Prima tappa del viaggio apostolico a Cipro e in Grecia
“Abbiamo bisogno di una Chiesa fraterna che sia strumento di fraternità per il mondo”. Ne è convinto il Papa, che dalla cattedrale maronita ha reso omaggio all'isola, prima tappa del suo viaggio a Cipro e in Grecia: “Qui a Cipro esistono tante sensibilità spirituali ed ecclesiali, varie storie di provenienza, riti e tradizioni diverse; ma non dobbiamo sentire la diversità come una minaccia all'identità, né dobbiamo ingelosirci e preoccuparci dei rispettivi spazi”. “Se cadiamo in questa tentazione cresce la paura, la paura genera diffidenza, la diffidenza sfocia nel sospetto e prima o poi porta alla guerra”, il monito del Papa: “Siamo fratelli, amati da un unico Padre”. “Siete immersi nel Mediterraneo”, ha fatto notare Francesco: “un mare di storie diverse, un mare che ha cullato tante civiltà, un mare dal quale ancora oggi sbarcano persone, popoli e culture da ogni parte del mondo”. “Con la vostra fraternità potete ricordare a tutti, all'Europa intera, che per costruire un futuro degno dell'uomo occorre lavorare insieme, superare le divisioni, abbattere i muri e coltivare il sogno dell'unità”, l'invito del Papa: “Abbiamo bisogno di accoglierci e integrarci, di camminare insieme, di essere sorelle e fratelli tutti! Vi ringrazio per quello che siete e per quello che fate, per la gioia con cui annunciate il Vangelo e per le fatiche e le rinunce con cui lo sostenete e lo fate progredire. È questa la via disegnata dai santi Apostoli Paolo e Barnaba. Vi auguro di essere sempre una Chiesa paziente, che discerne, che non si spaventa mai, che accompagna e che integra; e una Chiesa fraterna, che fa spazio all'altro, discute ma rimane unita. Anche crescere nella discussione”.
“Abbiamo bisogno di una Chiesa paziente. Di una Chiesa che non si lascia sconvolgere e turbare dai cambiamenti, ma accoglie serenamente la novità e discerne le situazioni alla luce del Vangelo”. E' quanto il Pontefica ha raccomandato ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai diaconi, ai catechisti e alle associazioni e movimenti ecclesiali la pazienza di San Barnaba: “La pazienza di mettersi costantemente in viaggio; la pazienza di entrare nella vita di persone fino ad allora sconosciute; la pazienza di accogliere la novità senza giudicarla frettolosamente; la pazienza del discernimento, che sa cogliere i segni dell'opera di Dio ovunque; la pazienza di ‘studiare' altre culture e tradizioni”. “Barnaba ha soprattutto la pazienza dell'accompagnamento”, ha sintetizzato Francesco: “non schiaccia la fede fragile dei nuovi arrivati con atteggiamenti rigorosi, inflessibili, o con richieste troppo esigenti in merito all'osservanza dei precetti. Li lascia crescere, li accompagna, li prende per mano, dialoga con loro”. “Barnaba non si scandalizza, come un papà e una mamma non si scandalizzano dei loro figli”, ha aggiunto a braccio: “Le divisioni, il proselitismo, non pagano”. “In quest'isola è prezioso il lavoro che svolgete nell'accogliere i nuovi fratelli e sorelle che giungono da altre rive del mondo”, l'omaggio del Papa: “come Barnaba, anche voi siete chiamati a coltivare uno sguardo paziente e attento, a essere segni visibili e credibili della pazienza di Dio che non lascia mai nessuno fuori casa, privo del suo tenero abbraccio”. “La Chiesa in Cipro ha queste braccia aperte: accoglie, integra, accompagna”, il ritratto tratteggiato da Francesco: “È un messaggio importante anche per la Chiesa in tutta Europa, segnata dalla crisi della fede: non serve essere impulsivi, non serve essere aggressivi, nostalgici o lamentosi, ma è bene andare avanti leggendo i segni dei tempi e anche i segni della crisi. Occorre ricominciare ad annunciare il Vangelo con pazienza, soprattutto alle nuove generazioni”. Ai vescovi, il Papa ha raccomandato: “siate pastori pazienti nella vicinanza, non stancatevi mai di cercare Dio nella preghiera, i sacerdoti nell'incontro, i fratelli di altre confessioni cristiane con rispetto e premura, i fedeli lì dove abitano”. “Siate pazienti con i fedeli, sempre pronti a incoraggiarli, ministri instancabili del perdono e della misericordia di Dio”, le parole riservate ai sacerdoti: “Mai giudici rigorosi, sempre padri amorevoli. L'opera che il Signore compie nella vita di ogni persona è una storia sacra: lasciamocene appassionare”. “Nella multiforme varietà del vostro popolo, pazienza significa anche avere orecchie e cuore per diverse sensibilità spirituali, diversi modi di esprimere la fede, diverse culture”, ha raccomandato il Papa: . La Chiesa non vuole uniformare, ma integrare tutte le culture, tutte le psicologie della gente con pazienza maternale, perché la Chiesa è madre. È quello che desideriamo fare con la grazia di Dio nell'itinerario sinodale: preghiera paziente, ascolto paziente per una Chiesa docile a Dio e aperta all'uomo”.
(AGENSIR)