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Chiesa

Congregazione per la Dottrina della Fede: "sì alle cure palliative, no all'eutanasia"

Redazione · 4 anni fa

Presentata la lettera della Congregazione "Samaritanus bonus"

(Agensir) “Le cosiddette cure palliative sono l'espressione più autentica dell'azione umana e cristiana del prendessi cura, il simbolo tangibile del compassionevole ‘stare' accanto a chi soffre”. A sottolinearlo è la Congregazione per la dottrina della fede, nella lettera Samaritanus bonus, presentata oggi in sala stampa vaticana. “L'esperienza insegna che l'applicazione delle cure palliative diminuisce drasticamente il numero di persone che richiedono l'eutanasia”, si legge nel testo, in cui si raccomanda “un decisivo impegno” di queste ultime, “da attuarsi non solo nelle fasi terminali della vita, ma come approccio integrato di cura in relazione a qualsiasi patologia cronica e/o degenerativa, che possa avere una prognosi complessa, dolorosa e infausta per il paziente e la sua famiglia”. Delle cure palliative, ricorda la Santa Sede, “fa parte l'assistenza spirituale al malato e ai suoi familiari, soprattutto quando la sofferenza si prolunga per la degenerazione della patologia, all'approssimarsi della fine”. In questa fase, “la determinazione di una efficace terapia antidolorifica consente al paziente di affrontare la malattia e la morte senza la paura di un dolore insopportabile”. “Accanto alla famiglia, l'istituzione degli hospice, dove accogliere i malati terminali per assicurarne la cura fino al momento estremo, è cosa buona e di grande aiuto”, la raccomandazione della Samaritanus bonus. Anche nello “stato vegetativo” o di “minima coscienza”, si raccomanda nel testo, il malato “deve essere riconosciuto nel suo valore e assistito con cura adeguate”. Sì, inoltre, all'obiezione di coscienza, “dinanzi a leggi che legittimano – sotto qualsiasi forma di assistenza medica – ‘eutanasia o il suicidio assistito”.
La Congregazione ribadisce in maniera chiara che “l'eutanasia è un crimine contro la vita umana, perché, con tale atto, l'uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente. Un uso equivoco del concetto di ‘morte degna' in rapporto con quello di ‘qualità della vita'”, così come l'eutanasia cosiddetta “compassionevole”, in base alla quale “sarebbe compassionevole aiutare il paziente a morire attraverso l'eutanasia o il suicidio assistito”. Al contrario, invece, nella prospettiva cristiana “la compassione umana non consiste nel provocare la morte, ma nell'accogliere il malato, nel sostenerlo dentro le difficoltà, nell'offrirgli affetto, attenzione e i mezzi per alleviare la sofferenza”. “Il valore inviolabile della vita è una verità basilare della legge morale naturale ed un fondamento essenziale dell'ordine giuridico”, si fa notare nel documento, in cui si pronuncia un forte “no” alle “leggi che legalizzano pratiche eutanasiche, procurando la mote dei malati” in nome dell'individualismo e della “malattia più latente del nostro tempo: la solitudine”.

A questo link il testo integrale della lettera
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/09/22/0476/01077.pdf