iniziare a raccogliere testimonianze dei Curanti. Ho provato a domandare dei motivi, magari più intimi, per ringraziarli, ma ho scoperto che invece nonostante tutte le avversità sono loro a ringraziare.
Segue la testimonianza.

Grazie perché…
Quando mi è stato chiesto di buttare giù due righe per scrivere i motivi per cui sia giusto ringraziare un medico ho pensato che non sarei mai riuscita a mettere insieme due parole.
Sono stata abituata, nella vita e nel lavoro, a dare senza aspettare nulla in cambio e senza pretendere ringraziamenti.
Allora, pensando a quello che avrei potuto scrivere, ho capito che sono io stessa a dover dire grazie.
Sono una donna, ho 39 anni. Ho una bellissima famiglia. Sono un medico specialista in Geriatria e lavoro in Ospedale. Fare il medico era l'ultima cosa che immaginavo di poter fare e invece eccomi qui. Non è mai stato un mestiere semplice ma adesso è più complicato che mai. Tuttavia, la gioia che può trasmettere il sorriso di un paziente penso sia la ricompensa più grande.
Il mio primo grazie quindi va proprio a lui, al mio paziente.
Grazie a te, ammalato, quando con grande fiducia ti lasci curare senza farmi pesare la mia impotenza quando non sono capace di alleviare il tuo dolore.
Grazie a te, quando mi guardi, mi sorridi e mi ringrazi mentre ti visito e quando mi tieni la mano mentre ti prendo il polso.
Grazie quando mi chiedi da dove vengo e se sono sposata e ho figli e mi auguri ogni bene.
Grazie a te, figlio o parente del mio paziente, che con garbo e senza risentimento, mi chiedi notizie e ti fidi di quello che dico e sei disponibile quando ti dico che è arrivato il momento di tornare a casa collaborando senza opposizioni.
Grazie per quando rispetti gli orari, comprendi quando devo gestire un'urgenza e non posso ascoltarti.
Grazie anche per quando credi alle mie parole senza dubitare, per quando mi guardi negli occhi e cogli il mio sforzo a dare me stessa per gli ammalati.
Grazie per quando tieni conto anche del mio vissuto e quando non mi ferisci con insulti o minacce.
Grazie per quando accetti la morte, senza pensare che necessariamente qualcuno abbia dovuto sbagliare.
Grazie quando comprendi che non è facile per me vedere e toccare la sofferenza e la morte, che spesso quella sofferenza e quella morte non riesco a tenerle fuori dalla porta di casa mia.
Grazie a mio marito, che quando torno distrutta sa aspettare in silenzio e accogliermi con un abbraccio e quando invece ho bisogno di sfogarmi sa ascoltare e consolarmi.
Grazie alle mie figlie quando mi sopportano quando non sono capace di darle le giuste attenzioni perché ho la testa che scoppia, il cuore che rivede quel volto sofferente e la mente che ripensa alle cose fatte e non fatte
Grazie Signore per quando, non sapendo cosa fare, alzo lo sguardo e trovo la tua luce ad aiutarmi nelle scelte.