Quello di quest'anno è un Dies natalis particolare: ogni parola diverrebbe superflua a raccontarcene la tensione e le tensioni. L'attesa e l'animo teso. Per questa ragione, spulciando tra i testi letterari più diffusi, mi va di scegliere quella di Giuseppe Ungaretti: è il Natale del 1916, prima guerra mondiale. Nel poeta non c'è tanta voglia di festeggiare: la solitudine si sente forte nell'assenza di punteggiatura del testo poetico, fateci caso! Tuttavia tutto quel discorso unico, composto da segmenti brevi, trasmette, per converso, una grande forza evocativa.
Natale
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
Non nascondo che ogni qualvolta leggo queste parole, m'illumino d'immenso, pur sapendo che le restrizioni faranno meno focolare quest'anno: ci sarà di certo un fuoco ristoratore a scaldarci il nostro cuore, confidiamo ed affidiamoci alla Santissima Provvidenza! Quest'emozione ci darà voce nel Verbo attraverso gesti, che gestiremo più pienamente. L'anno che verrà sarà pasquale a partire da questo Natale, sicuramente! Auguri, anche da parte mia.
(Dia)logos
Questo Natale ci sarà di certo un fuoco ristoratore a scaldare il nostro cuore
Francesco Polopoli · 4 anni fa