In occasione della Giornata Mondiale della Vita Consacrata
Carissimi e carissime,
in occasione della XXV Giornata Mondiale della Vita Consacrata desidero iniziare con voi un cammino in cui, in punta di piedi, entro nelle vostre comunità per esprimere ad ognuno di voi il ringraziamento della nostra comunità diocesana e per condividere qualche mia riflessione.
Innanzitutto sento il desiderio di ringraziarvi di cuore per la vostra presenza in Diocesi: il vostro esserci, nelle sue differenti forme, è un grande dono ed è sempre un alto servizio perché, come delle sentinelle, voi scorgete e annunciate la vita nuova già presente nella nostra storia.
Mentre vi scrivo mi sovvengono le parole di Papa Francesco: “Una chiesa locale senza la presenza della vita consacrata sarebbe una chiesa orfana, non completa” (Lettera Apostolica a tutti i consacrati, 21 novembre 2014). Grazie! Grazie per la ricchezza spirituale con cui arricchite questa nostra realtà! Il Signore rinnovi ogni giorno in voi la risposta gioiosa al suo amore gratuito e fedele: è questa la mia quotidiana preghiera per voi con la quale vi accompagno nella vostra missione.
Vorrei ora condividere con voi alcune riflessioni.
Stiamo vivendo un tempo in cui tanti cuori, per molteplici motivi, sono affaticati e inquieti. Molte persone brancolano perché transitiamo da incertezza ad incertezza. Inoltre, l'attuale momento ha esacerbato difficoltà, sospetti, malesseri diffusi, dolori e persino rancori.
Per questo mi sono domandato: Che cosa potrebbe chiedere ai consacrati questo tempo così incerto, precario e pericoloso che stiamo vivendo?
Credo che da tutti noi, ma particolarmente da voi consacrati, il Signore si attende che siate “riparatori di brecce”. Proprio come annunciava il profeta Isaia: “La tua gente riedificherà le antiche rovine, ricostruirai le fondamenta di epoche lontane. Ti chiameranno riparatore di brecce, restauratore di case in rovina per abitarvi” (58,12).
Essere “riparatori di brecce” significa non solo riparare le ferite, ma anche essere costruttori che fortificano. Ma come farlo? Come poterlo essere già da subito?
Innanzitutto curando bene l'incontro intimo con Cristo: solo la preghiera rende davvero feconda la nostra vita. Come non sentire attuali le parole di San Paolo VI? Nel 1971 vi scriveva: “Molti uomini - e tra essi molti giovani - hanno smarrito il senso della loro vita e sono ansiosamente alla ricerca della dimensione contemplativa del loro essere, senza pensare che Cristo, per mezzo della sua chiesa, potrebbe dare risposta alla loro attesa! Fatti di questo genere devono portarvi a riflettere seriamente su ciò che gli uomini hanno diritto di aspettarsi da voi, che vi siete formalmente impegnati a vivere al servizio del Verbo, "la luce vera che illumina ogni uomo". Abbiate dunque coscienza dell'importanza dell'orazione nella vostra vita, ed imparate ad applicarvi generosamente: la fedeltà alla preghiera quotidiana resta sempre, per ciascuno e per ciascuna di voi, una necessità fondamentale e deve avere il primo posto nelle vostre costituzioni e nella vostra vita (Evangelica testificatio, 45).
Frutto della preghiera sarà una diversa e più vera presenza in mezzo alla gente. Molte volte, lo dobbiamo riconoscere, ci siamo adatti in modo sbagliato alla società attuale. In verità, adattarsi ad un ambiente non consiste mai nell'abbandonare la propria identità, ma nell'affermarsi, piuttosto, nella vitalità che è propria. La preghiera pertanto, vi aiuti a comprendere profondamente le tendenze attuali e le istanze presenti nel luogo dove il Signore vi ha posto, e queste facciano zampillare le vostre sorgenti e la spiritualità della vostra famiglia con rinnovato vigore e freschezza.
Insieme a questo, vivete non come maestri dalla risposta facile e sempre pronta ma come persone che servono. Dietrich Bonhoeffer scriveva: “Il primo servizio che si deve agli altri nella comunione, consiste nel prestare loro ascolto. L'amore per Dio comincia con l'ascolto della sua Parola, e analogamente l'amore per il fratello comincia con l'imparare ad ascoltarlo” (Vita comune, Brescia 2003, p. 75). Siate persone che ascoltano: che ascoltano le necessità degli uomini, i loro problemi, le loro ricerche, perché solo così, con la preghiera e con l'azione, potrete davvero testimoniare l'Amore di Dio che “non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande!” (Alessandro Manzoni, Promessi Sposi, cap. 8).
Infine, siate persone della gioia. Ricordatevi sempre che la vostra gioia porta con sé un irradiamento fecondo. La gioia, frutto del vostro guardare con fiducia l'avvenire perché è nelle mani di Dio, anche senza parole, testimonia che Cristo è fedele alle sue promesse e infonde speranza anche a quei fratelli e sorelle che sono sfiduciati e pessimisti riguardo al futuro.
Concludo riconsegnandovi l'esortazione di Papa Francesco: “Mi attendo che ‘svegliate il mondo', perché la nota che caratterizza la vita consacrata è la profezia” (Lettera Apostolica a tutti i consacrati, 21 novembre 2014).
Siate profeti! Siate riparatori di brecce! Risvegliate il mondo!
È questo il mio augurio per voi. Il Signore ci accompagni con il suo amore.
Don Aldo Figliuzzi
Vicario Episcopale per la Vita Consacrata