Intervento di Vincenzo Corrado, direttore dell'Ufficio per le Comunicazioni sociali della Cei
“Comunicare una comunità in cammino” è “progettazione di una comunicazione essenziale che sappia farsi condivisione di un percorso”. Lo ha affermato Vincenzo Corrado, direttore dell'Ufficio per le Comunicazioni sociali della Cei, aprendo l'incontro “Dov'è la comunità oggi” con i direttori e i collaboratori degli Uffici diocesani per le Comunicazioni sociali.
“Là dove il pericolo della pandemia, con la sua ombra minacciosa, sembrava coprire la luce e la vitalità dei nostri territori, lì è cresciuta la consapevolezza dell'essere parte di un tutto che è superiore alle singole parti”, ha sottolineato Corrado, secondo cui “quell'essere parte di un tutto, non può che essere identificato con la comunità, non una massa amorfa, ma una umanità diffusa che reca in sé i tratti e i lineamenti di ciascuno di noi”. “Il ricorso alle tecnologie digitali – ha proseguito – ha definito nuovi scenari socio-culturali che interrogano il senso di appartenenza. Quale comunità in un contesto di dispersione e smarrimento? Territorio, tempo, cultura… non sembrano più qualità che caratterizzano una comunità”. “Nonostante tutto – ha ammonito –, c'è un bisogno crescente di senso, per rispondere alle sfide odierne, individuando piste e prospettive per l'evangelizzazione e la missione della Chiesa”. “La riflessione riguarda nel profondo il senso della comunità: al singolare o al plurale? Una comunità o tante comunità?”, ha aggiunto Corrado, convinto che “ritrovarne il senso è anche far emergere un bisogno. Questo tempo sofferto ha messo in luce tutte queste contrapposizioni. Occorre il contributo di tutti (della comunità appunto) per sanare le fratture individuate”. Introducendo gli interventi, Corrado ha sottolineato che “comunicare una comunità in cammino richiede uno stile… e questa è una parola molto intrigante”. Per questo è essenziale “progettare una comunicazione autentica ed efficace, in un ambiente in continua evoluzione, capace di narrare la comunità che cammina nella storia”. “Con due premesse”, ha spiegato: “Innanzitutto, la comunicazione non è qualcosa di strumentale o accessorio, ma appartiene alla nostra stessa esistenza come parte costitutiva e originale”. In secondo luogo, ha concluso, “occorre un impegno concreto per superare la frammentarietà e fare sintesi. Con la sollecitudine del cuore, con i giusti tempi del silenzio, con la ricchezza e la profondità della parola”.