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La parola del Vescovo

"Donaci un cuore, Signore, capace di pregare, di digiunare, di rinunciare al superfluo e di fare dono generosamente agli altri"

Giuseppe Schillaci, Vescovo · 5 anni fa

Il messaggio per la Quaresima del vescovo della Diocesi di Lamezia, Giuseppe Schillaci

Il primo pensiero che sento di esprimere e' di gratitudine: possiamo ritrovarci insieme, viste le minacce che non ci si poteva radunare. E' bello ritrovarci. Ed in questo momento particolare pensiamo soprattutto a coloro che non hanno questa possibilita': ai nostri fratelli li' dove non e' consentito vivere l'inizio della Quaresima cosi' come lo stiamo vivendo noi. Quindi, un pensiero va a tutte queste persone che non sono nelle condizioni di vivere quello che a noi, invece, e' possibile fare.
Iniziamo questo tempo di Quaresima che, come la Liturgia ci dice, e' un tempo privilegiato per intraprendere, cosi' abbiamo pregato, un cammino di vera conversione. E' un'autentica inversione ad U, quello che non dovremmo mai fare nelle strade. Quello che non si fa li', pero’, dobbiamo farlo nella vita. Il tempo della Quaresima viene proprio cosi' come momento favorevole per fare questa inversione, cioe' per ritornare al Signore. Il profeta Gioele ci ricorda che "ritorniamo al Signore nostro Dio perche' Egli e' misericordioso e pietoso, lento all'ira, di grande amore". Questo e' il tempo favorevole, e' il tempo in cui noi prendiamo questa ferma decisione: Convertirci con tutto noi stessi. Ed e' la domanda che ci facciamo: Vogliamo convertirci con tutto noi stessi? Ed a che cosa vogliamo convertirci? Da veri discepoli, da autentici cristiani, con tutto noi stessi, con tutto il cuore.
Carissimi fratelli e sorelle noi vogliamo convertirci seriamente e sinceramente all'amore di Dio, al suo amore. Cosa significa questo? Cosa deve significare questo per noi, per la nostra comunita', per le nostre esistenze personali, per le nostre famiglie? Vorrei esprimere tutto questo con le parole di San Clemente I papa: "Ripudiamo ogni opera di male, ogni specie di discordia e gelosia, causa di morte. Siamo, dunque, umili di spirito, o fratelli. Rigettiamo ogni sciocca vanteria, la superbia, il folle orgoglio e la collera. Mettiamo in pratica cio' che sta scritto". Mettiamo in pratica, cioe', la Parola di Dio e nutriamoci durante questo tempo della Quaresima di Parola di Dio. In questo senso San Clemente I papa dice: "Ricordiamo soprattutto le parole del Signore Gesu' - e pensa in modo particolare alle parole che Gesu' pronuncia nel suo discorso della montagna - quando esortava alla mitezza e alla pazienza. Siate misericordiosi per ottenere misericordia; perdonate perche' anche a voi sia perdonato; come trattate gli altri cosi' sarete trattati anche voi; donate e sarete ricambiati; non giudicate e non sarete giudicati. Siate benevoli e sperimentate la benevolenza, sperimenterete la benevolenza; con la misura con cui avrete misurato gli altri sarete misurati anche voi". Cosi' san Clemente I papa si esprimeva, esortando i cristiani a vivere questi sentimenti che sono poi quelli di Gesu'.
Il cammino quaresimale che ci apprestiamo ad iniziare ha una meta che non dobbiamo dimenticare: la Pasqua. Guardiamo, quindi, alla Pasqua del Signore Gesu'. Che sia veramente la nostra Pasqua in questo tempo in cui cambiano le vesti. Abbiamo visto anche l'altare abbastanza sobrio: non ci sono i fiori che solitamente ci sono ed in questi giorni non sentiremo l'alleluia che riascolteremo nella notte di Pasqua.
Cosa significa questa sobrieta' che si esprime anche con queste forme?
Io vorrei esprimermi con le parole della Scrittura. Lasciarci raggiungere con le parole di San Paolo da quello che lui dice: lasciatevi e, quindi, lasciamoci riconciliare con Dio. E' il tempo favorevole, e' il tempo della grazia, e' il tempo della interiorita'. Il tempo della Quaresima, tempo della interiorita'.
Nel Vangelo del mercoledi’ delle Ceneri abbiamo ascoltato per tre volte questa parola: segreto; Dio che vede nel segreto. Quando noi pensiamo al segreto pensiamo sempre alla riservatezza alla non manifestazione di pensieri, di sentimenti, di realta'. Qui, quando il Vangelo si esprime con 'segreto', si riferisce piuttosto ad un luogo ed e' il luogo in cui si puo' incontrare Dio, in cui noi incontriamo Dio. Quindi, l'invito che vorrei rivolgere a me stesso ed a tutti noi e’: carissimi, abitiamo la nostra interiorita'; abitiamola per riscoprire sempre piu' e sempre meglio noi stessi nell'autenticita', nella verita' in cui non c'e' bisogno di apparire, non c'e' bisogno di esibirsi, di mostrarsi a tutti i costi come avviene oggi. Si', nell'interiorita' non c'e' bisogno di fare questo. Quindi, noi siamo quello che siamo. Non c'e' bisogno di indossare la maschera per mostrare quello che non siamo. Allora, la liturgia, ci invita a questa interiorita'. In modo particolare nel Vangelo e' Gesu' che parla in questo discorso della montagna, invita al digiuno, alla preghiera, all'elemosina che sono le tre dimensioni che solitamente vengono messe in luce durante questo tempo. Anche qui non pensiamo soltanto a delle forme, pensiamole, piuttosto, a come delle vie per incontrare il Signore. Per cui, anche qui, vorrei sottolineare, pensando al digiuno, a tanti modi di digiunare: non pensiamo soltanto al cibo. Per esempio meno social, meno televisione, meno chiacchiere vuote, superficiali per non parlare di meno volgarita', meno violenza verbale. Oggi ci sono tante forme di violenza a volte anche nel linguaggio, nel modo di parlare.
