Il 2020 sarà senza alcun dubbio ricordato per lo più come l'anno del Coronavirus. I suoi primi mesi sono stati davvero difficili, duri, segnati dalla sofferenza e dal lutto. Ma la situazione drammatica ed emergenziale non ha soffocato la speranza, almeno dei più audaci, anzi… Ha fatto scattata, invece, quella solidarietà della fede che uomini e donne di buona volontà hanno tradotto in relazioni di aiuto nei confronti del più disagiato, di chi è rimasto solo e dell'indifeso ammalato, curato e soccorso da coraggiosi medici e volontari del settore sanitario. Chi non ha potuto fare altro ha sostenuto con la preghiera - linfa rivitalizzante - l'attività dei volontari e dei soccorritori medici: preghiera vissuta in famiglia, per la famiglia e in comunione con tutti gli altri, ma a distanza, collegati solo via etere con le dirette streaming fino all'allentamento delle norme restrittive anti-covid19 avvenuto il 18 maggio 2020. Entrati finalmente nella “fase 2” dell'emergenza coronavirus, il 18 maggio 2020, si è potuto celebrare la s. messa “a porte aperte” con i fedeli e coincidenza ha voluto che in questo giorno si commemorasse il centenario della nascita di colui che si è presentato sulla scena della storia mondiale del secondo millennio con quelle parole rimaste ancora vivide nel cuore di molti “… aprite, anzi spalancate le porte” - non delle Chiese ma del cuore - “a Cristo. Lui sa cosa è nell'uomo. Solo Lui lo sa”. Cosicché il 18 maggio 2020 con “le porte aperte delle Chiese” si è celebrato in tutto il mondo il 100° anniversario della nascita di Karol Wojtyla. Anche nel primo Santuario del Meridione d'Italia dedicato al Papa polacco, si è celebrata la s. messa in suo ricordo, inoltre si è aperto il tempo giubilare wojtyliano concesso da Papa Francesco e dalla Penitenziaria Apostolica per “lucrare” l'indulgenza plenaria secondo le condizioni e le disposizioni richieste al fedele cristiano. Ma la festosa ricorrenza si è svolta in un clima sommesso e carico di apprensione per il vescovo della Diocesi lametina che la sera prima ha avuto un serio disagio fisico tanto da essere stato trasportato in ospedale per accertamenti di routine medica. Sostituito dal vescovo emerito, Mons. Vincenzo Rimedio, Mons. Schillaci con un messaggio si è affidato alle preghiere dei fedeli presenti, assicurando la sua partecipazione nell'offrire la sua sofferenza al Signore per il bene spirituale della Diocesi, delle famiglie e dei sofferenti. Ognuno dei presenti alla celebrazione, popolo di Dio, autorità civili e militari, si sono stretti attorno al vescovo emerito e al Rettore del Santuario Diocesano, Don Antonio Fiozzo, formando una commossa catena vivente di preghiera per chiedere a San Giovanni Paolo II un particolare aiuto per il vescovo Schillaci.
Intanto, a Roma, anche Papa Francesco, ha commemorato il centenario di Karol Wojtyla, celebrando la s. messa sulla tomba del Papa polacco, posta nella cappella di San Sebastiano, della Basilica di San Pietro. Durante l'omelia, Papa Francesco ha parlato del suo predecessore con profonda e affettuosa venerazione, definendolo “l'uomo attraverso cui cento anno fà Dio ha visitato il suo popolo… Dio ha inviato un uomo, lo ha preparato per fare il vescovo e guidare la Chiesa”. In Giovanni Paolo II - continua il Papa – si trovano quelle tracce originali ed inequivocabili di Dio che lo accreditano dinanzi a tutta la Chiesa e all'umanità intera e sono le tracce del buon pastore: “Quali sono le tracce di buon pastore che possiamo trovare in San Giovanni Paolo II?”, ha proseguito Papa Francesco, “tante, ma ne diciamo tre soltanto: la preghiera, la vicinanza al popolo e l'amore alla giustizia. Giovanni Paolo II pregava tanto, era sempre vicino alle persone, e voleva la giustizia: sociale, dei popoli, la giustizia piena, la giustizia dei popoli, la giustizia che caccia vie le guerre. Ma la giustizia piena! Per questo San Giovanni Paolo II era l'uomo della misericordia, perché giustizia e misericordia vanno insieme, non si possono distinguere [nel senso di separare], sono insieme: giustizia è giustizia, misericordia è misericordia, ma l'una senza l'altra non si trova. E parlando dell'uomo della giustizia e della misericordia, pensiamo quanto ha fatto San Giovanni Paolo II perché la gente capisse la misericordia di Dio. Pensiamo come lui ha portato avanti la devozione a Santa Faustina [Kowalska] la cui memoria liturgica dal giorno di oggi sarà per tutta la Chiesa. Lui aveva sentito che la giustizia di Dio aveva questa faccia di misericordia, questo atteggiamento di misericordia. E questo è un dono che ci ha lasciato lui: la giustizia-misericordia e la misericordia giusta”(dall'omelia di Papa Francesco).
Giovanni Paolo II quale uomo di Dio ha saputo vivere la “misericordia giusta” perfezionando quella santità che ha ricevuto in germe nel Battesimo cristiano.
