Il linguaggio definisce chi siamo. Non a caso la Bibbia dice: «le cose che escono dalla bocca vengono dal cuore» (Matteo 15:18), «ogni [...] parola ingiuriosa sia tolta via da voi» (Efesini 4:31). “È stancante - chiosa il dott. Alex Packer - ascoltare persone che dicono parolacce in continuazione”. Lo studioso aggiunge – per di più - che usare un vocabolario pieno di volgarità “non permette di esprimere intuito, acume, intelligenza o empatia. Se il vostro linguaggio è povero, vago e privo di fantasia, anche la vostra mente diventerà così”. Personalmente ritengo che il turpiloquio valga, per certuni, come prova di ostentata adultità: c'è chi lo fa, ad esempio, per alzare il livello virile (ed è virale, sic est!) della propria persona. Una forma di iniziazione nel mezzo della simpatia del suo contorno gregario, ahimè! Non abbassiamo le norme morali solo per far colpo sugli altri. Siamo chiamati ad una decenza come metro di sana prossimalità.
Tenere pulito l'ambiente verbale è l'unico indicatore di sana convivenza umana. In un'epoca in cui l'eloquio è strapazzato all'ordine del giorno, dove sempre più gli schiamazzi hanno sopravvento sulle argomentazioni, ricordiamoci quanto persino il caro Cicerone andava predicando nel mondo antico: «Non debes adripere maledictum ex trivio», «non devi tirar fuori una parolaccia di strada!». Un richiamo all'ordine con parole misurate ed in riga: una controrivoluzione etica va guidata per l'estetica di un frasario capace di Verbo.
(Dia)logos
Il linguaggio definisce chi siamo
Francesco Polopoli · 4 anni fa