Prefazione del vescovo Giuseppe Schillaci
Questa “operetta”, come l'autore stesso la definisce nella dedica a mamma Antonia, merita di stare a pieno titolo tra le opere più importanti già scritte e che saranno scritte sulla luminosa testimonianza di quello che è considerato il primo “Beato in jeans e scarpe da ginnastica”. Nel libro, pubblicato da Grafiché Editore, con la prefazione a cura del vescovo monsignor Giuseppe Schillaci, Francesco Polopoli, partendo dal proprio percorso personale di fede e da un rapporto approfondito con la figura del giovane Beato, ne delinea i tratti distintivi, attinge abbondantemente ai pensieri e alle riflessioni del giovane Acutis, mette in evidenza come la santità di Carlo non si manifesti in azioni eclatanti ma in un ordinario riempito dall'eternità di Dio. Viveva, per usare le parole dell'autore, “in maniera straordinaria pur conducendo una vita ordinaria”.
Vorrei soffermarmi su due aspetti in particolare dell'opera di Polopoli.
La modalità: un alfabeto per raccontare le diverse sfaccettature della vita e del carisma di Carlo Acutis. Parlando del patrono di Internet, del primo Santo che ha “smanettato” con le nuove modalità di comunicazione e con le prime forme di social network, non poteva esserci modalità narrativa più adeguata. Se ci facciamo caso, una delle caratteristiche distintive della comunicazione odierna, tanto sul piano della produzione quanto su quello della fruizione, è la scomposizione. Parliamo per post, tweet, flash di notizie messi uno accanto all'altro per costruire un discorso. Lo stesso avviene dal lato dell'utente: attingiamo a diverse fonti di informazione, a diversi canali, mettiamo insieme, mixiamo il tutto e lo rielaboriamo. Ciascuno potrà soffermarsi sul contenuto di una singola lettera di questo alfabeto di santità elaborato da Polopoli e potrà scoprire tante cose della ricerca personale di Dio condotta da Carlo. Ogni lettera può dare tanto ad ognuno di noi. Eppure ogni lettera è legata all'altra, per formare un alfabeto con cui non noi, ma è Dio che scrive il progetto che ha per ciascuno di noi: una Legge, quella dell'amore, come ricorda S. Paolo, scritta da Dio stesso non su tavole di pietra ma nei cuori degli uomini. Ed è una legge eterna, scritta con un inchiostro indelebile. Ecco perché, Polopoli prende le distanze dalle etichette di “influencer” o “social media manager” della santità attribuite al giovane: Carlo ha utilizzato gli strumenti del suo tempo, in altri momenti storici si sarebbe attrezzato diversamente, ma in ogni caso si è fatto strumento di un messaggio che non ha tempo, non ha spazio, non ha confini. Se ci pensiamo bene, proprio come il web.
Secondo aspetto. Si nota nell'autore la sua profonda passione educativa e il suo sguardo innamorato verso una “santità giovane” come quella di Carlo, ma anche dei pastorelli di Fatima, di S. Domenico Savio e tanti altri. Proprio in questi giorni, provvidenzialmente, mi è venuto sotto gli occhi un passo del trattato “Sulle vergini” di S. Ambrogio da Milano, in cui si parla del martirio della giovanissima S. Agnese. “I più si meravigliano che, prodiga di una vita non ancora gustata, la doni come se l'avesse interamente goduta – scrive il vescovo di Milano - Stupirono tutti che già fosse testimone della divinità colei che per l'età non poteva ancora essere arbitra di sé. Infine fece sì che si credesse alla sua testimonianza in favore di Dio, lei, cui ancora non si sarebbe creduto se avesse testimoniato in favore di uomini. Invero ciò che va oltre la natura è dall'Autore della natura.”
E' dall' “Autore della natura” la vita completamente donata di Carlo Acutis che, per citare Polopoli, fa della malattia “luce mia”, diventa egli stesso “il pane spezzato e il vino versato”, “tabernacolo di comunione”. Sarà una lettura edificante se concluderemo questo accattivante alfabeto sentendoci sempre più attratti dalle realtà grandi ed eterne come Carlo e sempre più, come Francesco, innamorati di una gioventù capace di cose straordinarie e molto più all'altezza del nostro tempo di come viene artatamente raccontata. Del resto per capire i giovani per come sono realmente, nell'intimo, serve l'educazione. E l'educazione, come affermava S. Giovanni Bosco, è anzitutto una cosa del cuore.