Iniziativa nell'ambito degli eventi promossi dalla famiglia domenicana in occasione del Giubileo per gli 800 anni dalla morte di S. Domenico.
“Il carisma domenicano, dopo 800 anni, continua a rappresentare un punto di riferimento insieme a quello dei francescani e dei benedettini. L'ordine dei domenicani ha avuto un'influenza culturale e teologica importantissima introducendo alcune innovazioni di portata storica, che poi sono state portate avanti dalla Chiesa nei secoli successivi: pensiamo ad esempio al ruolo dei laici, tutti i battezzati che non devono avere “la tessera” per parlare ma sono chiamati a parlare con la loro dignità di sacerdoti, re e profeti”. Così padre Giovanni Calcara, del convento domenicano di Soriano Calabro, intervenuto all'incontro sulla storia della presenza dei Domenicani a Nicastro (oggi Lamezia Terme), promosso dalla Diocesi di Lamezia Terme in collaborazione con la parrocchia di S. Domenico e il patrocinio del Comune.
Delineando alcuni passaggi fondamentali della vita di S. Domenico e della storia dell'ordine dei frati predicatori, nel corso dell'incontro moderato dalla giornalista Saveria Maria Gigliotti direttore dell'ufficio per le comunicazioni sociali diocesano, padre Giovanni Calcara ha parlato di S. Domenico come “il santo dei paradossi. Viene spesso dipinto come il santo “intellettuale”: in realtà Domenico era uomo di povertà concreta, che predicava con l'esempio e con la vita, che fu capace di vendere le preziose pergamene per istituire una mensa dei poveri; un uomo di pace, che attirava con la dolcezza della sua predicazione; un uomo che amava la gioia e l'allegria. S. Domenico predica la carità della verità, perché il dono più grande che possiamo fare ai nostri fratelli è Gesù Cristo: la Verità va amata, studiata, contemplata e poi bisogna condividere con gli altri ciò che abbiamo avuto la grazia di contemplare”.
Dal coraggio di Tommaso d'Aquino nell'avvicinarsi allo studio di Aristotele e delle categorie aristoteliche a Francisco De Vitoria considerato uno dei padri del diritto internazionale, ad Antonio Montesinos che dà voce al grido di protesta contro gli Spagnoli che avevano ridotto in schiavitù gli Indios al laico domenicano Giorgio La Pira che sentiva su di sé la missione di “portare Dio nella società”, al premio Nobel per la pace del 1958 padre Dominique Pire: queste alcune delle figure della spiritualità domenicana tratteggiate da padre Giovanni Calcara, capaci di intuizioni innovative nel loro tempo ed espressione “non di una teologia “astratta”, ma un carisma concreto, che si incarna e che rende attuale dopo 800 anni il messaggio di S. Domenico. La famiglia domenica è chiamata ad essere oggi, come diceva S. Caterina da Siena, un giardino odorifero i cui fiori sbocciano con il loro fragore e il loro profumo”.
Si è soffermato in particolare sulla storia del convento domenicano di Nicastro, Domenico Benedetto D'Agostino, dottore in scienze storiche, indicando nel convento nicastrese, dove soggiornò e studio il filosofo Tommaso Campanella, “una realtà importante della famiglia domenicana tra gli 87 conventi che i domenicani fondarono in Calabria tra il XV e il XVI secolo. A Nicastro, i domenicani furono chiamati dal feudatario del tempo Marcantonio Caracciolo che chiese al vescovo Francesco da Roccamura l'istituzione di un convento nella nostra città, richiesta che venne accolta l'11 maggio 1502. L'intenzione del Caracciolo era quella di affidare ai domenicani la direzione di un centro studi di alto livello e certamente i domenicani erano le figure più adeguate per un incarico di questo tipo”. Riepilogando i diversi passaggi storici del convento domenicano di Nicastro e della vicina Chiesa di S. Domenico, attraverso i terremoti del 1688 e 1783 fino alla confisca dei beni da parte del Comune con l'Unità d'Italia e l'utilizzo dei locali dell'ex convento per le finalità più diverse (caserma, scuola, casa del fascio e poi di nuovo sede del Ginnasio…), D'Agostino ha sottolineato la necessità di “restituire al Complesso Monumentale di S. Domenico quella funzione culturale di primo piano che esso deve rivestire nella nostra città. Soprattutto occorre acquisire una visione d'insieme: la Chiesa, i locali dell'ex Convento, il teatro Umberto. Una visione d'insieme, armonica e non frazionata, per consentire a tutti di conoscere e godere di questo luogo nella sua interezza”. L'incontro è stato intervallato dall'esecuzione di alcuni brani musicali, tra cui l'inno per il giubileo domenicano scritto da padre Giovanni Calcara, a cura del responsabile diocesano di musica sacra don Francesco Santo e il maestro Marco De Gori.
Il vescovo monsignor Giuseppe Schillaci ha ringraziato padre Giovanni Calcara “per un momento di approfondimento spirituale e storico che ci rende più consapevoli di quelle che sono le nostre radici, da dove veniamo”. Don Antonio Brando, parroco di S. Domenico, ha ricordato come “dopo 800 anni sia attuale il messaggio di Domenico che ci ricorda che solo se si è innamorati di Dio e in comunione con Lui, si può parlare di Dio”. A portare il saluto dell'amministrazione comunale, il sindaco di Lamezia Terme Paolo Mascaro.
L'iniziativa, organizzata dall'ufficio per le comunicazioni sociali diocesano, si inserisce nell'ambito degli eventi promossi dalla famiglia domenicana in occasione del Giubileo per gli 800 anni dalla morte di S. Domenico.