La preghiera pasquale di Sant'Agostino
Una delle orazioni più intime di sant'Agostino: la Pasqua in arrivo è tutta in questa ricerca introspettiva. Lo scavo della risurrezione si muove tra piaghe dello spirito e le pieghe di una pagina: il tutto in una sintassi concisa e folgorante tra metafore attinte dalla sfera sensoriale (fraglasti, gustavi, sitio, esurio, exarsi e tetigisti), antitesi (Mecum eras, et tecum non eram, intus/foris, formosa/deformis) e ripetizioni intensive (Sero te amavi…sero te amavi).
«Sero te amavi, pulchritudo tam antiqua et tam nova, sero te amavi! Et ecce intus eras et ego foris et ibi te quaerebam et in ista formosa, quae fecisti, deformis inruebam. Mecum eras, et tecum non eram. Ea me tenebant longe a te, quae si in te non essent, non essent. Vocasti, et clamasti et rupisti surditatem meam, coruscasti, splenduisti, et fugasti caecitatem meam, fraglasti et duxi spiritum et anhelo tibi, gustavi et esurio et sitio, tetigisti et exarsi in pacem tuam».
«Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! Ed ecco, tu eri dentro e io fuori, e lì ti cercavo e, brutto com'ero, mi gettavo sulle bellezze da te create. Eri con me, ma io non ero con te. Da te mi tenevano lontano cose che, se non fossero in te, non sarebbero. Gridasti e chiamasti e spezzasti la mia sordità, balenasti, splendesti e scacciasti la mia cecità, schiudesti il tuo profumo, ne respirai e a te anelo, ne gustai e di te ho fame e sete, mi toccasti, e m'infiammai della tua pace».
(Dalle Confessiones)