Nella celebre “Omelia sulla Pasqua” di Melitone, vescovo di Sardi (Asia Minore), pronunciata nella seconda metà del secolo II, c'è un riferimento alla Vergine Maria, indicata come “l'agnella pura”, bella perché ha dato alla luce l'Agnello senza macchia, Gesù Cristo, rivestito della nostra umanità nel suo grembo: «È lui (Gesù) l'agnello muto, è lui l'agnello sgozzato, è lui che nacque da Maria, l'Agnella pura, è lui che fu preso dal gregge e all'immolazione fu trascinato e di sera fu ucciso e nella notte fu sepolto; che sul legno non fu spezzato, in terra non fu corrotto, dai morti risorse e risuscitò l'uomo dal fondo della tomba» (Liturgia delle Ore, Ufficio delle Letture del Giovedi Santo). Tale titolo mariano ritorna nella predicazione dei padri della Chiesa. Proclo di Costantinopoli (†446) ne rievocava l'immagine in un'omelia in contesto natalizio: «Accorrano i pastori, per il Pastore che è nato dalla Vergine Agnella; oggi [...] dall'Agnella ci è nato l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo; Sia benedetto Dio, che dal cielo è disceso come pioggia sul vello verginale e dall'Agnella Maria nacque l'Agnello». Un altro testimone è Romano il Melode (†560), che nell'“Inno sull'Annunciazione”, accostando il miracolo di Cana al mistero della croce scriveva: «L'Agnella, alla vista del proprio Agnello trascinato al macello, Maria seguiva afflitta con le altre donne, e gridava: "Dove vai, Figlio? Per quale ragione corri con tanta premura? Si celebrano forse altre nozze a Cana, e ora tu ti affretti, onde mutarvi per loro l'acqua in vino? Posso accompagnarti, Figlio? O piuttosto, meglio è aspettarti? Dimmi una parola, Verbo, non passare avanti a me in silenzio, tu che mi hai conservata pura, Figlio e Dio mio». Anche nelle litanie mariane proprie dell'Ordine Domenicano si trova per tre volte l'espressione “Agnella di Dio” rivolta a Maria: «Agnella di Dio, Tu, porta della speranza, portaci al Figlio. Agnella di Dio, giglio verginale, congiungici a Lui. Agnella di Dio, donaci l'eterno riposo dopo l'esilio». Gesù in quanto Redentore viene detto Agnello, così anche Maria è detta Agnella. Questo termine rimanda alla particolarissima cooperazione di Maria alla Redenzione di Cristo, descritta dal Concilio Vaticano II nella “Lumen Gentium” al numero 61: «La beata Vergine, predestinata fino dall'eternità, all'interno del disegno d'incarnazione del Verbo, per essere la madre di Dio, per disposizione della divina Provvidenza fu su questa terra l'alma madre del divino Redentore, generosamente associata alla sua opera a un titolo assolutamente unico, e umile ancella del Signore, concependo Cristo, generandolo, nutrendolo, presentandolo al Padre nel tempio, soffrendo col Figlio suo morente in croce, ella cooperò in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, coll'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo ella è diventata per noi madre nell'ordine della grazia». Nel vangelo di Giovanni è scritto che la Vergine Maria stava «presso la croce di Gesù» (Gv 19,25), condividendone come madre i sentimenti e le sofferenze, senza lasciarsi sopraffare dal dolore, rimanendo forte nella fede nel Figlio, vittima innocente, Agnello senza macchia offerto per la salvezza dell'umanità, e vivendo pienamente con Lui l'Ora della redenzione. Spesso nel corso della preghiera della Via Crucis nei venerdì di Quaresima abbiamo cantato lo “Stabat Mater”, probabilmente scritto da Jacopone da Todi nel XIII secolo. Tale preghiera che è una meditazione sulle sofferenze di Maria durante la passione e la crocifissione di Cristo, esprime bene la cooperazione della Vergine alla redenzione e spinge l'orante a chiedere alla madre di Gesù di farlo partecipe del suo stesso dolore e a conformarsi ai sentimenti dell'Agnello di Dio appeso alla croce. La riporto integralmente in italiano (con una traduzione letterale dal latino) perché possiamo meditarla in modo da comprendere l'unione profonda di Maria, agnella pura, con Gesù crocifisso, l'Agnello che opera la redenzione del mondo: «La Madre addolorata stava in lacrime presso la Croce mentre pendeva il Figlio. E il suo animo gemente, contristato e dolente era trafitto da una spada. Oh, quanto triste e afflitta fu la benedetta Madre dell'Unigenito! Come si rattristava, si doleva la Pia Madre vedendo le pene del celebre Figlio! Chi non piangerebbe al vedere la Madre di Cristo in tanto supplizio? Chi non si rattristerebbe al contemplare la pia Madre dolente accanto al Figlio? A causa dei peccati del suo popolo Ella vide Gesù nei tormenti, sottoposto ai flagelli. Vide il suo dolce Figlio che moriva abbandonato mentre esalava lo spirito. Oh, Madre, fonte d'amore, fammi provare lo stesso dolore perché possa piangere con te. Fa' che il mio cuore arda nell'amare Cristo Dio per fare cosa a lui gradita. Santa Madre, fai questo: imprimi le piaghe del tuo Figlio crocifisso fortemente nel mio cuore. Del tuo figlio ferito che si è degnato di patire per me, dividi con me le pene. Fammi piangere intensamente con te, condividendo il dolore del Crocifisso, finché io vivrò. Accanto alla Croce desidero stare con te, in tua compagnia, nel compianto. O Vergine gloriosa fra le vergini non essere aspra con me, fammi piangere con te. Fa' che io porti la morte di Cristo, fammi avere parte alla sua passione e fammi ricordare delle sue piaghe. Fa' che sia ferito delle sue ferite, che mi inebri della Croce e del sangue del tuo Figlio. Che io non sia bruciato dalle fiamme, che io sia, o Vergine, da te difeso nel giorno del giudizio. Fa' che io sia protetto dalla Croce, che io sia fortificato dalla morte di Cristo, consolato dalla grazia. E quando il mio corpo morirà fa' che all'anima sia data la gloria del Paradiso. Amen».
Mater Ecclesiae
Maria, Agnella pura
Don Giuseppe Fazio · 4 anni fa