Si conclude un anno liturgico, un cammino vissuto nel tempo e nello spazio nella fede, vissuto in una storia convulsa e funestata da un nuovo nemico invisibile che semina sofferenza, angoscia e morte, il coronavirus. Ma nonostante la nuova sfida che si aggiunge alle altre con le quali si era già impegnati, non sono mai mancate le infinite occasioni di aiuto che Gesù Signore ci ha donato, gratuitamente e immeritatamente… Ed è per questo che a Lui vada la riconoscenza e la lode, Lui che è il Vivente, il Buon Pastore, che guida il suo gregge (la Chiesa) e, in esso, ognuno di noi credenti. E più che giusto, dunque, ripercorrere un Anno Liturgico e fare memoria dei momenti in cui Cristo ci ha raccolti in unità, ci ha difesi dal maligno, ci ha nutrito della Parola e del Pane di Vita, ci è venuto a cercare nello smarrimento, ci ha curato le ferite procurate dal peccato, ci ha donato il suo perdono, si è preso cura di noi mediante il sacramento della Riconciliazione. Tutto questo ci dice e manifesta quale sia la tenerezza e la misericordia, la pazienza e l'amorevolezza che Gesù Signore ha per ogni suo discepolo e credente in Lui. E tutto questo declinato nelle esperienze personali, familiari, ecclesiali, sociali. Dio non è lontano dal suo popolo che è in cammino tra i tortuosi sentieri della storia attraversata dal tempo. Il tempo, nella visione cristiana, non è qualcosa di generico, come una linea retta che non ha termine. Il tempo invece è già segnato dalla presenza del Signore, che è venuto, viene e verrà. La conclusione della storia è certa: Gesù risorto è il Signore del tempo, che passa così veloce e pare ingoiare tutto e tutti. La festa di Cristo Re, che celebriamo in questa ultima domenica dell'Anno Liturgico, aiuta a guardare avanti, al momento terminale, al significato profondo di ogni cosa ad esperienze positive e al riscatto di ogni realtà negativa. Cristo cioè non è innocuo, o potremmo dire ibrido, quasi un optional la cui esistenza è irrilevante. Invece, no: Egli è necessario ad ogni uomo. Lui è il vincitore del male e della morte, sta al vertice: è il punto terminale verso cui tutto tende, perché tutto è stato fatto in Cristo Gesù. La solennità di Cristo Re dell'Universo, quest'anno, assume una sua particolare importanza per la comunità lametina a motivo dell'ordinazione sacerdotale di don Alessandro Baglio, prevista per il 21 novembre in Cattedrale, la cui funzione per i fedeli di Accaria potrà essere seguita via tv, per i motivi adotti dalle disposizioni del nuovo Dpcm, in comunione spirituale con il pastore della chiesa lamentina, mons. Giuseppe Schillaci e i pochi presbiteri che potranno essere presenti. Ma la solennità di Cristo Re dell'Universo è ancor più singolare, soprattutto, per i fedeli della comunità di Accaria che tra l'altro vivono da mesi un tempo di particolare grazia giubilare che celebra il centenario della nascita di san Giovanni Paolo II. E in questi giorni che precedono la solennità del Signore, al Santuario Diocesano di San Giovanni Paolo II, è in corso un triduo di preghiera, di ascolto della Parola del Signore e di incontri comunitari che ripercorrono gli insegnamenti dell'Esortazione Apostolica Pastores davo vobis di San Giovanni Paolo II sull'identità sacerdotale quale riflesso del mistero del Sacerdozio di Cristo partecipato ai suoi ministri, È senz'altro un ulteriore bel momento di grazia che la comunità parrocchiale di Accaria vive e che senz'altro permetterà di prepararsi in maniera più appropriata al giorno dell'ordinazione sacerdotale e per poi accogliere il neo-presbitero, domenica mattina 22 novembre, per la sua prima celebrazione eucaristica nella comunità parrocchiale. Ovviamente la partecipazione dei fedeli alla celebrazione si svolgerà con numero limitato e in sicurezza nel pieno rispetto delle disposizione riportate nel nuovo Dpcm sul contrasto del contagio da Covid-19.
L'ordinazione di don Alessandro Baglio, come quelle che seguiranno nei giorni avvenire di altri due giovani candidati all'ordine sacro nel gradi del diaconato, è un timido segno di risveglio spirituale, nonostante la “crisi” delle vocazioni, specialmente dove la mentalità secolaristica e la comodità della vita sembrano operare come una sorta di anestesia morale che toglie la capacità di reagire al materialismo edonistico e rende insensibili alle attrazioni dell'interiorità, della preghiera, del sacrificio di sé. Quanto stiamo per vivere con questi momenti di grazia non dice altro che non ci sono condizioni socio-culturali difficili che possano impedire alla grazia dello Spirito Santo di penetrare nei cuori e di suscitare nella Chiesa nuove leve di operai della messe di Cristo. Certo, bisogna corrispondere all'azione della grazia, come individui e come comunità.
Gesù invitava i discepoli a “pregare il padrone della messe che mandi operai nella sua messe” L'invito e l'esortazione sono anche per i suoi discepoli di oggi: i Vescovi, i Presbiteri, i Religiosi e le Religiose, i fedeli tutti. In fondo, anche la risposta positiva alla vocazione è un dono di grazia da chiedere al Signore. “Tutto è grazia”: anche il meraviglioso sì con cui un giovane o un adulto, o persino un fanciullo aspirante al sacerdozio, esprime la sua risposta d'amore all'amore. “Tutto è grazia”: e in base a questa certezza, la Chiesa prega e opera per le vocazioni con cuore colmo di speranza.
Vita diocesana
Domenica mattina 22 novembre, ad Accaria la prima celebrazione eucaristica di don Alessandro Baglio
Don Antonio Fiozzo · 4 anni fa