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Vita diocesana

"Lasciamoci affascinare ed anche inquietare dal Vangelo"

Saveria Maria Gigliotti · 5 anni fa

A pochi giorni dal suo arrivo in Diocesi, "Lamezia Nuova" ha incontrato il nuovo Vescovo che invita tutti ad "essere, da cristiani, inguaribilmente ottimisti"

Con gli occhi immersi nel mare della sua Catania ed il cuore rivolto alla nuova Diocesi, che lo attende al di la’ dello Stretto di mare ricco di storia e di tradizioni, monsignor Giuseppe Schillaci, nuova Guida della Chiesa lametina, incontra “Lamezia Nuova” per parlare dei sentimenti che, a pochi giorni dal suo insediamento, attraversano il suo cuore.
“Sono un po’ i sentimenti che ho vissuto in tutti questi giorni – dice con molta semplicita’ - . Un sentimento di grande desiderio di conoscere. E’ vero che in questi giorni ho ricevuto delle lettere e delle chiamate da parte soprattutto di sacerdoti lametini di cui, ancora, magari conosco qualche nome, ma non ho i volti davanti. Pero’ il desiderio, che e’ grande, che cresce giorno dopo giorno, e’ proprio quello di venire a Lamezia. Non vedo l’ora di conoscere. E’ un po’ come quando c’e’ l’attrazione dal punto di vista antropologico: tu senti il desiderio di conoscere sempre piu’ l’altro, di conoscere questa realta’, immergermi in essa che non sento estranea, perche’ e’ la Chiesa cui io voglio bene ed io mi sento un figlio della Chiesa. E’ una porzione di Chiesa che si trova in un altro territorio ma e’ in questo ambito. C’e’ il desiderio di conoscere questa realta’ e di mettermi umilmente al servizio. Questi sono i sentimenti che sto vivendo. Mentre all’inizio era impaurito, ero titubante, non sapevo cosa volesse significare, adesso sto provando questo nel mio vissuto.

Nel suo messaggio di saluto alla Diocesi di Lamezia Terme ha invitato a coltivare “grata memoria del passato non per chiuderci in una nostalgia sterile, ma per capire meglio chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo” ma ha anche sollecitato a lasciare “venir fuori, con ottimismo, il bene che c’è nelle nostre comunità e nel nostro territorio tra la nostra gente” chiedendo di allontanare “con ferma decisione il male, anzitutto dai nostri comportamenti”. Un invito a guardare con fiducia al futuro, nonostante le difficolta’ che vive il nostro territorio?

Da cristiani non possiamo che essere inguaribilmente ottimisti. Io l’ho sempre detto ai seminaristi. In 25 anni ho lavorato con i futuri sacerdoti in questa prospettiva. Quindi, ho lavorato per il futuro di una Chiesa locale, quella Catanese, da cui sono usciti tanti bravissimi sacerdoti. Anche ai seminaristi di oggi e di ieri non ho smesso di lanciare questo invito perche’ viene dal Vangelo, viene dalla Fede e non perche’ sono Giuseppe Schillaci. Non possiamo chiuderci dentro determinate logiche. Noi riceviamo: ecco la memoria grata che dobbiamo coltivare, perche’ noi non veniamo dal nulla in quanto c’e’ un passato che a volte puo’ essere pesante per diversi motivi, pero’ dobbiamo sapere, mettendo i piedi per terra, di avere questo sguardo lungo, guardare oltre. Questo, per me, credo sia fondamentale, ma viene dal Vangelo.

Le nuove generazioni ed il rapporto con la Chiesa, in questi ultimi anni, sembra stia subendo uno scollamento, cosa potrebbe essere da collante, specialmente in territori come la Calabria, terra che l’attende, e la Sicilia, terra da cui Lei proviene ed in un momento in cui i giovani sembrano guardare al futuro senza speranza?

Non ho delle ricette, ma ritengo che la prima cosa che bisogna fare e’ stare con i giovani, ascoltarli, ascoltare non soltanto la voce in quanto tale, ma anche il non espresso perche’ i giovani hanno tante risorse, tante potenzialita’. Quindi, bisogna stare con loro e stare con loro significa avere molta pazienza. Che poi la pazienza e’ educativa anche se c’e’ pure il rischio educativo. Bisogna avere fiducia nei giovani; dare loro fiducia, incoraggiarli, nonostante quello che respirano, in quanto, purtroppo, non respirano una bella aria da tanti punti di vista. A volte sono ‘costretti’ ad ascoltare, come accade nei social, un clima non bello e positivo e cio’, nella fragilita’ che tutti viviamo, e che non vivono solo i giovani, e’ rischioso. Bisogna dare fiducia ai giovani, coinvolgerli in modo reale e sperare nelle loro risorse e nelle loro capacita’. Io credo che dai giovani a noi possa venire tanto, proprio come ritorno. Non soltanto come qualcosa che noi siamo impegnati a dare, quindi. Perche’ non ricevere da loro? A volte i giovani ci danno dei segnali, ci evangelizzano.

Cosa si sente di dire, oggi, alla Diocesi di Lamezia, che la attende con fiducia, non dimenticando che la citta' di Lamezia, dove ha sede l’Episcopio, ha subito lo scioglimento del Consiglio comunale?

Ho sentito parlare degli scioglimenti del Consiglio comunale, pero’ bisogna pensare in maniera piu’ ampia al territorio. C’e’ Lamezia, ma ci sono gli altri paesi in quanto la Diocesi e’ qualcosa di piu’ grande. Indubbiamente Lamezia con i suoi abitanti e’ la meta’ della Diocesi. La cosa che mi sento di dire e’ proprio quello che io dicevo nel messaggio: non lasciamoci vincere da tristezza e da altre logiche nulla hanno a che fare con il Vangelo. Come comunita’ cristiana dobbiamo veramente sempre piu’ lasciarci interpellare dal Vangelo. Come dice papa Francesco, come Chiesa e, quindi, in questo senso mi sento di rivolgere questo appello a tutti i cristiani, alla Chiesa lametina, lasciamoci affascinare ed anche inquietare dal Vangelo. Ed intendo una sana inquietudine, che non significa lasciarsi schiacciare, ma e’ quella inquietudine bella che veramente ti dice: c’e’ qualcosa che ancora dobbiamo fare; dobbiamo camminare. E’ come un invito a guardare sempre oltre e non lasciarci vincere da altre logiche che non hanno niente a che fare con il Vangelo. Credo che papa Francesco in questo senso ci stia veramente dando una mano e noi non dobbiamo lasciare solo papa Francesco, ma dobbiamo aiutarlo in questo compito. Ce lo ha detto a Firenze: sognate questa Chiesa. Allora, sogniamo questa Chiesa che si lascia prendere per mano dal Vangelo, che, cioe’, si lascia prendere per mano da Gesu’, che si lascia guidare da Gesu’ Cristo perche’ il Vangelo e’ una persona non e’ un’idea. Questa e’ la realta’ con cui dobbiamo fare i conti.