Fare digiuno, direi, come ci suggerisce il profeta Isaia al capitolo 58 nei primi dodici versetti quando e' Dio che parla: "Non so che farmene del vostro digiuno, di un digiuno soprattutto quando ognuno si occupa dei propri affari e non rispetta, ad esempio, il diritto degli operai. Curate i vostri affari ed angariate i vostri operai. Che digiuno e' questo? Digiunate tra litigi ed alterchi colpendo con pugni iniqui. Non digiunate, dice il profeta, non digiunate piu' come fate oggi cosi' da far udire in alto il vostro chiasso.
Quale e' il digiuno gradito al Signore?
Isaia ce lo dice: Non e' piuttosto questo il digiuno che voglio? Sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare il giogo. Non consiste, forse, nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, i senza tetto, nel vestire chi e' nudo? Togli di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito ed il parlare empio. Se offrirai il pane all'affamato, se sazierai chi e' digiuno, allora brillera' sulle tenebre la tua luce, la tua oscurita' sara' come il meriggio. Ti guidera' sempre il Signore.
E' questo il digiuno che gradisce Lui, se vogliamo veramente lasciarci guidare da Lui. Lasciatevi riconciliare con Dio, ci ha detto Paolo.
Un digiuno che, allora, si salda con l'elemosina, un digiuno che si salda a doppio filo con la carita'. Se non rinunciamo a tutto questo, non viviamo questo ritorno autentico al Signore. Rinunciamo autenticamente a qualcosa, rinunciamo a noi stessi e se rinunciamo a qualcosa e' per metterlo al servizio degli altri, per donare di piu', per aprirci sempre di piu'. Maggiore sobrieta', maggiore essenzialita', vuol dire piu' attenzione, maggiore cura degli altri, maggiore cura del nostro vivere in comune. Papa Francesco ci direbbe: maggiore cura della casa comune, tutto quello che ci circonda e come vivere questa cura? Capacita', in modo particolare, di incontrare gli altri, in maniera sempre piu' disinteressata. La carita', dice ancora San Paolo in un altro bellissimo inno, non cerca mai il proprio interesse: "Non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra". Il disinteresse e' tutto qui. Ecco cosa significa entrare in questo tempo favorevole.
Il tempo della Quaresima e' un tempo privilegiato per tornare al Signore con tutto il cuore. E' il tempo di un rapporto sempre piu' vero, piu' intimo, piu' profondo con Lui. E' il tempo della preghiera che e' un autentico coinvolgimento; e' un rapporto, e' una relazione intima. Lasciamo che il Signore ci parli perche' possiamo parlare con Lui perche' possiamo parlare di Lui, perche' possiamo parlare per Lui. Chi si rivolge al Signore non puo' chiudersi nel proprio mondo, non puo' chiudersi in se stesso, non puo' chiudere le porte agli altri.
In questo momento in cui si parla di coronavirus che e' ormai l'argomento, a volte in maniera esagerata a mio modesto avviso, quanti numeri, per esempio. Guardiamo i numeri che vengono riportati. quanti sono i contagiati? Quanti sono i morti? Numeri? Sono persone! Si riduce a cifre. "Ma era un vecchio, era malato, aveva tante patologie", ma tu che ne sai quale storia c'era dietro? Ecco, a volte, mancanza di rispetto che tutti noi portiamo dentro, lasciandoci andare ad un modo comune di pensare. Leggevo la testimonianza di una figlia del primo morto a causa del coronavirus: "Non era una cifra, non era un numero, era mio padre". C'e' un legame, c'e' un rapporto, c'e' una storia. Quanto rispetto dobbiamo avere!
Carissimi fratelli e sorelle, anche lasciandoci interpellare da questi eventi, la Parola ci deve aiutare a leggere la nostra intera storia che siamo chiamati a vivere. La Quaresima sia veramente per noi un momento di grazia per tornare al Signore con tutto il cuore. Mi sento cosi' di dire a me stesso ed a noi: non dimentichiamo il cuore, cioe' non induriamo il nostro cuore. Che sia veramente per noi tutti una Quaresima del cuore.
Donaci un cuore, Signore, capace di pregare, un cuore capace di digiunare, di rinunciare al superfluo e di fare dono generosamente agli altri. E' quello che abbiamo: un cuore capace di amare con sempre maggiore generosita' in modo disinteressato, donaci, Signore, un cuore ricco di compassione di vicinanza, di benevolenza nei confronti di tutti, dei piu' poveri, in modo particolare dei piu' sofferenti. Un cuore capace di amare come ami Tu.