Tale vita nuova e divina, che il Battesimo comunica fin dalla tenera età a tutti i credenti cristiani - i quali con l'aiuto dei propri genitori dovranno poi accrescerla, maturarla e perfezionarla lungo il cammino della loro vita - rende veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. San Giovanni Paolo II è riuscito a compiere il suo percorso sulla strada della sua esistenza con l'aiuto di Dio, vivendo la sua “figliolanza” nella fedeltà in mondo umano convulso e in continuo mutamento, prima in qualità di credente e poi di sacerdote, di vescovo e di Papa.
Allo scoccare del suo 75° genetliaco, ad un gruppo di pellegrini presenti per la sua udienza generale in Piazza San Pietro, egli stesso, con le sue parole, ha condividendo con loro tale sua esperienza di vita:
“…sono infatti nato il 18 maggio del 1920. In un giorno così importante per ogni uomo, voglio rivolgermi con la memoria ai miei genitori scomparsi da tanto tempo. Desidero ricordare con gratitudine mio padre e mia madre, che mi hanno dato la vita. Pensando ai miei genitori voglio in modo particolare ringraziare Dio, Signore e Fonte della vita, per questo suo primo e fondamentale dono. “Deum cui omnia vivunt, venite adoremus” – canta la Chiesa. La vita è dono di Dio, un dono nel quale Dio riceve anche una particolare lode. Tutto ciò che vive, vive per Lui (cf. Gen 14, 7-9).
Allo stesso tempo, desidero ringraziare oggi per il dono della vita divina ricevuta al fonte battesimale, nella chiesa parrocchiale di Wadowice. Con il sacramento della rinascita dall'acqua nello Spirito Santo è iniziata in me questa vita nuova, soprannaturale, che è dono di Dio stesso – dono che trascende la dimensione dell'esistenza naturale. Oggi mi sento particolarmente obbligato a rendere grazie per il dono della vita terrena, ma ancor più, per il dono della vita soprannaturale, grazie al quale sono diventato figlio adottivo di Dio. “Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3, 5). In virtù del sacramento del Battesimo, questa eredità, divenuta mia, si è successivamente consolidata nel sacramento della Confermazione. Da qui scaturì anche il dono della vocazione: cristiana, sacerdotale ed episcopale […] questo dono trae origine da quello del Battesimo, ricevuto all'inizio della mia vita”.
San Giovanni Paolo II, nel suo magistero, ha avuto sempre modo di mettere in luce l'importanza di questo primo dei Sacramenti di salvezza istituiti da Gesù e ciò che da questo dono deriva:
“quanti lo ricevono vengono incorporati a Cristo e uniti alla famiglia del Dio vivente… Vi è nel Battesimo una particolare potenza di trasformazione dell'uomo che - portata a maturazione - conduce a essere animati da una particolare forza di dedizione disinteressata agli altri sull'esempio di Cristo. Da esso nasce ciò che è più nobile nell'uomo. Ciò che fa la vita umana pienamente degna dell'uomo. Ciò per cui veramente vale la pena di vivere”.
Il giorno del Battesimo è un giorno importantissimo: è il giorno in cui la misericordia di Dio opera il grande prodigio della rinascita di una sua creatura umana a vita nuova e divina conferendogli il dono della figliolanza divina. E il giorno del battesimo di Karol Wojtyla, a poco più di un mese del centenario della sua nascita, il 20 giugno 2020, sarà occasione per ribadire il valore e l'importanza del Battesimo cristiano. Sarà chiesto ai fedeli partecipanti di rinnovare le promesse battesimali, rivolgendo lo sguardo e il cuore a San Giovanni Paolo II che con la sua testimonianza di vita non solo è di incoraggiamento ma, soprattutto, sostegno e aiuto a quanti sentono fragile il loro passo sui sentieri della propria esistenza terrena. Il 20 giugno, ognuno potrà ricordare il proprio battesimo, cioè il momento in cui è diventato “figlio di Dio” e ringraziare il Signore per tale grandioso dono, e richiamare al proprio cuore e alla propria mente l'esempio del “Gigante di Dio” che dinanzi alle sfide del suo tempo non si è mai arreso. In quel giorno si pregherà molto per le famiglie, i sofferenti piccoli e grandi, per i bambini battezzati durante l'anno e/o che sono prossimi al battesimo. In particolare, si continuerà a pregare per il Vescovo della nostra Diocesi lametina, Mons. Giuseppe Schillaci, affinché il suo decorso riabilitativo post-operatorio gli consenta un celere recupero e di acquisire efficienza ed operatività necessaria al suo mandato di pastore e guida della Chiesa. In sua vece, Sua Ecc.za Mons. Angelo Raffaele Panzetta, Arcivescovo della Diocesi di Crotone S. Severina presiederà la Celebrazione Eucarestia, alle ore 18.30, nell'area circondariale del Santuario, costruito grazie anche ai contributi dell'8xmille, adibita alla celebrazione nel rispetto delle norme che il Comitato Tecnico Scientifico ha fornito per eventi di tale natura.
Vita diocesana
Papa Giovanni Paolo II - Karol Wojtyla 20 giugno 2020, 100/mo anniversario del suo Battesimo
Redazione · 4 anni fa